Perché non discutiamo?

1 Maggio 2008

Redazione

Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto una lettera di Cristina Ibba, segretaria federale di Rifondazione Comunista, e di altre/i tre componenti del cpf (comitato politico federale). Una lettera molto sofferta con la quale venivano sottolineati aspetti importanti della vita del partito, soprattutto una critica relativa alla sua direzione, alla sua linea politica, alla litigiosità degli organismi dirigenti e al loro rapporto con i compagni impegnati nelle strutture periferiche o nelle associazioni. Insomma una lettera che suggeriva una riflessione e una discussione ampia non solo all’interno del partito ma anche con coloro che pur non essendo iscritti al partito lo hanno sempre votato e sostenuto.
Volevamo pubblicizzare subito questa lettera per favorire un dibattito che coinvolgesse tutta la sinistra, in quanto i problemi che essa solleva sono problemi di molti. Ma l’esito elettorale disastroso ci ha fatto pensare che la discussione sarebbe venuta da sé, senza sollecitazioni esterne. Non è stato così, anzi registriamo da parte di Rifondazione una chiusura incomprensibile e del tutto immotivata. Esprimiamo questa valutazione perché proprio in questi giorni abbiamo ricevuto una mail, attraverso la quale veniamo a conoscenza della riunione (prevista in prima convocazione per il 5 maggio) del cpf dove si discuterà, oltre che della presa d’atto delle dimissioni della segretaria federale dall’incarico e dal partito, anche della surroga(!) dei componenti il CPF.
Sicuramente la lettera, se non contenesse la sigla ‘Rifondazione Comunista’, potrebbe essere scambiata con una comunicazione di un amministratore di condominio!
E non possiamo certo tacere che anche nelle altre formazioni della mai veramente nata ‘Sinistra Arcobaleno’ sono endemiche la scarsa comunicazione, le fratture, abiure e scomuniche, separazioni in casa e sedi parallele: basti citare la nascita di ‘strani’ gruppi regionali, il caso dei Verdi di Cagliari, i rapporti fra le diverse anime di Sinistra Democratica, i ‘voti di scambio’ fra elezioni nazionali ed elezioni regionali proposti da supposti innovatori autonomisti, ben esperti in vecchie pratiche politiche.
C’è da chiedersi come mai, dopo queste ultime elezioni, non si avvertano come prioritari l’esigenza e il dovere di avviare un dibattito reale che coinvolga il maggior numero di compagni, di associazioni e di movimenti, e si avverta invece l’urgenza di risolvere il problema dei propri organismi dirigenti. Già in altre occasioni abbiamo sottolineato come i nostri partiti o associazioni talvolta raggiungano livelli di conflittualità che logorano profondamente non solo le strutture organizzative interne ma anche il rapporto con chi ha seguito e segue ancora, pur con minore entusiasmo di prima, le nostre iniziative. Vogliamo davvero smetterla di screditare, con iniziative burocratiche e autoritarie, chi a sinistra intende avviare il processo unitario di cui c’è bisogno nel nostro paese? Noi ci auguriamo di si.
Pubblichiamo intanto la lettera dei compagni dimissionari e quella che convoca il CPF di Rifondazione Comunista.

Care compagne,
cari compagni,
caro Franco,
caro Michele,

da circa 15 mesi (dal gennaio 2007) abbiamo iniziato l’esperienza all’interno della segreteria federale e del C.P.F. , dopo un congresso sofferto, dopo anni di vita di partito sofferti.
Il congresso straordinario ci aveva ridato speranza, coraggio, nuova passione.
Abbiamo da subito cercato di superare quell’ esasperazione correntizia che per anni aveva ingessato il partito e soprattutto non aveva permesso, a tante compagne e compagni, di mettere a disposizione le loro competenze ed energie migliori.
Abbiamo sostenuto con forza la necessità di ricercare nuove coordinate sulle quali fondare la pratica della trasformazione sociale, attraverso dibattiti e riflessioni che mettessero al centro le differenti soggettività e soprattutto la consapevolezza della parzialità dei differenti punti di vista.
Questi sono stati i presupposti che ci hanno permesso di iniziare quel processo di lavoro comune, riflessione, scavo, conflitto con gli altri partiti della sinistra arcobaleno e con i tanti movimenti che operano da anni anche nella nostra realtà territoriale.
Abbiamo creduto fermamente che la crisi della politica, la crisi soprattutto della sinistra, si dovesse combattere oltre che con l’elaborazione teorica prodotta dalle tante soggettività politiche che avevano animato le straordinarie manifestazioni del 20 ottobre e del 24 novembre, anche attraverso pratiche politiche veramente innovative, attraverso cioè una sperimentazione coraggiosa di modalità di direzione politica alternativa.
Perché si la politica è sogno, ma inizia qui e ora.
Ecco perché il paradigma della non violenza abbiamo cercato di farlo diventare impegno soggettivo facendo un lavoro su noi stessi/e, nella ferrea convinzione che, per mettere a valore le nostre molteplici complessità ed eliminare quei rapporti muscolari tipici dei partiti comunisti novecenteschi, fosse necessaria la pratica del dialogo, del confronto, dell’ascolto.
Volevamo far rinascere un partito diverso, come ci siamo detti anche a Carrara, un partito diffuso, un partito orizzontale.
E invece ci siamo trovati di fronte un partito escludente dove permane la logica del nemico-
amico e quindi di tutte le conseguenti azioni “violentissime” per annientare l’avversario.
Avversario è in genere colui o meglio colei (perché questo è soprattutto un partito misogino) che esprime un dissenso, che non cede alle logiche del capo-bastone, una persona autonoma e libera nel pensiero.
Un partito dove è diffusissima l’idea della politica intesa come occupazione di luoghi istituzionali, quindi come presa e gestione del potere; un partito che ha assorbito certi comportamenti da quei modelli sociali che vorrebbe contrastare e cambiare.
Le logiche personalistiche, il presenzialismo e l’arrivismo si esplicano soprattutto in quei circoli che esistono solo come comitati elettorali.
Anche a queste logiche ci siamo contrapposti, ma senza risultato perché è troppo strutturata la gerarchia del potere interno.
Il nostro lavoro, molto umile, volontario, generoso, aperto ad una continua ricerca e sperimentazione sia nelle forme che nei contenuti, è stato mortificato da una ristretta oligarchia che ha la pretesa di rappresentare tutto, parlare di tutto, decidere di tutto.
Abbiamo creduto che per un reale rinnovamento i compagni, ma soprattutto le compagne, avrebbero dovuto rompere totalmente quella sudditanza psicologica che li ha portati ad adattarsi, omologarsi e a farsi legittimare solo dalla struttura dirigenziale.
Anche la democrazia di genere è stata tradotta in pura pratica di cooptazione.
Pensiamo che sia totalmente estraneo alla democrazia di genere anche quel contorno politico al femminile che l’oligarchia dirigenziale cerca di esibire dentro le istituzioni e dentro al partito, spacciando per nuove modalità politiche quelle che in realtà altro non sono che vecchie pratiche di potere per niente democratiche.
Pertanto non è più possibile per noi “abitare” questo partito dove ogni giorno aumenta il divario tra le dichiarazioni d’intenti, l’elaborazione politica e le pratiche politiche.
Un partito concepito in maniera proprietaria, funzionale alla conservazione e alla riproduzione delle sue classi dirigenti, escludente e mortificante per tante compagne e compagni che quotidianamente da anni danno il loro valido contributo in sordina.
Per questo abbiamo deciso non solo di dimetterci dai nostri incarichi politici, ma di portare la nostra passione e il nostro impegno fuori da questo partito con la convinzione che possano esserci spazi per una sinistra aperta alle pluralità e alle differenze e per un esercizio della politica non confinato nelle stanze dei partiti.
Ringraziamo tutte le compagne e i compagni che in questo anno ci hanno sostenuto, sia in Sardegna che nel territorio nazionale, contribuendo al nostro percorso politico e personale.

Un abbraccio

Cristina Ibba (segretaria Federale Cagliari)
Marta Proietti Orzella (segreteria Federale Cagliari)
Bruno Carboni (segreteria Federale Cagliari)
Nunzia Scano (comitato politico federale Cagliari)

Cagliari 13 aprile 2008

Oggetto: Convocazione CPF

Care/i compagne/i
la riunione del CPF è convocata, in prima convocazione, il giorno Lunedì 5 Maggio 2008 alle ore 17:00 nei locali della federazione di Caglari in Via Asproni n.24, con il seguente ODG:

1. Presa d’atto del collegio di garanzia delle dimissioni della segretaria federale dall’incarico e dal partito, e dimissioni dall’incarico e dal partito, componenti la segreteria federale (Proietti, Carboni), dimissioni componente CPF dall’incarico e dal partito CScano Nunzia);
2. Surroga componenti CPF;
3. Surroga componenti CFG;
4. Eventuale elezione del/della segretario/a federale.

Fraterni saluti

Il Presidente del CFG

Emanuele Fonnesu

Cagliari 28 Aprile 2008

2 Commenti a “Perché non discutiamo?”

  1. Tore Melis scrive:

    La lettera di Cristina e degli altri compagni dovrebbe suscitare più d’una riflessione su ciò che i partiti sono diventati. Se circa il 75% del nostro elettorato, qualcosa come 2,5 milioni di elettori, in Sardegna 83 mila, ha deciso di non votarci, significa che si è rotto un meccanismo. Non basta più esibire un simbolo per avere automaticamente un risultato determinato. Quelli di cui facciamo parte, o da cui prendiamo le distanze, non sono altro che sigle gestite da gruppi di potere in continuo conflitto. Tutto ciò che non si asservisce a tale potere, viene reciso inesorabilmente, o tacciato come nemico pericoloso. In realtà non esistono più i partiti. Se esistessero, sarebbero strutture fondate sul rigore etico e morale, capaci di determinare la condotta di qualunque dirigente. Che fare quindi? Usciamo dalle sigle, incontriamoci liberamente, torniamo fra la gente, non con rendite politiche acquisite in nome di un simbolo o sotto la garanzia dei capi noti, bensì con un progetto capace di migliorare la vita delle persone.I partiti di cui facciamo parte basano la forza sull’esclusione, invece ciò che serve è capacità d’inclusione, di partecipazione e di democrazia. Nessuno può essere il proprietario di un partito o delle sue scelte. Si deve servire il partito, non servirsene! La sconfitta del 13-14 aprile offre a tutti noi la possibilità di iniziare un nuovo cammino, facciamolo, non deleghiamo più il nostro impegno, liberiamoci subito!

  2. [email protected] scrive:

    Ci arrivano lettere e documenti da parte di alcuni compagni sui temi che abbiamo proposto. Alcuni sono lunghi e perciò non possiamo inserirli nei commenti. Li pubblicheremo nel prossimo numero del 16 maggio e intanto coloro che intendono partecipare al dibattito possono inviare ugualmente le loro riflessioni.

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