Il lato B.

1 Febbraio 2011

scroccu

Manuela Scroccu

Era il 1987 e le tv commerciali di un certo Silvio Berlusconi lanciavano il primo quiz “pornosoft” della storia della tv italiana: “Cin cin fruttine prelibate cin cin – Cin cin ci innamoriamo cin cin – Cin cin – cin cin ricoprimi di baci Cin cin” cantavano discinte signorine che ancheggiavano in una scenografia che richiamava la sala di un casinò. Era il 2008 e il ministro delle infrastrutture spagnolo Magdalena Alvarez apostrofava come assolutamente inappropriate e offensive le parole del premier Berlusconi sul governo Zapatero: “Nove donne ministro. Gli costerà dominarle”.
Era lo stesso Silvio Berlusconi che confessava di “aver rispolverato le doti di playboy” con la presidente finlandese Tarja Halonen “per portare l’authority alimentare a Parma“ e che, durante la campagna per la presidenza della regione Piemonte diceva divertito della Bresso “Quando si alza la mattina e si guarda allo specchio si è già rovinata la giornata”.
E’ lo stesso uomo che dovrà difendersi dall’accusa di prostituzione minorile e di concussione in quello che passerà alla storia come caso Ruby. Dalle ragazze cin cin alle “olgettine”, ci ha messo vent’anni, più o meno, la visione berlusconiana del “corpo delle donne” a tracimare dalla televisione privata e a prendere possesso, attraverso i più grevi stereotipi del peggiore maschilismo, della vita pubblica di questo paese.
La dignità di una donna è tutt’uno con la vita civile e politica di un paese, un indispensabile indice di democrazia. Ad un’immagine televisiva sempre più mortificante e avvilente, fatta d’inquadrature ginecologiche, veline, letterine, meteorine e ogni altro genere di …ine, fanno da contrappunto la permanente differenza contributiva nei salari tra uomini e donne e la fatica nel conquistare spazi nel mondo del lavoro e ruoli di rilievo, nonostante il 53% delle donne abbia un titolo di studio superiore, contro il 45% maschile. Signore e padrone dei media e poi del paese, il premier non ha mai fatto mistero di utilizzare il proprio potere economico e politico per disporre liberamente di corpi femminili. “Sono una persona giocosa – ha sempre dichiarato – amo la vita e amo le donne”. Quando il presidente del Consiglio dei Ministri rincarò la dose osservando che “meglio guardare le belle ragazze che essere gay”, i blog e i social network si riempirono di commenti che, in fondo, apprezzavano la sincerità del premier perché “tutti gli uomini etero la pensano così”.
Berlusconi si è sempre appellato all’indice di gradimento degli italiani per giustificare sia le scelte di governo sia il suo discutibile stile di vita, sottraendosi in questo modo a qualsiasi regola di democrazia e di trasparenza. L’audience del suo pubblico ha legittimato la menzogna e l’ha trasformata nella verità di regime, intangibile anche all’evidenza.
Silvio B. è un consumatore compulsivo di cosce velinate e labbra siliconate, l’utilizzatore finale di corpi muti, privi di desiderio e di una sessualità autonoma, più che altro una sessualità di servizio. Queste giovani donne, giovanissime come le vergini adolescenti evocate da Veronica Lario, “la velina ingrata”, sono le badanti sexy di un regime ormai invecchiato: le dispensatrici di cura per rilassarsi dall’immane fatica dell’esercizio del potere. Di sicuro, Berlusconi non ama le donne, come dice per difendersi. È incapace di rapportarsi con il mondo femminile in una posizione paritetica e appare patetico e sconcertato dalla dignità con cui Rosy Bindi, per nulla intimorita dalla sua battuta triviale, gli ricorda con fermezza di non essere una donna a sua disposizione. Il fatto che il premier-imprenditore elargisca, in cambio di sesso, un provino da velina o un posto da parlamentare come fossero interscambiabili non è altro che il prodotto più evidente della sua idea. La forza di persuasione delle televisioni ha creato l’uomo nuovo e, forse, anche la donna nuova: compiacente verso i potenti e asservita ad un modello mercificato e lesivo dell’identità femminile. Nonostante ciò la voce delle donne, quelle reali, che non sognano di ancheggiare tra pali di lap dance e cavalli azzurri a grandezza naturale, pare che fosse questo il sobrio arredamento della “camera dei divertimenti” del premier, non riesce a trovare un registro che si discosti dalla pura indignazione.
Un’indignazione positiva, per carità, fatta di sciarpe bianche e casseruole percosse ritmicamente nelle piazze, ma che non riesce a farsi voce potente e influente. Non è semplice farsi sentire, siamo ormai immersi tutti quanti nella fanghiglia del potere. Appare sempre più evidente come in Silvio Berlusconi e nel suo progetto politico non vi sia mai stata autorevolezza ma soltanto autoritarismo. La maschera di satrapo senza età dell’uomo più potente d’Italia appare logora e dalle crepe emerge il grigiore di un potere in disfacimento così come il corpo del capo appare vecchio e grinzoso agli occhi impietosi delle sue protette.

1 Commento a “Il lato B.”

  1. joan oliva scrive:

    Alle giovani prese nella rete del Re Nudo.

    Amor che morchia ti rimorchia,
    a te che l’amara sorte torchia,
    chi ti spalanca le porte
    della sua lercia corte,
    dicendo “ar core”,
    i tuoi seni, le anche, le anse
    sbircia. Non sente le tue ansie.

    E al cuore arriva forte
    come un soffio di morte.

    Joan
    Alghero 7 febbraio 2011

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