Israele tra apartheid palestinese e riforma della Corte suprema

5 Agosto 2023

Manifestanti a Gerusalemme, nei pressi della sede della Corte suprema

[Carlo Augusto Melis Costa]

Chi mi conosce sa che non posso permettermi certamente di essere antisemita, per motivi familiari e culturali. Semita è la cultura di tutto il medio oriente e il sud Mediterraneo, fenici ed arabi compresi.  Ma neppure di appoggiare le scelte di Israele qualunque esse siano.

Ora chiariamo. Israele non considera se stesso come una entità statuale in senso internazionale, ma piuttosto un esercito in marcia che ha incidentalmente delle espressioni statuali.

Da questo derivano due importanti conseguenze: da un lato il fatto che Israele non si senta minimamente obbligato e neanche interessato dalle risoluzioni dell’ONU di cui pure fa parte ed al quale non di rado ha ricorso.

Dall’altro il fatto che non ha una costituzione in senso illuministico occidentale, e neppure una costituzione materiale in senso anglosassone.

È figlio del sionismo, che fa parte della famiglia dei nazionalismi post – imperiali di stampo social nazionalista, che sono stati la più grande tragedia del ‘900.

In tale ottica la sostanziale eliminazione dei poteri della Corte suprema come minimo elemento di nomofilachia rappresenta un elemento gravissimo.

Non tutti hanno percepito il gravissimo vulnus che tale riforma comporterebbe attribuendo all’esecutivo ogni e qualsiasi potere civile e militare senza alcun vaglio di legittimità; ne deriverebbe che l’apartheid palestinese proseguirebbe ed anzi sarebbe preda della deregulation immigrazionista dei coloni che pure ai sionisti di sinistra della prima ora (specie ormai quasi estinta) appaiono come feccia della società integralista e confessionale.

Nel frattempo per la speranza della storia nel deserto del Negev ci sono, oltre le basi super segrete degli Stati Uniti, le colonie degli ex appartenenti alle pantere nere israeliane e al fronte simbionista (si, proprio quello) che si considerano la tribù perduta di Israele.

In questo contesto la abolizione di un ente di garanzia legale non è certo una buona notizia.

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