Presentazione del numero 26

16 Maggio 2008

Prosegue la discussione a sinistra, mentre si profila il maggioritario anche nella CGIL, e continua quella sul ’68, accompagnati dagli Stormy Six. La discussione attraversa quindi passato e presente (con un intenso ricordo di Luigi Pintor) simboli vecchi e nuovi, letteratura e turismo militare all’ombra del G8. Il ritrovamento dei ruderi del castello aragonese nel pieno centro di Sassari ripropone il discorso sulla città che vorremmo. Chiude Vissi d’Arte, una nuova proposta, ancora sperimentale (iniziamo con Cagliari e Sassari), di orientamento sugli eventi di arte e spettacolo.
Articoli di Giovanni Meloni, Andrea Pubusa, Francesco Cocco, Gianni Loy, Mario Cubeddu, Antonietta Mazzette, Marcello Madau, Sandro Roggio, Marco Ligas, Sante Maurizi, Rita Atzeri e Mario Faticoni, Raffaello Ugo, Cristina Lavinio, Manuela Scroccu. Unità e dialogo a sinistra? Noi ci proviamo. Buona lettura.

3 Commenti a “Presentazione del numero 26”

  1. Celeste Murgia scrive:

    Gentile Direttore,
    mi chiedo e le chiedo che senso ha pubblicare articoli nel suo giornale come quelli di Pubusa del 16 maggio. Con l’emergenza democratica, l’illegalità dilagante e l’italia che sprofonda nelle sabbie mobili le chiedo ancora ed insistentemente a chi potrebbe giovare un ragionamento siffatto.
    D’istinto mi verrebbe da dire che l’articolo è composto di insulti, sconnessi per giunta, in sardo diciamo” a verionis” , parlare a svarioni.
    Nell’interesse del giornale e dell’autore perchè non ha pubblicato solo l’ultima parte, propositiva quand’anche non condivisibile, di quell’articolo?
    Ringrazio e saluto.

  2. Andrea Pubusa scrive:

    Che bello sarebbe, caro Murgia, se esistesse ancora la censura! E se il compagno direttore potesse impedire di parlare! E se dalla sconnessione degli insulti si potesse anche desumere una qualche forma di patologia mentale? Si potrebbe fare qualcosina di più: non solo togliere la parola, ma anche disporre un internamento in qualche struttura premurosamente volta al recupero del deviante. Che bello sarebbe, caro Murgia! Del resto, non sei solo. Contro gli insulti sono anche quanti chiedono il bavaglio per i vari Grillo, Luttazzi, Santoro e Travaglio. Ma possibile che tu non ti renda conto che quello che tu chiami “insulto” lo ha inferto al ceto dirigente della sinistra l’elettorato? Possibile che ancora non si sia capito che il voto è stata un’espulsione collettiva di questo ceto dal panorama politico italiano? Un’espulsione dalla comunità politica, si badi, di gruppi dirigenti rissosi e inaffidabili, a parole protesi verso nobili ideali, in realtà spigolosamente volti a tutelare la propria postazione di potere. E l’insulto lo abbiamo subito e lo subiamo noi, che, con disinteresse volevamo e vogliamo dare un contributo alla battaglia sociale e democratica e ne siamo impediti o ostacolati dalle indecorose lotte per bande.
    E tu Murgia, anziché invocare censure e dichiarazioni di sconnessione mentale, perché non ci dici cosa pensi e cosa proponi? Non sarebbe un miglior modo per ripartire?

  3. Celeste Murgia scrive:

    Gentile Professor Pubusa,
    da parte mia era evidente nessun invito alla censura e nessun allarme per dichiarazioni sconnesse. Se lei ha pensato così le chiedo scusa, ciò non era nelle mie intenzioni.
    In modo provocatorio facevo quelle domande al Drettore e a Lei perchè, secondo me, la prima parte del suo articolo non era all’altezza del ruolo che lei svolge nella società di oggi e di ieri. Nel senso, sempre secondo il mio punto di vista, la sua analisi politica non veniva colta dalla gente comune.
    Mi son sentito autorizzato ad usare il modo graffiante, con cui solitamente ci si rivolge ad uomini pubblici, e lei è stato per un decennio consigliere regionale. Quindi niente di personale.
    La ringrazio della risposta e colgo in pieno l’invito che lei mi rivolge. In parte lo sto gia facendo insieme ad operai e gente di popolo, la quale in modo sorprendente ha colto, senza qualità intellettuali e poca informazione, ciò che Lei sottolineava nell’articolo e nella risposta.
    Ciò nonostante siamo consapevoli di vivere una realtà drammatica e sfuggente, siamo preocupatissimi per il futuro che ci inquieta sempre di più e vorremo capire la dinamica di ogni evento.
    La saluto.
    Celeste Murgia

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