Contro la società dell’esclusione

1 Gennaio 2010

apicella30marzo09__

Radhouan Ben Amara

Il 5 dicembre è nata a Roma, la Federazione della Sinistra (Prc-Pdci e Socialismo 2000). E’ il nome che apre la prima scena del primo Atto: come nel Hamlet di Shakespeare, principe di uno Stato marcio, tutto comincia con l’apparizione dello Spettro, una parola che ci rimanda al Manifesto di K. Marx. Non c’è bisogno di essere comunista o marxista per cogliere l’evidenza di questo nostro tempo. Noi abbiamo una cultura che conserva in maniera più o meno direttamente visibile una profondità incalcolabile, il marchio di questa eredità socialista. Crediamo che l’egemonia politico-economica, rafforzata dal potere tecnico-mediatico, metta in pericolo ogni democrazia; ma la nostra eredità non è mai un dato, è sempre un compito inarrestabile. Il paese va male, il quadro è fosco, si direbbe quasi nero. La vita parlamentare non è solo falsificata da un gran numero di meccanismi socio-economici, ma si esercita sempre peggio in uno spazio pubblico profondamente sconvolto dagli apparati tecno-tele-mediatici e dai nuovi ritmi dell’informazione e della comunicazione, dai dispositivi e dalla velocità delle forze che esse rappresentano, dai nuovi modi di appropriazione che mettono in pericolo il sistema democratico e culturale del paese. La funzione stessa dell’inattività sociale, del non-lavoro e del sotto-impegno, entra in una nuova era. Il più evidente risultato che osserviamo oggi è l’emergere di una società dell’esclusione, o meglio, una società che accetta l’esclusione sociale come metodo principale di controllo sociale, che protegge i viziati clienti di una società dei consumi e ne integra la parte restante. Il grado di mobilità – l’abilità di cambiare spazi, ruoli e identità velocemente e senza dolori – diventa il principale e forse più efficace fattore di stratificazione rispetto a tutti gli ortodossi fattori sociali di disuguaglianza. La storia del lavoro diventa la storia di un delitto: l’uccisione della realtà; il reale che viviamo con questo governo, non scompare nell’illusione; è l’illusione che scompare nella realtà integrale: l’assassino e la vittima sono una sola persona. Ed è per questo che noi come Federazione dobbiamo preparare una strategia per affrontare tutti questi problemi, altrimenti ciò ci porta ad una sorta di idealismo fatalista o di escatologia astratta e dogmatica davanti ai mali del paese: noi rimaniamo fedeli alla virtù politica del controtempo, nel senso che dobbiamo portare testimonianza all’esigenza della giustizia, che deve essere riducibile alla giustezza e al diritto. Federazione della Sinistra deve essere il luogo di un altro Altrove, uno spazio culturalmente protetto e non un campo assediato; deve portare con sé l’Altro e il Tempo. L’istante che noi cerchiamo deve necessariamente, nel momento in cui è appena svanito, rinascere allo stesso istante, e mentre passa, deve già ricominciare. L’avvenire deve, come ogni provenienza, essere assolutamente e irreversibilmente (un) passato; puntiamo sulla dignità dell’uomo, quella dignità incondizionata che Kant giustamente elevava al di sopra di ogni economia, di ogni valore comprato o comprabile, di ogni prezzo di mercato.

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