Il trend della droga

1 Giugno 2013
Graziano Pintori
Nel mese di maggio è stata celebrata la festa della polizia, un’occasione per i responsabili della pubblica sicurezza di tracciare un bilancio sulla criminalità. Per i questori il problema numero uno è la droga, perché si accompagna con un trend in salita sia delle rapine, che non si limitano più alle sole banche e poste, ma anche alla grande distribuzione e, in genere, ai commercianti; sia dei furti nei confronti di anziani, preferibilmente soli dentro le loro abitazioni. Questi fatti sono da ascrivere, il più delle volte, alla criminalità giovanile, che pur di ottenere lo “sballo” è disposta a tutto, anche  intasare nei fine settimana i Pronto Soccorso degli ospedali. Con i pochi euro rapinati possono ottenere stupefacenti che si assumono per inalazione, oppure sciogliere nell’acqua,  per ottenere sballi simili all’LSD. Molti giovani in mancanza di quattrini assumono qualsiasi sostanza allucinogena o stimolante, o mix di sostanze facilmente reperibili nelle proprie case, l’età si abbassa fino ai dodici anni quando si consuma uno spinello o alcol, o tutti e due assieme  ben tollerati dalla cultura degli adulti: ”In fondo non bisogna fare un dramma per una canna o un bicchiere di troppo”. Inoltre, sempre fra i giovanissimi, pur di procurarsi la sostanza da sballo si avventano sui contenitori dei medicinali scaduti, alla ricerca di anfetamine, eccitanti, antidepressivi, ansiolitici che abbinati all’alcol provocano stati di stordimento o euforia, i cocktail si combinano seguendo istruzioni e informazioni dal “pozzo senza fondo” di internet. In Sardegna si consumano cinque/seicento chili all’anno di cocaina, il suo consumo si è esteso fra tutte le classi sociali, i suoi consumatori abituali sono circa dieci mila, il doppio nei fine settimana e ancora di più durante il periodo estivo. Lo spaccio è più attivo nei centri più grossi e quelli costieri con corrieri efficienti e pusher avveduti, il giro d’affari è di 225 milioni all’anno. Una striscia costa dai 50 ai 100 euro, dipende dal taglio che permette di raddoppiare e anche triplicare lo smercio. La Sardegna è sempre stata considerata una piattaforma del traffico internazionale di droga, oggi è anche un punto di arrivo; panfili e yacht utilizzano i litorali come punti di appoggio e molti ovili barbaricini come depositi. Nella nostra isola il mercato della droga ha schiavizzato, in termini percentuali, più consumatori rispetto alle altre regioni italiane: con i consumatori di cannabis detiene con il Lazio il record nazionale; di cocaina il 3,2% (media naz.le 2,7) di eroina il 2,4% (m.n. 1,3%) allucinogeni il 3,7% (m.n. 2,5%). Questa, a larghe linee, è la situazione sarda tracciata dalla Nuova Sardegna in una interessante inchiesta: è lo specchio di una società malata, in crisi, incapace di confrontarsi con la realtà; prevale l’autodistruzione e rassegnazione, tutto è affidato al servizio di Inteligence e alla repressione. La famiglia sembra incapace, culturalmente disarmata, sola e isolata senza reti sociali in grado di supportarla davanti al familiare tossicodipendente; le comunità di recupero molte volte sono l’unica alternativa, ma anche queste con vari, grossi limiti.
Nel leggere dati, ascoltare dichiarazioni, apprendere risultati da inchieste dedicate alla droga sembra di essere sull’orlo dell’abisso, sul punto di non ritorno, mentre invece Pino Arlacchi, responsabile ONU, fino a qualche anno fa, dell’Ufficio Contrasto alle Droghe e al Crimine, considera la questione droga meno drammatica. Per esempio i dati spesse volte citati da Roberto Saviano, dai responsabili della sicurezza e della giustizia e dalla maggior parte di coloro che si occupano di tossicodipendenza non trovano riscontro  con quelli diffusi dall’ONU. Arlacchi cita l’ Europa, in cui molta parte del traffico è gestito da piccole reti di malavitosi, più difficili da individuare e combattere, che si sono sostituiti ai grandi clan di origine mafiosa facendo precipitare i prezzi della dose dell’80%. La causa sta anche nella sovrapproduzione degli stupefacenti e alla corrispondente  stagnazione dei consumi; come pure incide notevolmente il  “fai da te” diffuso fra i giovanissimi.
Inoltre il consumo della cocaina ha soppiantato quello dell’eroina fra i ceti medi e medio bassi, significa che la crisi sta costringendo “un bene di lusso” a essere più popolare, anche questo è un segno che il mercato della droga non è più preponderante su scala mondiale, seppure significativo. Perciò i proventi economici della droga, fatti propri da Saviano, sempre secondo Arlacchi, si riferiscono ai dati  di 30/40 anni fa. Per far capire che il mercato della droga sia in calo, il sociologo cita gli esempi dello stato di Washington e del Colorado, i quali hanno diffuso in tutti gli Stati Uniti una certa tolleranza nei confronti di chi coltiva la cannabis per uso ricreativo. In pratica negli USA è stato sottratto alla criminalità buona parte del mercato della droga, senza tralasciare nei confronti dei trafficanti la necessaria severità. Tutto si combina a livello mondiale con l’intensa attività di contrasto al traffico internazionale, tanto che più della metà del mercato della cocaina viene sequestrato ai grossi clan criminali.  La strategia di Arlacchi di eliminare le coltivazioni di oppio e coca ha dato i suoi frutti: la produzione di coca è stata ridotta in Bolivia e Perù, mentre in Colombia le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) hanno chiesto la conversione del territorio verso una produzione agricola sostenibile; invece la produzione dell’oppio è stata eliminata in dieci paesi, oggi è concentrata solo in alcune province dell’Afghanistan. Arlacchi dice che le vere emergenze mondiali che dobbiamo affrontare perché ci coinvolgono tutti sono l’effetto serra e le povertà diffuse nel pianeta. Due emergenze che creano angoscia, dolore e disperazione; due emergenze che se affrontate con serietà e liberi da interessi politico – finanziari  verrebbero meno le guerre e si creerebbero nuove speranze e opportunità di sviluppo e di lavoro. Un modo diverso per contrastare più incisivamente il mercato internazionale della droga.

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