La servitù energetica in Sardegna

1 Luglio 2021

[Stefano Deliperi]

Una centrale eolica sui monti di Siurgus Donigala e un’Isola destinata alla servitù energetica? 14 aereogeneratori da 6,6 MW ciascuno, alti 220 metri, con una potenza complessiva 92,4 MW. Poi fondazioni, strade di accesso e opere di connessione alla rete elettrica nazionale, estensione interessata pari a 720 ettari.

E’ sui monti fra Siurgus Donigala e Selegas, proposto dalla milanese Siurgus s.r.l., l’ennesimo progetto di centrale eolica previsto in Sardegna.

In Sardegna, al 20 maggio 2021, risultavano presentate ben 21 istanze di pronuncia di compatibilità ambientale di competenza nazionale o regionale per altrettante centrali eoliche, per una potenza complessiva superiore a 1.600 MW, corrispondente a un assurdo incremento del 150% del già ingente comparto eolico isolano. 

A queste si somma un’ottantina di richieste di autorizzazioni per nuovi impianti fotovoltaici.

Complessivamente sarebbero interessati più di 10 mila ettari di boschi e terreni agricoli.

Ormai il quadro è chiaro, a mare e in terra la Sardegna sembra proprio destinata a diventare una piattaforma di produzione energetica, un’Isola destinata all’ennesima servitù.

Sono questi, infatti, sono i “numeri” dell’energia in Sardegna, come emergono dai dati TERNA 2019:

* 18 impianti idroelettrici (potenza efficiente lorda MW 466,4; producibilità media annua GWh 607,6);

* 52 impianti termoelettrici (potenza efficiente lorda MW 2.386,1; potenza efficiente netta MW 2.168,8);

* 593 impianti eolici (potenza efficiente lorda MW 1.054,9);

* 38.014 impianti fotovoltaici (potenza efficiente lorda MW 872,6);

* energia richiesta in Sardegna: GWh 9.171,5 energia prodotta in più rispetto alla richiesta: GWh +3.491,5 (+38,1%).

* produzione energia: GWh 13.630,6 (lorda); produzione netta per il consumo: GWh 12.809,9.

Il dato fondamentale della “fotografia” del sistema di produzione energetica sardo è che oltre il 38% dell’energia prodotta “non serve” all’Isola e viene esportato verso la Penisola (SaPeI, capacità 1.000 MW) e verso l’Estero (SaCoI, SarCo, Corsica, capacità 300 MW + 100 MW):         Qualsiasi nuova produzione energetica non sostitutiva di fonte già esistente (p. es. termoelettrica) può esser solo destinata all’esportazione verso la Penisola e verso la Corsica.

E’ del tutto evidente che, in base alla contenuta capacità di esportazione dell’energia fuori dall’Isola e all’impossibilità concreta di “immagazzinare” l’energia rinnovabile prodotta (i sistemi sono ancora in fase di studio o sperimentale), l’energia così prodotta dall’impianto in progetto sarebbe, di fatto, utilizzata solo a vantaggio del Soggetto produttore (insieme a incentivi e benefici vari) e non dalla Collettività nazionale, pur obbligata per legge ad acquistarla, non esistendo alcun  meccanismo legale di chiusura coercitiva di impianti produttivi di energia da fonti fossili[1].

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha inoltrato (29 giugno 2021) un atto di intervento nel procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di centrale eolica sui monti di Siurgus Donigala e Selegas: boschi, pascoli, aree d’interesse archeologico, produzione di prodotti agricoli di eccellenza.

La richiesta, formulata al Ministero della Transizione Ecologica, è quella della dichiarazione di non compatibilità ambientale.

Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico odv


[1] Gli impianti di produzione di energia elettrica essenziali per la sicurezza del sistema elettrico (art. 63, comma 63.1, dell’Allegato A alla delibera dell’AEEGSI n. 111/06) sono tutti “programmabili”, con combustibile fossile o biomasse (vds. https://download.terna.it/terna/A27%20-%20anno%202020_8d769b522431880.pdf). 

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