La felicità dopo la pandemia

1 Dicembre 2020

[Vincenzo Carlo Monaco]

Sognare la felicità dopo il COVID sembra impossibile mentre viviamo questa seconda tragica fase in tutto il mondo, o quasi. Eppure sognare un futuro migliore è possibile.

Intravvedere un percorso difficoltoso ed impegnativo, cogliere immagini nella nostra mente, nel nostro animo, nella nostra capacità di agire e reagire, nella immensa possibilità di progettare facendo tesoro di nostri grandi errori del vissuto, delle sofferenze e delle gioie vissute, a volte false, dei grandi danni fatti alla nostra terra, anche con la nostra colpa, della possibilità di porvi rimedio, della nostra salute compromessa e mai considerata nel giusto modo per prevenirla alla malattia, è doveroso e possibile. Giorno dopo giorno mi convinco di non essere l’unico a pensare in questo modo. Mi permetto allora di ipotizzare un percorso da seguire e sul quale bisognerà studiare molto per riconquistare la nostra libertà perduta. Se è vero che nel mondo ci sono 500 milioni di persone che comandano e condizionano la vita dell’umanità e quindi 7 miliardi e 300 milioni subiscono, non resta altro da fare che scegliere da che parte stare, unire coloro che subiscono in una azione, necessariamente globale, di opposizione e di difesa costruttiva del proprio essere, nel sognare e progettare una nuova dimensione globale, partendo dal locale che il Covid-19 ha reso visibile. Grazie Covid maledetto per averci fatto finalmente capire quanto siamo completamente legati gli uni agli altri, in tutto il mondo ed in ogni luogo della terra, nei rapporti personali e tra tutte le persone del mondo, uniti da uno stesso destino. Stiamo iniziando a capire che il nostro futuro dipende da noi tutti. Se dunque chi sceglie e decide sugli altri, sono pochi esseri al servizio del neo liberismo che in qualche modo ci guadagnano perché piegati ai loro infiniti interessi economici e finanziari , quasi da sentirsi onnipotenti, parte di lobbies basate su un mercato ingiusto, espressione di una forza esagerata nel ridurre i deboli, gli emarginati, i bambini, le donne e le loro famiglie, poverissime o benestanti, i disoccupati ed i lavoratori usati e sfruttati, anche quando fanno la spesa se possono permettersela, tutti veri servi di una logica perversa. Siano essi consumatori e lavoratori, piccoli industriali, artigiani o piccoli imprenditori, commercianti della economia diffusa, agricoltori singoli od associati, non si accorgono che stiamo perdendo la libertà, quella vera, la democrazia quella vissuta sia pur perfettibile , là dove esiste, i valori preziosi sempre più difficili da conservare e difendere. La pandemia sta rendendo visibile tutto questo. La persistenza di Regimi, di Dittature, di false Democrazie, i cambiamenti Costituzionali, di Statuti Speciali e di ogni regolamento Internazionale, Nazionale o Regionale, l’amplificazione delle diseguaglianze sociali e lo sfruttamento e l’indifferenza verso i deboli, la privatizzazione di ingenti patrimoni pubblici e la speculazione sulle rendite e gestioni finanziarie, costituiscono la linfa di una ingiusta ed arbitraria movimentazione di capitali che diventano illeciti e criminali e la dissoluzione della economia reale. Cogliere il cambiamento possibile vuol dire esporsi . Questo sistema di accentramento dei poteri e delle ricchezze nelle mani di pochi spregiudicati, ha l’obiettivo di dissolvere l’economia reale per favorire il ciclico azzeramento globale dei debiti degli Stati e del sistema finanziario mondiale a discapito della economia reale di cui noi tutti facciamo parte. Le divisioni delle Nazioni storicamente rappresentate dai diversi colori sulle mappe geografiche, le aggregazioni degli Stati in Unioni Internazionali che hanno nell’ONU una sintesi di mediazione soprattutto nella definizione delle guerre, non hanno mai impedito le divisioni, le sopraffazioni sociali , le discriminazioni, le guerre , i colonialismi e le violenze con la sofferenza e la morte di miliardi di persone. Ebbene le cartine del mondo stanno perdendo i loro colori e si avvicinano sempre al più al bianco, con un nascosto e subdolo alone di nero che rappresenta il nuovo potere mondiale e la conseguente espansione dei deboli. Riconfermo, è giunto il momento di decidere da che parte stare. Proviamo allora a sognare innanzitutto la più impossibile tra le riforme istituzionale necessarie per un mondo migliore partendo dall’alto. L’ONU Organizzazione delle Nazioni Unite, senza entrare nel merito dei risultati raggiunti o no dalla sua istituzione, ipotizzando una trasformazione in una istituzione federale del mondo, ritengo sia necessario un ripensamento totale della sua organizzazione che dovrebbe trasformarsi in un parlamento federale mondiale dei saggi del mondo, poiché di saggezza ha bisogno la nostra terra per recuperare la giustizia, la uguaglianza di diritti di tutti i cittadini, la fraternità e la solidarietà reciproca verso obiettivi di riequilibrio della armonia naturale ed umana nel rispetto anche dell’immenso equilibrio dell’universo. I saggi della Nuova Organizzazione rappresenteranno la sintesi istituzionale degli Stati Federali basati sulla Federazione delle Regioni e Delle Confederazioni delle Nazioni comprese quelle Senza Stato. Le Regioni basano il loro federalismo sui Comuni, riferimento diretto dei cittadini. Ho la convinzione che il ruolo dei Sardi sia fondamentale in questo difficile momento storico per costruire un cambiamento innanzitutto nella nostra Sardegna scoprendo con l’Autodeterminazione il modo per invertire veramente il destino della nostra vita e del futuro dei nostri figli e nipoti, ma soprattutto pronipoti. Un impegno enorme perché enormi sono i problemi della Sardegna. La riformulazione e l’adattamento al nuovo paradigma produttivo dei piani industriali dopo le crisi ed i fallimenti del passato, con la necessità urgente di bonificare tutte le aree industriali interessate da forme di inquinamento sempre pericolose per la nostra salute. La rivisitazione dei piani urbanistici e della qualità urbana rivolta ad un presente sempre più umano d eco compatibile con un futuro di autosufficienza energetica e meno stressante. Risanare completamente tutte le zone militari punendo le responsabilità pubbliche e private per coloro che inconsapevolmente sono morte da uranio impoverito. Questa soluzione va di pari passo con la richiesta collettiva di una dismissione totale di tutte le zone militari della Sardegna, appartenenti ad un popolo che è sempre stato pacifico ed ospitale, forse anche troppo. Una bonifica totale delle discariche diffuse e mai più aperte all’accoglienza extra regionale se non regolamentata con norme condivise e trasparenti collegando a questa necessità una nuova formazione al rispetto dell’ambiente ed alla crescita della capacità di riciclaggio dell’intera produzione di rifiuti. Il superamento del concetto di continuità territoriale ed il riconoscimento di Regione periferica capace di realizzare e gestire una autonoma soluzione di sistemi viari, aerei e navali esclusivi nella gestione regionale con destinazioni finanziari trasferite dallo Stato con un Fondo Unico dedicato. La organizzazione quindi di una unica società di gestione e manutenzione delle strade, degli aeroporti e dei porti della Sardegna collegati con esperienze europee ed internazionali similari nell’area del mediterraneo e del mondo intero. La riqualificazione della didattica a tutti i livelli nel rispetto della identità dei sardi e delle capacità di una qualificata didattica infantile, giovanile ed universitaria per tutti i settori della ricerca e della qualità umana. Una soluzione originale e salutare nell’utilizzo delle innovazioni tecnologiche e delle comunicazioni per allineare la Sardegna agli standard europei e mondiali. Una formazione rivolta a qualificare i giovani nel rapporto tra tradizioni e innovazioni capace di affermare il valore delle diversità e delle integrazioni con tutti gli altri popoli della terra. Riformare le istituzioni per riaffermare il valore dei cittadini e dei luoghi in una prospettiva federale rivolta verso l’alto anche una rivalutazione del sistema elettorale e della organizzazione degli Enti Locali. Una riappropriazione funzionale ed efficace dei sistemi Sanitario, Scolastico, dei Servizi e della Assistenza qualificata. Una politica di nuovi interventi strutturali capace di aumentare il valore delle opere e dei servizi rivolti alla società, alle attività economiche ed al rafforzamento della economia reale delle imprese sarde. Una riforma della legislazione regionale che possa diventare modello di semplificazione ed efficienza come vero sostegno per ogni azione del vivere comune. Un esercito sardo, impegnato in vere missioni umanitarie laddove ve sia bisogno in ogni parte del mondo, non bisognoso di esercitazioni belliche ma di capacità umana nel sostegno civile. Questi solo alcune ipotesi del percorso di autodeterminazione che il popolo sardo può intraprendere. Migliaia di altre proposte possono aggiungersi a queste accennate in modo esemplificativo. Rimane da pensare al modo di come mettere i cittadini sardi in contatto per una comunicazione ed un confronto continuo sulle elaborazioni anche progettuali da sognare e realizzare. La attuale tecnologia ci permetterà questo nuovo contatto tra pari, dando corpo a quella Nuova Questione Sarda alla quale ci si riferisce in altri ambiti.

(Fonte immagine Oki.com)

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