Matteo, chi sarà il prossimo?

3 Febbraio 2021

[Ottavio Olita]

‘Missione compiuta!’. Forse non un grido liberatorio, ma un pensiero di autogratificazione sicuramente sì e rivolto anche a Silvio Berlusconi che alcune settimane prima lo aveva caldamente invitato ad ‘andare fubi in findo’.

Il prode Matteo si è confermato ancora una volta il più importante demolitore della storia politica italiana. In confronto, Cossiga con le sue picconate era un dilettante. Proviamo a riepilogare le sue imprese compiute ‘per il bene del Paese’.

Famosi gli inizi, accolti con favore e sostegno: quegli appelli alla rottamazione della vecchia politica. Sembrava davvero che volesse apportare qualcosa di nuovo, invece era l’inizio di un percorso volto soltanto a glorificare se stesso, percorso che ha trovato per anni la massima espressione nelle adoranti adunate della ‘Leopolda’. Rottamati prima D’Alema, poi Bersani è quindi toccato a Romano Prodi. Candidato alla presidenza della Repubblica, centouno dei suoi ipotetici sostenitori gli dissero di no. Provate a ricordare chi guidava l’agguato del ‘fuoco amico’. Fu poi la volta dello ‘stai sereno’ per Enrico Letta. Una indegna camarilla di palazzo fatta nel trionfo dell’ipocrisia fece fuori l’allora presidente del consiglio. E in tanti ad applaudirlo sorridenti.

Neppure il brutto tonfo del 2016 con la bocciatura del referendum da lui fortemente voluto lo spinse a ridimensionarsi. Anzi. Mutando tattica (parola che, come lui stesso ha dichiarato in un’intervista, è alla base della sua attività politica), ha fatto l’agnellino con i suoi ex compagni di partito per farsi assegnare la delega alla formazione delle liste alle politiche del 2018, per poi trasformarsi in lupo scegliendo il momento più giusto per la scissione. Non avrebbe accettato a lungo di restare nell’ombra. Si trattava di attendere il momento giusto e così ha fatto. Giuseppe Conte, che era riuscito a neutralizzare il primo Matteo, ha dovuto soccombere sotto i colpi del secondo.

Questa idea delle demolizioni senza ricostruzione può davvero essere considerata un progetto politico? Quale ‘Italia Viva’ potremo mai immaginare se ogni attività è stata finora volta a distruggere? Forse è eccessivo porre ai sostenitori di Renzi in nome di quale etica accettano una prassi politica di tal fatta. Accantonando l’etica basterebbe chiedersi ‘cui prodest’ questo accanimento contro e non pro, questo ‘cupio dissolvi’ da cui emerge trionfante non una nuova idea della politica ma solo il suo nome, la sua faccia, il suo protagonismo personale.

Certo, c’è chi preferisce vivere ‘in odio a’ piuttosto che ‘per amore verso’, e nel privato siamo anche disposti a comprendere. Ma in politica? E’ da qui che sorge la domanda successiva. Chi sarà il prossimo ad essere colpito da questo Bruto in sedicesimo? Incapace di rispettare alleanze e patti cosa succederà se e quando sarà di nuovo coinvolto? Improbabile con Draghi, al quale ha avuto l’immediata spudoratezza di proporsi come ‘costruttore’ dopo aver ignorato l’analogo appello rivolto a tutti da Mattarella, forse giocherà sporco nelle trattative per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica. E Infine. Quando nascerà nei suoi fedelissimi il dubbio di essere soltanto figuranti di contorno che saranno brutalmente scaricati appena non serviranno più? Certo, non in tutti, visto che, ahimé, c’è anche chi preferisce rimanere tutta la vita servo.

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