La disumana condizione della sanità sarda

16 Gennaio 2020
[Massimo Dadea]

Ci vuole una bella faccia tosta ad affermare che l’aver aumentato lo stanziamento a favore delle case di cura private – ben cento milioni di euro che vanno ad aggiungersi ai sessanta già stanziati a favore del Mater Olbia della Qatar foundation – serva a “compensare il recente calo di produttività nel pubblico dovuto essenzialmente alla carenza di personale”. La faccia tosta è quella dell’assessore regionale della sanità che, senza arrossire, afferma che destinando più soldi alla sanità privata si finisce per fare gli interessi di quella pubblica.

Difronte al progressivo scadimento della qualità dell’assistenza, certificata dalla lunghezza delle liste d’attesa (l’ordine di grandezza oramai non è più di giorni, settimane o mesi ma di un anno), il rimedio, per l’ineffabile assessore, non è potenziare il servizio pubblico ma dare più soldi ai privati.

Davanti al dramma dei Pronto soccorso dove i pazienti sono costretti ad attendere ore per accessi il più delle volte inappropriati, la soluzione non è quella di potenziare i servizi filtro territoriali, di responsabilizzare i medici di famiglia fin troppo precipitosi nel liberarsi dei pazienti più impegnativi, ma quella di dare più soldi ai privati. Ma sopratutto la ricetta dell’assessore fa impallidire di fronte alla disumana condizione dei tanti pazienti oncologici, provenienti da ogni parte della Sardegna, condannati ad attese di ore, sino a dieci ore, nel day hospital dell’oncologia medica dell’ospedale Businco per potersi sottoporre alla chemioterapia.

No, in cima ai pensieri della giunta regionale non vi è la necessità di potenziare gli organici degli operatori sanitari, quella di attuare la rete oncologica regionale che permetterebbe ad un paziente affetto da una patologia neoplastica di Olbia o di La Maddalena di essere assistito nel suo territorio, invece di essere costretto a recarsi a Cagliari.

Cosa si aspetta ad attivare il Registro regionale dei tumori? Siamo l’unica regione che non si è dotata di questo indispensabile strumento per contrastare la piaga di questa terribile patologia. No, nella scala delle priorità viene prima la moltiplicazione delle ASL, ben otto, e sopratutto la conseguente spartizione delle poltrone. Viene prima l’urgenza di aumentare le risorse a favore della medicina privata, recuperate togliendole alla medicina pubblica. Perché ignorare che i privati prosperano sulle inefficienze del pubblico? La disparità dei cittadini di fronte al diritto alla salute è una delle disuguaglianze più insopportabili.

Sono tanti, troppi, i pazienti (sopratutto giovani ed anziani) che in Sardegna rinunciano alle cure mediche perché non possono pagarsi il ticket, oppure perché stanchi di aspettare i tempi troppo lunghi delle liste d’attesa. Chi può è costretto a rivolgersi alla medicina privata. E gli altri?

4 Commenti a “La disumana condizione della sanità sarda”

  1. Maria Pasqua Meloni scrive:

    Responsabilizzare i medici di famiglia fin troppo precipitosi nel liberarsi dei pazienti più impegnativi , mi dispiace vedere scritte queste parole.
    Io sono un medico di famiglia che presta servizio nel Sud Sardegna da 35 anni non sono d’accordo su queste riflessioni, perché se tutto il resto della sanità è allo sfacelo con attese di visite specialistiche di mesi., in una situazione di mancanza assoluta di una ‘rete’ sanitaria che in armonia agisce per il bene dei pazienti, noi saremo precipitosi? Noi siamo totalmente impotenti perché essendo alla base della sanità., siamo le figure sanitarie che fanno le diagnosi iniziali, curano e indirizzano verso gli accertamenti specialistici necessari o i ricoveri necessari, oltre che seguire i cronici e smaltire una quantità immane di burocrazia. Noi alcune volte facciamo salti mortali per riuscire a ricoverare un paziente bisognoso di ricovero , e siamo talmente frustrati quando ,faccio un esempio recente . Invio per ricovero un paziente con iniziali segni di cancrena ad un piede , viene rispedito a casa con una terapia medica con indicazione di ripresentarsi dopo 2 mesi, ma essendosi rivelata la terapia inefficace lo rinvio in ospedale e per la seconda volta respinto . Per cui mi vedo costretta ad un nuovo foglio di ricovero finalmente viene ricoverato e dopo un intervento tardivo di disostruzione non risolutivo, delle arterie dell’arto , viene amputato prima delle dita, successivamente del piede e poi della gamba. 😥

  2. Marinella Lőrinczi scrive:

    Il modello è quello americano. Un dovrà farsi le assicurazioni sanitarie. D’altronde lo smantellamento, la devoluzione al settore privato delle funzioni principali dello Stato sociale è in atto da tempo. Le vicende del ponte Morandi, del Mose sono gli aspetti più immediatamente visibili.

  3. lino Marrocu scrive:

    Dottoressa Maria Pasqua Meloni buongiorno, condivido integralmente le sue affermazioni, ritengo se mi e permesso alcune integrazioni, credo che. Il contrattempo dei medici di medicina primaria, sia recepito in tutti i suoi articoli, l’A.T.S. dovrebbe invitare ad effettuare la medicina di gruppo, in locali che consentano l’integrazione delle guardie mediche più le guardie turistiche per dare ventiquattro ore su ventiquattro assistenza continua, i medici funzionari dovrebbero stimolare le prestazioni extra e non ostegiarle nel non remunerarne le liquidazioni, se utile effettuare dei corsi di formazione nelle strutture ospedaliere, nell’incetivare negli ambulatori la presenza nell’addetto di studio la figura dell’infermiere Professionale remunerato applicando il c.c.n.l. nazionale.
    Credo che, con la buona volontà di tutti, si possa dare un contributo per migliorare i livelli di assistenza.
    Lino Marrocu U.G.L. Sanità

  4. Lino marrocu scrive:

    ( Contratto)

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