La protesta non appartiene solo agli studenti

1 Dicembre 2008

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Pierluigi Carta

La protesta studentesca in Sardegna continua ogni giorno nelle aule e nei corridoi occupati dagli studenti in quasi tutte le facoltà di Cagliari. Un mese è ormai passato dalla fine di ottobre e l’Onda cagliaritana sotto il blasone di Unicamente continua a elaborare nuove iniziative per mantenre  attivo il movimento. La manifestazione indetta di sindacati per il 14 novembre, contro l’azione indiscriminata di tagli attuata dal governo, è stata largamente partecipata, anche se la CISL ha ritenuto saggia la decisione di revocare la sua disponibilità e la sua presenza in piazza. Nonostante fosse la terza manifestazione in sole due settimane, via Sonnino e via Roma hanno visto il radunarsi di una folla che contava più di 8000 persone, quasi esclusivamente studenti, sia universitari che medi. La situazione accademica però sta diventando quasi paradossale: per venire incontro alle esigenze espresse dalla maggioranza degli studenti, i manifestanti non hanno occupato le università e tantomeno bloccato le lezioni, hanno deciso di far convivere la protesta con il normale svolgimento didattico. Stiamo assistendo nei corridoi e nelle aule delle università d’Italia ad una doppia realtà, a quella degli appartenenti all’Onda, che credono in un possibile cambiamento e nell’azione concreta, che lavorano giorno e notte sui testi di legge e alle fotocopiatrici per elaborare e produrre, che vivono nella società che li circonda, che parlano con i professori e i ricercatori coinvolti, con i lavoratori, con i precari, che effettuano ricerche e preparano assemblee, partecipano a dibattiti e a convegni; e dall’altra parte delle barricate ci troviamo di fronte ad una popolazione studentesca amorfa, apolitica, asociale, svogliata, individualista, rassegnata, indecisa e infastidita da chi invece si batte quotidianamente per sostenere i diritti degli studenti in generale. Un dato confortante è l’aumento costante delle “simpatie”, se non vogliamo chiamarle “adesioni”, di un sempre maggior numero di persone, sia studenti che lavoratori; ma questo probabilmente non basta a confortare le persone che quotidianamente mettono a repentaglio la loro carriera studentesca e lavorativa per difendere i pochi diritti fondamentali per il funzionamento sano di uno stato democratico, quale noi ancora crediamo di vivere. Perché non è certo confortante perdere l’appoggio di tanti studenti che sostengono che “è inutile insistere tanto la legge è già passata”, o vedere tanti professori ordinari continuare le loro lezioni in aule gremite che impartiscono solenni lezioni accademiche a menti vergini, mentre nell’andito ci sono altrettanti ragazzi attivi, consapevoli che non ci sarà spazio per loro in questo paese, tanto meno in questa isola, cosa che l’insigne professore che tiene la lezione troppo spesso si dimentica di ricordare al suo pubblico. L’unica speranza che anima l’agitarsi dell’Onda, se così vogliamo definire la protesta, ma sarebbe più opportuno dire che ad agitarsi sono gli appartenenti disperati ad una repubblica ormai in frantumi, che sta cadendo in pezzi sotto i colpi di maglio di un sistema politico incurante dei particolarismi che compongono la nazione, di una classe dirigente ormai incurante degli interessi pubblici. Noi assistiamo infatti ad un dirottamento delle risorse, che derivano dalle tasse versate dai lavoratori, verso obbiettivi altri che una scuola funzionante e pubblica che formi persone in grado di pretendere e dimostrare dignità, sia lavorativa che sociale; una sanità professionale, capillarizzata nel territorio e adeguata alle esigenze della popolazione, possibilmente gratuita; una giustizia equa e fruibile, e non una giustizia intesa come mero strumento d’offesa e difesa dei privilegiati che possono permettersela; senza dover parlare del lavoro, fondamento della nostra democrazia. Per questo il movimento studentesco sta tentando di aprirsi al mondo del lavoro e ai problemi del precariato, perché sono due effetti di un unico problema e perché condividiamo spazi attigui nella società ed è un’esigenza fondamentale instaurare un dialogo con la restante parte della società civile. Gli studenti di Unicamente infatti, alle 18:00 del 27 novembre hanno partecipato ad un’assemblea congiunta con i lavoratori della GEAS, gli addetti alla pulizia e alle manutenzioni dei treni, che stanno presidiando la stazione da 7 giorni, sostenuti nello sciopero dalla CGIL, FILT, UILT, indetto per opporsi al contratto collettivo già firmato dalla CISL che prevedeva 39 esuberi e l’abbassamento consistente degli stipendi, in quanto la GEAS sostiene che Trenitalia non stia versando il fatturato previsto dal capitolato d’appalto. Nell’assemblea del 27 gli studenti hanno deciso di aderire al sit-in congiunto coi lavoratori in sciopero, che si terrà probabilmente la mattina di martedì 2 novembre nella stazione di Cagliari. Nelle assemblee che si svolgono quotidianamente all’interno del movimento studentesco italiano ed estero si sta profilando sempre più evidente la volontà da parte degli studenti di instaurare un dialogo e una consolidata alleanza tra tutte le categorie di lavoratori a rischio, che hanno subito l’imposizione di contratti svantaggiosi in passato o che verranno danneggiati dai tagli che la legge 133 ha iniziato ad agosto e che vedranno il loro palesarsi completo con l’approvazione della Finanziaria il 24 dicembre. Il carattere innovativo della protesta è riscontrabile anche nel notare che c’è un movimento composto dai genitori degli studenti medi e dei bambini della scuola primaria, che si sono riuniti in associazioni in tutta Italia, intraprendendo perfino azioni forti come l’occupazione degli istituti e autogestendo le lezioni agli studenti più giovani; anche a Cagliari si è assistito all’occupazione della scuola elementare Satta, la quale è rimasta il centro di elaborazione della protesta dei genitori in Sardegna.

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