La Marina

16 Giugno 2014
marina
Gianfranca Fois

Non ci sono più i quartieri di una volta. I vecchi quartieri di Cagliari hanno perso l’omogeneità economica e sociale che aveva caratterizzato ciascuno di essi per tantissimo tempo. Soprattutto a partire dal secondo dopoguerra in poi il tessuto si è lacerato, disgregato, negli ultimi decenni poi gli abitanti sono in parte cambiati, alcuni interventi di recupero delle vecchie tipologie abitative, ispirati al guadagno privato e non all’interesse della collettività, hanno avuto come risultato l’espulsione di vecchi residenti e l’arrivo di nuovi, in gran parte appartenenti alla borghesia intellettuale e alle professioni liberali. Altri nuovi arrivi sono quelli dei migranti che hanno portato nuovi colori, profumi e odori da vedere e respirare girando per le strade strette e tortuose soprattutto del quartiere Marina.

E in questi giorni è proprio questo quartiere ad essere al centro di proteste.
Quartiere degradato, teatro spesso di spaccio e di loschi traffici che hanno perso il fascino che forse un tempo avevano, è riuscito a cambiare completamente, trasformandosi con negozi, locali e qualche iniziativa culturale in un quartiere vivo che, pur mantenendo le sue caratteristiche urbane, ricorda la vivacità di quartieri di varie città d’Europa, Barcellona, Parigi Londra, Vienna, Dublino, Cork, oltre che di Roma, Milano ecc.
Qual è allora il problema?
Le proteste degli abitanti nascono a causa dei clienti che dopo la chiusura dei locali in piena notte schiamazzano, cantano, fanno chiasso e atti di vandalismo nei vicoli del quartiere.
Indubbiamente i residenti hanno diritto al riposo dopo una giornata di lavoro o di studio, ma possibile che le due esigenze, dei gestori dei locali e degli abitanti non possano raggiungere un equilibrio nell’interesse di tutti?
Un equilibrio che sia però il più possibile stabile, non affrontato con provvedimenti tampone e/o in termini di semplice sicurezza
E’ sicuramente necessario chiarire, e questo in primo luogo dovrebbe farlo la giunta, ma non solo, che tipo di città si vuole proporre ai cittadini con i quali ci si deve confrontare. Perché l’aspetto più importante è proprio questo, il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini alle scelte che non riguardano solo il chiasso notturno ma la vivibilità dei quartieri, la mobilità, l’energia, la raccolta dei rifiuti, un piano per la salvaguardia delle varie attività commerciali non certamente assistenzialistico ma razionale e ben studiato. Anche in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo e che ci toglie quasi la percezione del futuro, con pochi soldi a disposizione un piano di intervento intelligente e partecipato si può mettere in pratica, come del resto accade in altre città d’Europa o del mondo.
Partendo proprio dal quartiere Marina si può ideare un piano che valorizzi la comunità, la sua cultura e che operi un’interazione fra cittadini di differenti classi sociali, differenti lingue e provenienze mettendo in connessione saperi e idee e sperimentando una nuova complessità relazionale.
E’ un processo che richiede visione d’insieme, cultura, competenze, creatività e naturalmente la capacità di progettare e mediare fra le diverse esigenze, richiede un lavoro continuo nel tempo con messe a punto e riflessioni.
Potrebbe sembrare utopico ma non lo è, il mondo cambia velocemente e lancia sfide nuove, non possiamo, tutti, rispondere affidandoci a vecchi metodi, se vogliamo dominarle e soprattutto se i nostri valori si basano su ideali egualitari e redistributivi.

 

1 Commento a “La Marina”

  1. Laura Mureddu scrive:

    Vivo a Barcellona, nel pieno centro storico. Vivo la situazione che descrivi ogni giorno, pero al quadrato, per colpa del turismo massivo che caratterizza la città.
    È importante, se realmente si vuole ottenere qualcosa a livello di vicinato, organizzarsi. Io sono una partecipante attiva dell’Assemblea dei Vicini del Barrio Gotico, e sono totalmente disponibile a raccontare la mia esperienza e partecipare alla creazione di uno spazio dove iniziare a mobilitarsi in maniera collettiva per la salvaguardia dei vicini. Sicuramente dall’Assemblea dei Barrio Gotico sarebbero disposti a prestarci gli statuti etc per poter avere un modello di base da cui iniziare a creare un spazio che si adatti alla realtà della Marina.

    Grazie per scrivere su questo problema.

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