Non ci resta che Sergio

29 Gennaio 2022

[Roberto Loddo]

La spinta per la riconferma di Sergio Mattarella come Presidente della Repubblica da parte dei partiti della maggioranza di governo è l’unica scelta in grado di disinnescare tutti i possibili corto circuiti della democrazia parlamentare. Una sorta di medicina contro gli istinti autoritari e populisti presenti nella società di cui i Cinque stelle, la Lega e Fratelli d’Italia si sono da sempre fatti portavoce.

L’idea che la democrazia si possa ridurre a post su Facebook e Twitter come ricorda Gianluca Scroccu è figlia di una visione della politica impoverita che non considera le ragioni che hanno spinto i Padri costituenti a costruire una architettura costituzionale con i necessari contrappesi funzionali a mantenere lontane le derive fasciste e totalitarie. Per questo non eleggiamo i presidenti nelle prime chiame, “perché il Paese deve far fronte a problemi più concreti nella società”.

Ho trovato aberrante l’ipotesi che il capo dei servizi segreti, figura peraltro lontana dalla politica e dal parlamento, potesse diventare anche il Capo dello Stato, come in Egitto e in Russia, unici paesi al mondo che hanno optato per questa scelta e che certamente non hanno dimostrato di essere campioni di democrazia e di rispetto dei diritti umani.

Stesso discorso per chi ha difeso la possibilità che Mario Draghi traslocasse al Quirinale. Le spinte presidenzialiste che ciclicamente riappaiono con l’emergere di nuovi leader rappresentano una vera e propria peste che colpisce tutti i soggetti democratici ed è direttamente proporzionale alla maggiore influenza di quei poteri che hanno scelto di mettere il mercato come motore della società. E Giorgetti ha fatto bene a dimettersi perché è uno dei maggiori interpreti di questa linea.

Esiste una chiara relazione tra chi difende le politiche neoliberiste e chi propone di estendere le spinte presidenzialiste. Spinte che maturano quando è in atto una crisi, una crisi democratica, una crisi economica oppure, per arrivare ai nostri giorni, una crisi del sistema di protezione della salute causata da una pandemia.

Il rimedio non può essere quello dell’onnipotenza della maggioranza impersonata da un leader carismatico. Per questo motivo, dopo l’elezione del Presidente della Repubblica che mi auguro sia nuovamente Sergio Mattarella, è urgente costruire una legge elettorale più democratica e proporzionale che rimetta al centro il parlamento le assemblee elettive.

Abbiamo di fronte agli occhi il fallimento dei sistemi presidenzialisti e dei loro stregoni di riferimento, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Giuseppe Conte. Un fallimento totale, dal governo del Paese passando per le Regioni e i Comuni. La sinistra e tutte le persone che credono nella democrazia hanno l’opportunità di avviare da subito una riflessione collettiva nella società per evitare questa marea populista possa rialzare la testa. Anche in Sardegna.

Lo dobbiamo fare per due motivi. Perché alle prossime elezioni non possiamo permettere di essere governati dalla destra intollerante dei nipoti di Orban. Ma non possiamo nemmeno permettere di riprodurre un finto campo progressista che governa attraverso dei Cesari che congelano le assemblee elettive e la democrazia.

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