La Regione contro ‘La Collina’: superficialità, incompetenza o avversione?

30 Dicembre 2016
Ottavio  Olita

Per mesi le sue sollecitazioni sono rimaste inascoltate: riceveva promesse e garanzie, ma nessun atto concreto. Alla fine don Ettore Cannavera ha dovuto far ricorso all’unico strumento in grado di scuotere la pigrizia, l’incompetenza o l’avversione di una parte del mondo politico: una disperata denuncia affidata agli organi d’informazione. Solo così, come per miracolo, la macchina burocratica, ferma per nove mesi, ha avuto una frenetica accelerazione. In poche ore il denaro deliberato in marzo per la Comunità di Recupero – da allora incredibilmente immobile o dimenticato – è diventato finalmente disponibile e giungerà a destinazione a metà del prossimo mese di gennaio.

Ma quali e quanti danni si sono accumulati nel frattempo? Cinque dei sette educatori e collaboratori della Comunità, rimasti per quasi un anno senza retribuzione, hanno dovuto abbandonare; dal primo gennaio gli ultimi ragazzi assistiti alla “Collina” secondo un progetto di recupero educativo efficace e produttivo, dovranno ritornare in carcere; la totale mancanza di certezza dei finanziamenti ha condizionato progetti e programmi. Le dure denunce di Anna Maria Busia, Michele Cossa e Michele Piras hanno ben descritto il vergognoso paradosso di una Regione incapace di operare politicamente nel settore più delicato: le politiche sociali.

In questo caso ancor più grave è il fatto che vengano ignorati i risultati conseguiti dall’attività della Comunità di Recupero che grazie ad una costante attività rieducativa e di reinserimento ha fatto sì che solo il 4 per cento dei giovani seguiti sia tornato successivamente a delinquere, contro il 70 per cento dei giovani reclusi in carcere. Non solo. Anche il confronto di spesa tra le due soluzioni dovrebbe far riflettere, visto che a fronte dei 200 mila euro di costo annuale della comunità, le spese per il carcere minorile ammontano a due milioni di euro.

Ma allora, perché tanta insensibilità o superficialità? Facile scaricare tutto sui funzionari. Come se non sapessimo fin da bambini che la macchina burocratica non conosce ostacoli se spinta o sollecitata adeguatamente dai responsabili politici dei vari apparati.

Evidentemente don Ettore Cannavera non appartiene alla categoria degli ‘amici’ o dei ‘clientes’ e quindi può ben mettersi in coda ed aspettare. Sarebbe interessante scoprire quanto tempo passa, mediamente, tra le delibere e la disponibilità di denaro per i tanti carrozzoni clientelari che certo non vengono fatti attendere.

Ma chi viene colpito in realtà? Non certo don Ettore personalmente. Il suo impegno, la sua dedizione totale sono riconosciuti da tutti, anche dai suoi più fieri avversari (singolare, a questo riguardo, è notare che neppure la Chiesa ufficiale abbia sentito la necessità, l’obbligo morale di affiancarlo nella denuncia).

Ad essere colpito è un progetto educativo che prospetta ai giovani la grande opportunità di scoprire la partecipazione alla vita collettiva, il lavoro nei campi e quello intellettuale, la funzione decisiva che ognuno di loro è chiamato a svolgere nel mondo grazie soltanto alla propria umanità e alla propria competenza. La rieducazione – in qualche caso una prima, vera educazione – finalizzata al recupero della persona. Ma ci hanno davvero mai pensato i dispensatori di quel denaro rimasto bloccato? O si sono limitati a fare i conti della serva?

Questa vicenda può servire solo se si riflette davvero sul ruolo che deve svolgere la politica e soprattutto in una realtà complicata e difficile come quella sarda. Quale promozione di riscatto e miglioramento possiamo immaginare se siamo bloccati dall’incapacità di valutare programmi e progetti, se le pratiche vengono fatte viaggiare speditamente solo se vanno bene per qualcuno dei conoscenti o degli amici?

E’ triste che tutto questo sia accaduto con una giunta regionale sulla quale tante speranze erano state poste, ma bisogna prenderne atto e rendere ancora più incisiva la nostra richiesta di una politica per gli uomini – come continua a sostenere quotidianamente a gran voce Papa Francesco, ormai unica voce credibile – e non per le finanze, le banche, le multinazional

3 Commenti a “La Regione contro ‘La Collina’: superficialità, incompetenza o avversione?”

  1. Gian Carlo Buffa scrive:

    Certe notizie fanno venir voglia di urlare la propria rabbia contro certa politica stracciona che guarda con occhio miope ai reali interessi dell’isola.

  2. Giacomo Meloni scrive:

    La Confederazione Sindacale Sarda sostiene don Ettore Cannavera e la Collina ed è pronta ad aiutarli con tutte le sue forze anche manifestando pubblicamente per consentire a questo grande Progetto di Riscatto Sociale e di Centro Culturale vivo la sua continuazione e la prosperità.
    Con rinnovata amicizia
    Giacomo Meloni Segretario Generale CSS

  3. Mauro Puzoni scrive:

    Don Cannavera più che un prete e una persona che si dedica agli altri senza pretendere una contropartita. Questo non e ben visto dai poteri forti che non sono abituati a dare senza avere ricevuto
    FORZA ETTTORE LA COMUNITA CIVILE E’ CON TE

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