La grammatica del bullo

3 Gennaio 2019
[Graziano Pintori]

Veramente! Non se ne può più di questo ministro che discetta su tutto e tutti, che pone sullo stesso piano tortellini al ragù con il dramma dei migranti. Basta!

Con l’incontenibile Salvini che riduce la politica allo slogan: “La pacchia è finita!”, per acchetare gli stomaci pelosi di chi vuole i porti ciechi, sbarrati e spenti, senza le luci dei fari della solidarietà e dell’integrazione. Basta con l’ingordo padano che pubblicamente mangia pane e nutella mentre gli etnei sobbalzano a causa del terremoto. Basta al suo menefreghismo istituzionale e al suo frasario che piace ai bulli, ovverossia lontano da qualsiasi tono dialogante e di confronto. E’ impossibile abituarsi al bullo che coscientemente lancia provocazioni da cafone per apparire senza macchia e senza paura, che dal palco del suo potere ministeriale attacca tutto e tutti a prescindere dal colore della pelle e dell’appartenenza politica.

La grammatica del bullo Salvini è sempre pulita da sfumature umanitarie, salvo quando si rivolge alla gente che condivide i suoi sproloqui. In quei frangenti è attore e coro, recita come se fosse nell’ultimo gradino della scala sociale e parla con le voci dei papà premurosi verso i propri figlioli, i quali più di altri sembrano possedere il diritto superiore per un futuro roseo e sicuro, seppure garantito con la pallottola in canna del decreto sicurezza. Mascherato da poliziotto tenta di far conciliare l’idea che manganello, democrazia e diritti vanno di pari passo, infatti, egli è un po’ fascista del ventennio e un po’ dittatore sudamericano. Il moto salviniano è parlare e apparire, parlare, e poi ancora parlare e apparire e ancora parlare con rozzezza e con modi e toni antistituzionali fregandosene dei limiti imposti dal ruolo che occupa, limiti che travalica occupandosi di politica estera e di emergenze civili, di funerali e di economia e finanza. Sembra un personaggio strambo nelle vesti di un ministro, una specie di ritardato convinto di essere uno, nessuno e centomila perché sente di possedere il dono dell’ubiquità, come s.Antonio e s. Pio.

Dall’altro verso, prostrati al san Matteo leghista, i puffi giallognoli delle cinquestelle sembrano appartenere a un altro pianeta, rispetto a quello in cui creavano consenso opponendo agli F 35, alla TAV, TAP le politiche sociali, l’occupazione, reddito di cittadinanza ecc. Era la ricerca del consenso a tutti i costi, accumulo elettorale di qualsiasi provenienza, compreso quello della sinistra. Anche questi ultimi sedotti dall’onda giustizialista, che tarda ad infrangersi sui privilegi parlamentari, il carrierismo, le pensioni d’oro, gli appalti orientati sempre verso la stessa direzione, le infiltrazioni malavitose nei gangli dello stato, ecc. ecc. Fu, e continua a essere, una montagna di promesse, sulla quale, irretiti come pesci gli elettori della sinistra, stanchi e disillusi dai centrosinistra sempre più chiacchieroni e inconcludenti, hanno affidato le loro speranze a un improbabile cambiamento.

Lucia Annunziata sull’huffingtonpost scrive che nonostante tutto il governo giallo-verde ha una certa fiducia, perché è riuscito a far credere che la finanziaria appena approvata è a favore del sud e del popolo degli esclusi, e non per favorire l’elite dei soliti privilegiati. Una riflessione che trova conforto grazie anche all’opposizione del centrosinistra, che con certe esternazioni fa aumentare lo spread del consenso e facilitare il percorso del contratto sottoscritto dal governo in carica. Insomma l’idea dominante, insiste l’Annunziata, sembra essere quella che con questo documento economico finanziario gli ultimi si sentano più protetti rispetto ai soliti primi, una soddisfazione che ha asfaltato il percorso verso l’approvazione del decreto sulla sicurezza “al tintinnar delle manette”.

Tutto ciò può avvenire grazie ad un’opposizione inconsistente, quasi scialba fatta di annunci e di attese come, ricorda sempre la giornalista, la dichiarazione del solito verboso Renzi: “Il governo andrà a pezzi nei primi mesi dell’anno, prima delle elezioni europee”. E’ chiaro che si tratta più di un auspicio che di un dato di fatto; auspicio che rivela l’inefficacia degli oppositori incapaci di rispondere con una proposta di scelta, dotata di programmi economici e culturali credibili in grado di contrastare quel contratto di governo, il quale, piaccia o non piaccia, sta sempre più assumendo le caratteristiche di un nuovo sistema politico. Di un nuovo modo di governare. Perciò la determinazione dei sindaci con il muso duro di Orlando contro il decreto sicurezza fa imbestialire i Salvidimaio, perché evidentemente avvertono un modo diverso e concreto di fare opposizione.

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