Il Campiello e le vespe fastidiose

5 Settembre 2010

Michela Murgia

Michela, complimenti da tutto il Manifesto Sardo per la vittoria del Premio Campiello con il tuo bellissimo Accabbadora. Qualche volta ai premi si può anche credere, pur conoscendo i meccanismi della ‘società dello spettacolo’ e dell’industria culturale , senza appiattirsi al sistema.
Ed è bello portare quella particolare capacità sarda di rispondere a tono, convivere con gli insetti molesti eppure tenerli lontani.
La Nuova Sardegna di oggi, a p. 35, dice che Michela abbia ricordato a Bruno Vespa – che avrebbe scherzato sul precariato e il suo essere precaria – che lui stesso è un precario. Che precario non è chi, come lei, ha il privilegio di fare cose diverse, scegliendole, ma chi deve subire scelte non sue.
Bene fattu.
Ne approfittiamo allora per riproporre il collegamento all’articolo ‘Inventare la Sardegna’ di Mario Cubeddu, nel quale si parla di Accabbadora e altre cose, che pubblicammo poco più di un anno fa.

1 Commento a “Il Campiello e le vespe fastidiose”

  1. Giulio Angioni scrive:

    Bella “recensione”. Non la ricordavo così buona. Prima della pubblicazione facevo all’autrice dei rilievi come questi. Mi ha dato retta a modo suo. Mi chiedo ancora se ha fatto bene a non dar retta a un vecchio professore fissato con l’esattezza storica, filologica, etnografica e tutti i suoi distinguo. Temo che il suggerimento anche esplicito della storicità dell’accabadora abbia giocato un ruolo potente nella fortuna del romanzo. E credo che l’autrice lo sapesse. Come poteva rinunciare a un tale espediente? Ma allora, come la mettiamo con gli scrittori sardi che non riescono a essere realisti, se rendono reale l’irreale?

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