La nuova fase è iniziata

1 Giugno 2011

A sinistra

Marco Ligas

La città sonnolenta, conservatrice si è ribellata; il voto del ballottaggio parla chiaro, impone un processo che rompa col passato, che veda i suoi cittadini protagonisti di una nuova fase politica che sconfigga il clientelismo e riorganizzi la propria area urbana rispondendo ai bisogni basilari dei suoi abitanti, dal lavoro al diritto alla casa, dalla tutela e la valorizzazione dei beni comuni e del paesaggio al rilancio dell’istruzione.
L’esito elettorale è un messaggio di grande importanza, non dimentichiamo che Cagliari svolge, nel bene e nel male, un ruolo guida per la Sardegna; le cose che accadono nel capoluogo spesso si riproducono, seppure con modalità differenti, in altre città dell’isola. Le scelte della nuova Amministrazione Comunale avranno perciò ripercussioni nella politica regionale, a partire dalla Giunta e dal Consiglio Regionale.
Il segnale registrato a Cagliari è in perfetta sintonia con quello nazionale, ribadisce che questa classe dirigente e il suo leader sono sconfitti nettamente, che gli italiani, da Cagliari a Trieste, intendono voltare pagina e lasciarsi alle spalle gli abusi del potere, i privilegi e l’idea stessa che la politica possa alimentare disuguaglianze ed emarginazione delle fasce sociali più deboli.
Presentate come elezioni che avrebbero avuto una grande valenza politica, oggi vengono ridimensionate come se il loro esito fosse un banale incidente di percorso e non imponesse un cambiamento radicale della politica del paese. Con la solita arroganza e questa volta persino con goffaggine il Presidente del Consiglio minimizza, cerca di andare avanti nel tentativo di mantenere aperti i soliti varchi di sopravvivenza; parla ancora di riforma della giustizia, dei suoi problemi personali come se il paese avesse superato la crisi che lo sta paralizzando.
Nell’incapacità di cogliere la dimensione reale dell’impoverimento complessivo del paese, economico culturale e morale, emergono l’inconcludenza e il disprezzo che l’attuale classe dirigente mostra nei confronti del disagio di milioni di cittadini.
Ci sarà tempo per approfondire l’analisi di queste elezioni, e sarà opportuno valutarle con la massima attenzione cercando di capire sia i messaggi inviati dagli elettori sia gli impegni che suggeriscono (o impongono) alle forze politiche che dovranno poi amministrare e governare le città e il paese.
Ritengo comunque che alcune considerazioni si possano già anticipare, se non altro come ipotesi. La prima riguarda l’area che vuole e ha votato per il cambiamento. Si tratta di un’area che certamente conserva radici importanti tra le forze tradizionali del centro sinistra, ma in qualche modo le travalica. Sono scesi in campo (usiamo pure questa espressione), nuovi protagonisti con un atteggiamento più propositivo, caratteristico di chi intende partecipare alla vita politica in modo diretto, senza delegare. Gli esiti delle primarie, che in molte città hanno ribaltato le indicazioni dei partiti più rappresentativi, sono un segnale del bisogno di rinnovare le modalità della partecipazione. Credo che una parte delle nuove generazioni e anche di coloro che negli ultimi anni hanno disertato per protesta le urne, questa volta abbiano cambiato atteggiamento contribuendo al successo elettorale.
L’altra considerazione che sottolineo riguarda l’atteggiamento assunto da tutte le componenti del centro sinistra durante la campagna elettorale. Mi pare che tutti i partiti, sia quelli che hanno espresso un candidato proprio, sia gli altri abbiano partecipato alla campagna elettorale con lo stesso impegno, con la consapevolezza che l’obiettivo da raggiungere era quello di far vincere la coalizione. Si tratta di una buona scelta che rompe (finalmente) una tendenza alla divisione che in passato ha avuto conseguenze disastrose. C’è da augurarsi che si sappia trarne insegnamento e che le prossime scelte che il centro sinistra dovrà fare abbiano la stessa ispirazione.
Ritengo che sarebbe deleterio se Walter Veltroni o Enrico Letta parlassero nuovamente di centralità del Partito Democratico riproponendone l’autosufficienza, senza tener conto delle indicazioni di queste elezioni.
Massimo Zedda e la nuova Giunta di Cagliari meritano non solo gli auguri ma anche il sostegno di tutta la coalizione.

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