Relazioni Travolgenti

16 Luglio 2010

bacio

Marco Ligas

Ciò che emerge dall’inchiesta sugli appalti per l’eolico in Sardegna è ormai chiaro: Flavio Carboni, l’ex esponente della DC campana Pasquale Lombardo e l’imprenditore Arcangelo Martino sono accusati di appartenere ad un’associazione per delinquere tesa a condizionare le attività degli organi dello stato e gli apparati della pubblica amministrazione; e con queste motivazioni sono stati arrestati. Contemporaneamente il coordinatore del Pdl Denis Verdini, il presidente della giunta regionale Ugo Cappellacci e l’onnipresente Marcello Dell’Utri sono indagati per le stesse ragioni, ma non sono i soli. Pochi pensionati sfigati! Ancora una volta dirigenti delle formazioni politiche che governano il paese risultano complici in attività malavitose con i protagonisti di organizzazioni mafiose e piduiste. Ha poca importanza stabilire se i proventi ricavati da queste attività arricchiscano singole persone o le formazioni politiche a cui appartengono. Gli effetti dei reati sono sempre gli stessi: sottrarre alla comunità, attraverso l’uso perverso del potere, risorse utilizzabili altrimenti, si pensi per esempio alla sanità o alla formazione. Tutt’al più il passaggio di tangentopoli dalla prima fase a quella attuale si può considerare un’evoluzione dell’iniziativa privata: non si ruba più per sostenere un partito ma lo si fa nell’interesse di singoli profittatori o di nuovi clan che hanno aggiornato le strutture obsolete delle loro organizzazioni criminali. Ma non è l’appropriazione del denaro pubblico l’unico obiettivo perseguito da queste organizzazioni. È sempre più evidente il loro tentativo di delegittimare le istituzioni democratiche per far prevalere un potere esterno agli organi costituzionali che consenta al tempo stesso i privilegi (per pochi) e la progressiva limitazione dei diritti (per la maggioranza dei cittadini): insomma la creazione di un regime.

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Limitiamoci per ora a qualche considerazione sull’eolico. Quali sarebbero stati gli effetti della presenza di un sistema di pale eoliche nella nostra isola? Innanzitutto la deturpazione del territorio e del paesaggio. Il progetto prevedeva l’uso di decine di chilometri di coste e una produzione di energia rinnovabile del tutto sproporzionata rispetto ai bisogni delle popolazioni locali. La sua funzionalità era subordinata prevalentemente all’uso del denaro pubblico per sovvenzionare le organizzazioni mafiose che così avrebbero avuto modo di introdursi e diffondersi nella nostra isola. Naturalmente degli effetti dei rumori delle turbine eoliche, dovuti al vento incidente sulle pale, nessuna preoccupazione. È risaputo infatti che coloro che risiedono nelle immediate vicinanze di un parco eolico sono esposti al rischio della sindrome da pala eolica, un insieme di disturbi di natura neurologica. Ma le stesse attività produttive, soprattutto quelle legate alla pesca e al turismo, avrebbero subito gravi contraccolpi con un ulteriore ridimensionamento. Non a caso, quando l’ipotesi dell’insediamento delle pale eoliche si è fatta concreta, c’è stata una sollevazione generalizzata da parte delle amministrazioni dei Comuni costieri, indicati come destinatari dell’iniziativa speculativa.

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Tutta questa vicenda vede fra i personaggi più importanti, poco importa se nel ruolo di protagonista o di gregario, il governatore della Sardegna. L’autorità che avrebbe dovuto guidare la giunta regionale in un’azione di riscatto dell’isola attraverso la difesa del lavoro e la tutela delle ricchezze presenti nel territorio, intreccia e consolida le sue relazioni con personaggi corrotti, facenti parte di vecchie e nuove associazioni criminali. A che titolo mantiene queste relazioni? Non solo non gli è consentito come singolo cittadino perché a nessuno è permesso di condividere interessi con chi è un delinquente abituale; a maggior ragione non gli è consentito come rappresentante delle istituzioni. La Sardegna ha bisogno più che mai di una guida politica che sappia porsi dalla parte di chi lavora e difende la democrazia e la legalità. Personaggi come Cappellacci non solo non sono idonei al raggiungimento di questi obiettivi, ma discreditano  la Sardegna davanti ai tanti cittadini onesti che, soprattutto in questi mesi, vivono le conseguenze di una crisi economica e morale senza precedenti. Deve andarsene, la sua presenza è dannosa ed è destinata ad aggravare la democrazia nella nostra isola. L’opposizione deve essere più incisiva, deve impegnarsi con determinazione per il raggiungimento di questo obiettivo, anche prestando minori attenzioni al tema delle giunte provinciali e dei vari equilibri interni ai diversi schieramenti.

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Ritengo che un discorso a parte meritino le organizzazioni della Chiesa in Sardegna. Ho già sottolineato in altre occasioni come l’appoggio che l’arcivescovo Mani ha dato al centro destra durante le elezioni regionali sia stato inopportuno. L’apparire in pubblico, e ripetutamente, accanto a Berlusconi e a Cappellacci non è stato un buon servizio reso alla democrazia e ai principi di equilibrio che la Chiesa dovrebbe sempre rispettare. L’Arcivescovo Mani potrebbe però correggersi e ammettere oggi che il sostegno che ha fornito a Berlusconi e Cappellacci non è stato ripagato perché coloro che ha sostenuto  non rispettano i diritti dei cittadini, cattolici e no.

1 Commento a “Relazioni Travolgenti”

  1. Tommaso Lecca scrive:

    Purtroppo la domanda mi sorge spontanea: e l’opposizione cosa fa? Dalle cronache politiche di oggi pare che sia stata presentata una mozione di sfiducia nei confronti di Cappellacci, e su questo sono d’accordo, però, salvo sporadiche proteste da parte di pezzi della società civile, non vedo una grande indignazione e mancano quelle azioni dimostrative che ci si aspetterebbe in questi casi. Sembra quasi che i sardi sapessero già tutto ancora prima della pubblicazione delle intercettazioni che provano il coinvolgimento di Cappellacci in questo ennesimo episodio di malaffare all’italiana. Questa vicenda conferma che ormai i governi non cadono più per le proteste e le pressioni della società, ma solo per le divisioni di palazzo che lacerano la maggioranza di turno dall’interno, facendola cadere dopo lente e dolorose agonie che danneggiano indiscriminatamente tutta la politica e che fomentano l’astensionismo. La vicenda sarda di questi giorni è molto simile a quella italiana di questi mesi: ci sono gli scandali, poca indignazione e molta attesa per il litigio interno alla maggioranza che faccia crollare tutto. A mancare è sempre l’opposizione, troppo impegnata alle beghe interne e alle lotte intestine su chi deve fare il capo.

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