La politica e il pallone a scacchi

1 Marzo 2013

Politici

Mario Cubeddu
In questi giorni di vigilia e conclusione della campagna elettorale, alla frenesia del discorso e delle immagini dei leader di partito corrispondeva quell’indifferenza dei cittadini che si è manifestata in un ulteriore aumento dell’astensione.  Nei giorni in cui appariva scontato il rigetto nei confronti del centro-destra, il Partito Democratico ha perso l’occasione di chiedere, nell’inverno 2011-2012, il naturale e logico ricorso alle elezioni di fronte allo sbandamento dell’armata Berlusconi. L’incombere della crisi economica non ha impedito alla Grecia di andare due volte alle urne. Il centro-sinistra nel suo insieme, dai vertici istituzionali alle propaggini periferiche, ha mostrato viltà e insipienza, perdendo credibilità e consenso. I cittadini, tanto più i lavoratori, hanno avuto l’ennesima conferma della loro insignificanza. Possono mobilitarsi, organizzare referendum, portarli al voto, ottenere vittorie schiaccianti. Il sistema politico prende atto e poi continua a fare quello che gli pare.
I sardi hanno votato per l’abolizione delle Province? Il giorno dopo il trionfo sembrava che sarebbero sparite in poche settimane. I social network, facebook, twitter, costituiscono uno dei nuovi modi, discutibili quanto si vuole, molto diffusi tra le giovani generazioni, ma non solo, per mantenere un  rapporto con gli altri. In questi giorni era possibile cogliere, in conversazioni piene di un pacato disincanto, una sorta di disperata indecisione. Come si può condannare chi, nell’assoluta incertezza su chi votare, ha preferito decidere di rimanere a casa? Turarsi il naso non è più di moda. E’ venuta poi la bufera con un successo del Movimento Cinque Stelle che pochi potevano attendersi di quelle dimensioni. Visto da un piccolo paese, il fenomeno meraviglia, per la novità della comunicazione, e perché dimostra che tutti gli individui e tutte le comunità sono ormai strettamente connesse.
Il successo di Grillo è anche la prova di un distacco clamoroso del cittadino comune dalla politica quale l’abbiamo conosciuta, dai suoi uomini, dai suoi discorsi. Da un lato sembra richiamare gli entusiasmi, l’idealismo, la radicalità degli anni Sessanta, dall’altra manifesta atteggiamenti che spiazzano e scandalizzano, come nel caso del dialogo aperto con Casa Pound. Al contrario di ciò che avviene in politica, niente sembra scalfire invece gli entusiasmi sportivi. Ieri un’amica esultava via facebook per le gratificazioni ricevute dalle proprie passioni sportive. Il Cagliari aveva battuto il Torino ed inoltre la Dinamo aveva battuto il Siena. Un giorno degno di essere vissuto. La vita della domenica acquistava senso, per le emozioni ricavate dai trionfi dei propri beniamini.
Nel tifo sportivo l’unica cosa che conta è il successo? Non si spiega altrimenti la comparsa improvvisa di una passione per il basket in persone che ne ignoravano l’esistenza.   Viva la Dinamo, sin che vince. Oblio e indifferenza quando perderà? Le dorate e affollate prigioni del presidente del Cagliari rendono ancora più gratificante la vittoria sportiva di una squadra che gioca in uno stadio vuoto. Il successo lo rende ancora più vittima, piuttosto che colpevole. Se la detenzione dovesse prolungarsi,  cresceranno le folle a bandiere spiegate, braccia alzate, urla e canti rivolti alle bocche di lupo di Buoncammino. Anche a persone di sinistra, con una dimostrata sensibilità al rispetto della legge e dell’ambiente, sembra importare poco che il padrone del Cagliari calcio sia stato notoriamente un commerciante poco scrupoloso, per essere benevoli, visto che è stata riconosciuta la sua colpa nell’aver incassato somme non dovute dalla Comunità europea. Nella vicenda dello stadio di Is Arenas a Quartu le prime vittime sono stati i fenicotteri e la fauna delle sponde dello stagno di Molentargius.
I fondi stanziati per la riqualificazione di un’area di grande importanza naturalistica sono stati dirottati nella costruzione di uno stadio e per favorire interessi privati. Ma questo importa poco a coloro che identificano una squadra di calcio, i cui successi sono stati creati dall’industria petrolchimica, con un’isola intera, la sua anima e i suoi destini. Cellino è compagno di strada degli uomini che dominano la politica, il sistema di informazione e gli affari in Sardegna e costituiscono il cardine ideologico, politico e materiale del centro destra. Essere padrone di una squadra come il Cagliari gli ha consentito di operare con spregiudicatezza, come se fosse al di sopra della legge. Segue in questo l’esempio del suo modello e protettore. C’è d’altra parte tra Cagliari Calcio e Milan uno stretto legame. Allo stesso modo la Sardegna sente il peso dell’altro grande club milanese, che i petrolieri Moratti usano con la stessa spregiudicatezza di Berlusconi. Il dominio si manifesta in tante forme.
Le denunce degli ambientalisti hanno portato all’indagine sulle vicende dello stadio e all’arresto di Cellino e degli amministratori e funzionari del Comune di Quartu. Come in quasi tutti i casi di palesi violazioni delle leggi e di danneggiamento dell’ambiente naturale per motivi di speculazione (quel che sta avvenendo  con i mega impianti fotovoltaici), chi si assume l’onere della lotta e della denuncia sono comitati di cittadini e singole persone coraggiose. E’ raro trovare in prima fila il politico, ancora più raro che i fondi dati per finanziare la loro attività politica arrivino a sostenere battaglie contro i nemici dell’ambiente naturale.

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