In Sardegna c’è chi dice No a Renzi

1 Luglio 2016
hands-up
Graziano Pintori

Il nostro Marco Ligas, Massimo Dadea, Ottavio Olita, Salvatore Lai, Ciriaco Davoli, Giovanni Meloni, Caterina Mura, Francesco Carta, Giovanna Angius, Gian Luigi Deiana, Franceschino Nieddu e altri, di cui non conosco i nomi, il 22 giugno scorso a Oristano si sono incontrati in rappresentanza dei territori del Comitato per il NO della Sardegna, la riunione si è svolta nei locali dei Servizi Culturali di via Carpaccio, per gentile e gratuito senso di ospitalità del Centro Servizi Culturali UNLA. L’incontro aveva lo scopo di fare una valutazione, come si usa dire,  dello “stato dell’arte” sulle attività finora svolte dal Comitato per il NO nella nostra regione e, allo stesso tempo, mettere a fuoco le strategie e le azioni che si vogliono attuare nel futuro prossimo. In apertura è stato inevitabile fare riferimento alla disparità dell’utilizzo e accessibilità ai mezzi di comunicazione fra le due componenti che si confrontano: quelli per il SI e quelli per il NO alla riforma della Costituzione e combinato disposto Italicum. Quelli per il SI, i filogovernativi, determinati a stravolgere l’impianto costituzionale sul quale trovano alimento le radici della democrazia repubblicana, hanno possibilità di accesso in tutte le case degli italiani, essendo schierate a loro favore le maggiori testate giornalistiche del paese e le principali reti radio televisive nazionali.

Mentre gli esponenti per il NO devono acuire il proprio ingegno per raggiungere il maggior numero possibile di cittadini per farsi sentire, per essere presenti nei luoghi e per far leggere le motivazioni delle proprie scelte. Perciò, per quelli del NO, il ricorso al mezzo telematico è d’obbligo, tanto è che la prima proposta scaturita dal confronto oristanese è stata quella di creare un blog regionale, con funzioni di portavoce delle attività dei comitati territoriali. Allo stesso tempo il blog dovrebbe svolgere il ruolo di contenitore di facile accesso, per chi volesse esprimere riflessioni, interventi e diffondere eventuali notizie e/o iniziative dal proprio territorio.

Pensando ad altre proposte, per entrare direttamente in contatto con i cittadini, è stata avanzata l’idea di un ritorno alle piazze, cioè tramite il Comitato Nazionale fare in modo che personaggi simbolo di spiccata notorietà, stima e competenza (Rodotà, Zagrebelsky) possano presenziare in almeno uno o due centri importanti della nostra regione durante le iniziative che verranno promosse. Altre proposte hanno individuato il mondo dell’arte e della satira quali mezzi efficaci per sostenere le ragioni del NO; è anche emersa la necessità di stimolare confronti pubblici con gli esponenti del SI per mettere in luce i limiti e la superficialità delle loro motivazioni, tese a suscitare rabbia e qualunquismo tra i cittadini poco informati sui contenuti referendari. Non a caso è stata messa in risalto la superficialità che traspare dalle dichiarazioni dei  favorevoli alla proposta per la riduzione del numero dei senatori, che viene argomentata come se si trattasse di una semplice operazione di poltrone e di risparmio di soldi pubblici.

Come pure inevitabile è stato il rilievo che si è dovuto dare alla pericolosità insita nella proposta di modifica alla legge elettorale, che sottende l’idea di instaurare una repubblica presidenziale pur non essendo garantita da un consenso ampio e consapevole. Di seguito, in modo particolare, diversi interventi si sono soffermati sull’abolizione del Titolo 5° della Costituzione, relativo alle competenze regionali su temi importanti quali l’energia, l’ambiente, i beni culturali ecc. Competenze che con il referendum renziano si vorrebbero abolire per essere gestite direttamente dal Governo Centrale.

Questo trasferimento darebbe all’Esecutivo  un libero utilizzo della locuzione: ”Preminente Interesse Nazionale”, ovverossia, per andare subito al concreto, in campo ambientale imporre il sito delle scorie nucleari in qualsiasi regione d’Italia individuata dal governo stesso. La nefasta ipotesi non escluderebbe neanche la Sardegna,  non sarebbe sufficiente l’ombrello dell’autonomia e della sua specificità per evitare tale pericolo, perché la nuova condizione, che scaturirebbe in caso di prevalenza dei SI, darebbe al Governo, privo di scrupoli democratici, la forza di sbaragliare l’autonomia e la specificità sarda, perché intese come orpelli qualsiasi o intralci burocratici, anche  se supportati dalle leggi.

Questa eventuale deriva dell’autonomia e specificità dell’isola dovrà essere ben presente nella testa dei sardi, ipotesi da rendere nota in tutte le occasioni e circostanze in cui gli esponenti del NO sono chiamati ad esporre i motivi delle proprie scelte. Come elencato all’inizio, all’incontro erano presenti tanti personaggi noti e meno noti, ognuno era portatore di idee, ideali, riflessioni, appartenenze ecc., un insieme di differenze che dava la piacevole sensazione che su tutto e su tutti prevaleva il valore e il rispetto per la nostra Costituzione. Evidentemente la Carta ancora esercita il “miracolo”, considerati i tempi,  di unire e di stimolare un impegno plurale per la sua difesa.

Sta nei fatti che la Costituzione dei partigiani e della Repubblica dopo 70 anni di storia abbia necessità di essere rivista e aggiornata, considerate le nuove esigenze della società complessa in cui ci troviamo; però, di sicuro, non ha necessità di essere stravolta, di essere considerata carta straccia da cestinare fra le inutili cose per assecondare le intenzioni verticistiche e autoritarie del borioso Matteo Renzi.

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