L’interesse della Sardegna per i rigassificatori

17 Novembre 2023

[red]

La nota del Coordinamento dei Comitati contro la speculazione energetica sull’intesa con lo Stato per la realizzazione di rigassificatori di grande taglia con annessa dorsale in Sardegna.

La Sardegna ritira in qualche modo il ricorso al decreto Draghi che, arrivati a questo punto, poteva essere approvato. Non hanno voluto correre questo rischio.

L’intesa concordata con il Ministero dal presidente Christian Solinas, sostenuto dai due assessori Anita Pili (Industria) e Marco Porcu (Difesa dell’ambiente) ha dato il via ad una massiccia importazione di metano, una fonte energetica fossile costosissima e “fuorilegge” secondo le norme UE, recepite dallo stato italiano. La spregiudicata operazione verrà pagata dagli utenti ai quali sarà addebitato il costo delle reti di trasporto realizzate, sventrando l’isola in lungo e in largo.

Ora la domanda che ci poniamo è questa: se le fonti fossili devono essere progressivamente superate a favore delle rinnovabili (65% entro 2030) quale è il senso di questa operazione? Aumentando la produzione fossile è chiarissimo che debbano aumentare, di conseguenza, i GW di installazione rinnovabile. Devastazione su devastazione.

Va fatto notare che, per quanto riguarda le esigenze della nostra isola, se gli impianti di nuove rinnovabili vengono realizzati in aree già compromesse, si consuma zero territorio e si raggiungono gli obbiettivi europei previsti di riduzione delle emissioni e dell’aumento di produzione energetica da rinnovabili. Ma se, invece di diminuire, aumentano le centrali fossili, i GW di rinnovabili necessari al raggiungimento degli obiettivi UE aumentano.

L’aumento dell’utilizzo del fossile (gas metano) determina l’aumento degli impianti di produzione da fonti rinnovabili!

Perché consentire una nuova dipendenza da una fonte fossile come il metano, molto costoso, già oggi aumentato più del 30% e sensibilissimo alla instabilità geopolitica?

A chi giova? A quali logiche risponde? Quanto peso hanno gli appetiti insaziabili delle lobby energetiche in queste decisioni fuori da ogni logica?

Questo accordo è antieconomico, antiscientifico e antistorico; tutti gli accadimenti sul piano geopolitico degli ultimi anni ci dimostrano che l’economia fondata sui combustibili fossili sia diventato il principale problema della società occidentale. La classe dirigente italiana (e quella sarda, per osmosi) dimostra una preparazione culturale di bassissimo livello.

Venerdì 10 novembre al nostro convegno di Sanluri l’assessora ci proponeva un tavolo tecnico per affrontare il problema delle rinnovabili e solo due giorni dopo “approva” l’intesa con lo stato italiano per la metanizzazione forzata dell’isola.

Non andremo a nessun tavolo, non certo con amministratori regionali come questi: inaffidabili, inutili e dannosi. Ai quali chiediamo di chiarire se stanno lavorando nell’ interesse dei sardi.

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