Lavoro in Sardegna senza prospettive. I primi sei mesi di Telèfonu Ruju

1 Febbraio 2019

Foto Roberto Pili

[Isabella Russu e Francesco Nurra]

Sono passati ormai sei mesi da quando Caminera Noa ha lanciato la campagna di Telèfonu Ruju – Telefono Rosso ed è arrivato il momento di fare una prima analisi della sua attività.

Telèfonu Ruju ha ricevuto fra il mese di luglio e il mese di novembre 2018 un totale di 150 segnalazioni via mail, whatsapp, pagina Facebook e alcune di essere si sono concretizzate in incontri negli sportelli fisici di Cagliari, Sassari, Oristano. Il primo dato che vogliamo rendere noto è che la maggior parte delle segnalazioni che ci sono pervenute, cioè il 64%, sono arrivate da parte di donne. Il trimestrale Congiuntura Lavoro Sardegna, curato dall’ASPAL, nel numero del dicembre 2018 riporta una sostanziale parità di genere per quanto riguarda il numero di regolari contratti di lavoro avviati fra il 2014 e il 2018.

Un dato che entra in contrasto con quelli relativi alle differenze di occupazione femminile e maschile, sempre riportati dal trimestrale dell’ASPAL, che confermano una sostanziale disparità. La sintesi che emerge è la seguente: ci sono più donne disoccupate che uomini disoccupati, ci sono meno donne con un’occupazione e più uomini con un’occupazione. Un altro dato su cui dovremmo riflettere e agire è quello del “gender pay gap”: una donna viene sempre pagata meno rispetto ad un uomo, a parità di mansioni e competenze. Stando ai nostri dati le donne sono anche più soggette a casi di discriminazione e sfruttamento sul lavoro.

Abbiamo provveduto a suddividere le nostre segnalazioni in due filoni. Una prima tipologia, corrispondente al 40% è quella che presenta condizioni di sfruttamento lavorativo fra le quali, ad esempio: mobbing, contratto sottodimensionato, mancato o ritardo nel pagamento, demansionamento, straordinari non riconosciuti, ferie non pagate, pause non rispettate, condizioni abitative malsane.

Una seconda tipologia, corrispondente al 60% delle segnalazioni ricevute, è quella della richiesta informazioni, che abbiamo suddiviso in richieste di informazioni semplici (corrispondenti al 22% del totale) e segnalazioni riguardanti i ritardi nel pagamento per i tirocini ASPAL (corrispondenti al 78% del totale); quest’ultimo dato conferma quanto da noi sostenuto riguardo all’ASPAL, al malfunzionamento della comunicazione con questo ente (e con i centri per l’impiego) e alla variabilità delle date per corrispondere i pagamenti dovuti da parte della regione.

Duole ricordarlo, ma ci sono persone che per alcuni mesi all’anno sopravvivono a stento con queste cifre e ritardare l’arrivo di questi soldi corrisponde alla creazione di un problema economico per queste persone e di un problema politico generale.

Quando parliamo di alcuni mesi durante l’anno non lo facciamo in maniera empirica, poiché i dati riportati dall’ultimo numero del trimestrale dell’ASPAL confermano questo andamento. Il settore lavorativo che la fa da padrone, nel numero di contratti avviati e cessati fra il 2014 e il 2018, è il settore degli alberghi e dei ristoranti, un settore che lavora molto più nella stagione estiva che durante il resto dell’anno. Infatti,il 70% delle segnalazioni che abbiamo ricevuto provengono da questo settore; un settore stagionale nel quale avvengono, per quanto riguarda i nostri dati, la maggior parte dei casi di sfruttamento lavorativo di cui ci hanno informato.

Questo fatto è dimostrato innanzitutto dai dati generali, che mostrano come il picco massimo dell’avvio di contratti avvenga durante i mesi estivi, mentre il picco massimo della cessazione dei rapporti di lavoro avvenga alla fine del terzo trimestre dell’anno e del quarto; le percentuali da noi rilevate tramite le segnalazioni corrispondono a questa realtà, infatti la maggior parte delle segnalazioni sono arrivate nel mese di settembre (il 47% delle segnalazioni).

Le zone dalle quali sono pervenute più segnalazioni sono quelle della zona di Cagliari (col 47%) e della zona del Nord Sardegna (col 26.6%); questo nostro dato, nonostante riguardi un periodo inferiore di tempo, riflette il dato riportato dall’ASPAL, in quanto la maggior parte degli avvii e delle cessazioni dei contratti fra il 2014 e il 2018 siano avvenuti nelle zone di Cagliari (26%) e del Nord Sardegna (38%).

Poiché il nostro intento è anche quello di aumentare la coscienza e le azioni della classe lavoratrice, ci dispiace dover riportare un dato sconfortante: non è stata attivata alcuna vertenza in seguito alle segnalazioni di sfruttamento lavorativo; le motivazioni sono molteplici ed esplicitate dai lavoratori e dalle lavoratrici che ci hanno contattato: paura di ritorsioni, di perdere il posto di lavoro e la possibilità di lavorare in futuro nella stessa zona, soprattutto quando la lavoratrice era l’unica fonte di reddito della famiglia con figli minori a carico, ricatto da parte del datore di lavoro, paura di inimicarsi i colleghi e le colleghe e anche essere bollati come “quello che denuncia”.

L’evidenza relativa alla discriminazione di genere ci ha portato a voler agire in tal senso, con una nuova iniziativa volta a far emergere sempre più questo dato e portarlo alla luce, affinché nessuna donna molestata, ricattata, sottopagata e sfruttata soprattutto in quanto donna si senta più sola o abbia paura e vergogna di denunciare una situazione che non deve essere più considerata normale.

La violenza economica nei confronti delle donne è una forma di violenza in cui il sistema neo liberista e quello patriarcale si incontrano, e come militanti che quotidianamente lottano per il superamento di tutte le forme di oppressione non possiamo ignorarlo. Telèfonu Ruju non si ferma alla stagione estiva, ma continua la sua lotta allo sfruttamento, alla discriminazione, all’oppressione.

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