Perchè?

1 Ottobre 2007

Luigi Pintor 25 Luglio 2001

Bisognerebbe capir bene perché Berlusconi e il suo governo hanno voluto mostrare un volto così brutale due mesi dopo il trionfo del 13 maggio e nel primo mese di esercizio del potere. Perché la situazione gli è sfuggita di mano? Per colpa delle tute nere? Per timore di un corteo giovanile? Perché la polizia è scriteriata? Non regge, non c’è proporzione. E se le cose stessero così sarebbe un povero governo di dilettanti. Oppure Berlusconi e il suo governo sono stati costretti a fronteggiare, come affermano, una “strategia eversiva”? Fosse vero, che il malessere sociale e la contestazione del pensiero unico e sovrano hanno questa dimensione nel mondo globalizzato e in un paese come il nostro, dove la sinistra e l’opposizione politica sono deboli come mai in passato.
Oppure Berlusconi e il suo governo hanno paura di se stessi, avvertono il distacco tra i loro progetti e la realtà, si sentono impari al compito? Non hanno questa umiltà. Avendo piuttosto una mentalità totalitaria, attribuiscono le proprie difficoltà semplicemente alla democrazia che implica dissenso e non li lascia lavorare.
Le giornate e le nottate di Genova sono un frutto di questa mentalità. Sono giornate e nottate “tambroniane” dal principio alla fine, dalla militarizzazione della città a quel purissimo episodio di squadrismo di stato rappresentato dall’irruzione notturna nel dormitorio del Forum: un episodio “cileno” che illumina tutto il quadro di inconfondibile luce.
Forse Berlusconi e il suo governo non hanno voluto mostrare un volto brutale. Semplicemente ce l’hanno e lo si è visto senza trucco, neppure velato dai manierismi parlamentari che il ministro Scajola ha del resto abolito. Fino a ieri Berlusconi e Fini e Bossi potevano apparire come un trio variopinto attinente al folclore nazionale più che alla tradizione fascista anch’essa nazionale. Ora hanno spiegato che non è così e che “non faranno prigionieri”.
Se ho sbagliato per difetto scrivendo che a Genova non ci sarebbero stati incidenti gravi, può darsi che ora sbagli per eccesso scrivendo che dopo Genova possiamo aspettarci di tutto. Diciamo quasi di tutto, un clima, un comportamento, una politica che forse spaventerà anche la buona borghesia. Noi non siamo ancora abbastanza spaventati e perciò non riusciamo a dare alla nostra indignazione un’espressione politica adeguata e compiuta in tempo reale.

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