Perché scendiamo in piazza per la Palestina e contro le esercitazioni militari

5 Maggio 2025

[red]

Il Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina chiama alla mobilitazione popolare contro esercitazioni militari in corso in Sardegna Sabato 10 maggio alle ore 16.00 in Piazza Costituzione a Cagliari che proseguirà verso piazza Matteotti, dove fino alle 21.00 ci sarà musica, arte e interventi informativi.

“Non possiamo restare in silenzio mentre l’Italia si rende complice del genocidio in Palestina, partecipando attivamente alla guerra con la fornitura di armi e appoggio incondizionato al colonialismo israeliano” dichiarano gli organizzatori della mobilitazione in una nota stampa di cui pubblichiamo la loro nota stampa.

Lo scorso lunedì 5 maggio il criminale di guerra Benjamin Netanhau ha chiarito che intende deportare centinaia di migliaia di uomini, donne, bambini e bambine palestinesi per impossessarsi delle loro terre. Cosa altro serve perché i nostri governi decidano di vedere Israele per quello che veramente è, ossia una spietata impresa coloniale che punta all’eliminazione di un intero popolo, e agisca di conseguenza?

Serve una assunzione di responsabilità. Tutti e tutte dobbiamo assumerci la responsabilità di fermare il genocidio a Gaza e la prosecuzione della pulizia etnica in Cisgiordania. Noi, come ogni altro popolo europeo e occidentale, abbiamo il preciso dovere di chiarire al nostro governo che non intendiamo essere complici in questo massacro. Noi abitanti della Sardegna più di altri e altre abbiamo la possibilità di dare un contributo fattivo alla fine del genocidio, dichiarando la nostra terra indisponibile alle esercitazioni militari e alla fabbricazione di strumenti di morte.

Lottiamo insieme contro chi occupa militarmente le nostre terre e i nostri mari per testare armi destinate a massacrare popolazioni nei conflitti di oggi e di domani. Resistiamo a chi vuole farci pagare il prezzo di guerre che affamano i popoli che le subiscono mentre a noi tolgono la sanità, la scuola e l’università pubbliche, trasformando questi diritti in privilegi. Resistiamo alla propaganda bellica diffusa in scuole, università e nei vecchi e nuovi mezzi di informazione. Resistiamo a chi depreda la nostra terra, espropriandola e sfruttandola in nome del profitto”.

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