Renzi, l’americanizzazione della politica

1 Gennaio 2014
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Francesco Casula

Sbaglia chi ritiene che oggi, il cancro della politica stia essenzialmente – o comunque si esaurisca – nell’affarismo, nella corruzione e nel malaffare dei “politici” di cui, ormai da anni, è zeppa la cronaca quotidiana.
Certo, quest’aspetto è quello più volgarmente visibile e corposo e giustamente colpisce e impressiona l’opinione pubblica e i cittadini creando un’istintiva reazione di protesta, rifiuto e di reiezione della “politica” tout court, vista come “cosa sporca”, “affare per mestieranti”, da cui dunque stare alla larga e da evitare. Salvo continuare da parte di quelli stessi cittadini a sostenere e votare quelli stessi politici che abominano, perché evidentemente sperano comunque di ottenerne un qualche vantaggio.
No, il cancro della politica sta oggi in ben altro: le ruberie, la ricerca esclusiva del proprio particulare in qualche modo costituiscono l’aspetto “patologico” dell’azione politica, una sorta di bubbone che potremmo chirurgicamente recidere attraverso l’azione della magistratura o con un controllo più oculato. O più semplicemente smettendola di finanziare, con centinaia di milioni di euro “la politica”: ovvero i gerarchi e gerarchetti dei Partiti.
Il cancro più pericoloso, proprio perché ormai oggi “fisiologico”, strutturale, dentro la “politica stessa” e che, sia pure in misura diversa, attiene a tutti i Partiti e all’intero sistema politico italiano sta in ben altro. L’opinione pubblica tale aspetto, spesso non riesce a coglierlo, altre volte si abitua considerandolo non un “cancro” ma un aspetto positivo di “modernizzazione” della politica.
Qual è dunque questo cancro, questo cambiamento “genetico” della politica?
Il sistema politico italiano da un po’ di tempo – almeno da 20 anni – tende sempre più a “modernizzarsi”, “americanizzandosi”. Ricorre cioè a un uso più consolidato e più spregiudicato dei nuovi mezzi di comunicazione di massa, di tecniche più sofisticate di psicologia di massa, di linguaggio, di controllo dell’informazione, di sondaggi. Attraverso tali tecniche e linguaggi, Partiti uomini politici e programmi vengono “venduti”, prescindendo dai contenuti: quello che conta, che si valorizza – come in tutte le operazioni di marketing – è l’involucro, la confezione, l’immagine, il look: Renzi, da questo punto di vista è esemplare.
Berlusconi, la versione estrema della mutazione della politica, come gli altri ras dei Partiti che cercano di imitarlo, vengono scelti e votati in quanto immagini rappresentative e simboliche del moderno autoritarismo e del gioco simulato, dietro tecniche di comunicazione, in larga misura mutuate dalla pubblicità.
La politica si svuota così e di contenuti – restano solo quelli simulati – e diventa pura e asettica gestione del potere: il conflitto tra i Partiti – più apparente che reale – diventa lotta fra gruppi, spesso trasversali, in concorrenza fra loro per assicurarsi questa gestione. La battaglia politica perciò diventa priva di telos, di finalità. E poiché i gruppi politici si battono fra loro avendo come unico scopo la conquista e la gestione del potere e l’occupazione di Enti, di qualsivoglia genere – da quelli bancari a quelli culturali – purché rendano in termini di soddisfacimento degli appetiti plurimi dei “clienti” più fidati, idee politiche, ideologie, programmi e progetti si riducono a pura simulazione: sono effimeri e interscambiabili. Tanto che qualche anno fa i due “poli” di centro-destra e di centro-sinistra si scambiarono reciproche accuse di plagio dei programmi. E negli ultimi due anni si sono addirittura organicamente alleati, prima con il governo Monti e oggi con Letta.
In nome – si sostiene – della governabilità e della stabilità, considerata alla stregua di una vera e propria finalità politica.
La politica diventa in tal modo autonoma non solo dall’etica ma dall’intera società e si riduce a “gioco” simulato e insieme a “mestiere” – ben remunerato – per “professionisti”: non a caso nasce il termine “i politici”.
La legittimazione per i Partiti e i “Politici” non nasce più dalla libera aggregazione dei cittadini attorno a finalità e programmi e progetti discussi, concordati e condivisi, né dal consenso popolare, né da una delega concessa su obiettivi determinati, né dalla difesa di interessi di classi, categorie o gruppi sociali.
La legittimazione tende ad essere tautologica: si è legittimati a governare, per il fatto stesso di essere al governo. E i Partiti sono legittimati per il fatto stesso di essere all’interno del sistema dei Partiti – o della partitocrazia che dir si voglia – più florida che mai nonostante i supposti propositi e i disegni di colpirla.
Più florida, prosperosa e ben pasciuta, grazie alle centinaia di milioni di Euro dello Stato, cioè del contribuente, devoluti e concessi ai Partiti, in barba a un Referendum popolare in cui pressoché all’unanimità i cittadini si erano pronunciati con nettezza contro il finanziamento pubblico.
Il sistema elettorale basato sul Porcellum e sul maggioritario è uno degli strumenti principi dell’americanizzazione della politica italiana e dunque della espropriazione delle capacità decisionali. Esso ha infatti prodotto disastri e devastazioni infliggendo colpi mortali alla democrazia; alla stessa libertà elettorale; al diritto all’ esistenza politica delle minoranze “fastidiose” per l’establishment, segnatamente di quelle etno-nazionali, presenti nel territorio dello stato italiano, ad iniziare da quella sarda o di quelle della sinistra radicale; alla qualità del ceto politico e parlamentare, viepiù scelto e selezionato non in base ai meriti ma al tasso di obbedienza e di servilismo nei confronti dei gerarchi dei Partiti. Con il Porcellum infatti essi addirittura “nominano” i Parlamentari. E agli elettori è rimasto il solo potere di stabilire le quote da assegnare ai singoli partiti.

7 Commenti a “Renzi, l’americanizzazione della politica”

  1. Lorena Melis scrive:

    già l’immagine, la superficialità, la comunicazione immediata di dati ad effetto questi sono oggi i lasciapassare di un politico

  2. Giuseppe Repaci scrive:

    Sono d’accordo sull’analisi.Vi chiede ,ora cosa fare?

  3. michele podda scrive:

    Pantaloni attillati, maglioncini aderenti e giacconi stretti alla vita, tacchi rialzati (probabilmente): giovanilismo, freschezza, efficienza. Passo svelto e aria sempre affrettata, come chi non ha tempo da perdere: che non dorma la notte? Gli manca solo la bandana, e il quadro sarebbe completo.
    Per chi ha militato per decenni nella sinistra, un po’ di frustrazione è certa.Per i giovani non so, spero che vogliano e sappiano imparare velocemente a valutare nel modo migliore chi vorrebbe rappresentarli e governarli.
    Il mio auspicio è che nella nostra piccola grande Sardegna, per cominciare, si riesca a trovare il modo di riunire, in un fronte quanto più ampio, le forze e le energie sicuramente presenti che possano INSIEME contribuire al progresso della politica, della cultura e della società. Un sogno che, di questi tempi, appare davvero improbabile.

  4. fausto todde scrive:

    francamente trovo l’articolo inconcludente. casula analizza le trasformazioni in atto, adattando gli avvenimenti in modo strumentale alle sue convinzioni. Dice tra l’altro: “il sistema elettorale basato sul porcellum e sul maggioritario (…)ha inflitto corpi mortali al diritto delle minoranze (sinistra radicale, movimenti etno-nazionali ad iniziare da quelli sardi), etc. Nel suo commento podda auspica “che la sardgna riesca a trovare il modo di riunire le forze e le energie sicuramente presenti che possano INSIEME contribuire al progresso della politica, della cultura e della società”, ma non si illude. Se analizziamo i fatti ci rendiamo conto che la realtà non rispecchia affatto i nostri desideri: i moviment sardi indipendentisti-sovranisti, pur essendo quattro gatti, sono in perenne lite tra loro. Lo stesso possiamo dire della sinistra radicale, suddivisa in tanti partitini, a loro volta suddivisi al loro interno da correnti e personalismi. Con una sinistra perennemente litigiosa su tutto, a berlusconi è stato sufficente fare del “populismo” per averla vinta. Qui forse è ache il caso di riflettere sulla cultura e la maturità politica degli italiani, dopo la “cura” berlusconiana di massicci programmi spazzatura. Se ne vogliamo una prova, i commenti dei lettori su l’unione sarda sono eloquenti. Il sistema renzi è americano? Non so, communque è poco importante. Di sicuro ha dato una svolta positiva ad un partito ostaggio da anni delle correnti e dei “capi bastone”.

  5. Francesco Casula scrive:

    Cerco di indicare la luna e Fausto Todde guarda il mio dito!
    .

  6. fausto todde scrive:

    Casula, anzichè argomentare sul merito delle mie obiezioni, crede di cavarsela con una battuta sin troppo abusata. comunque, a volte uno è convinto di indicare la luna e non si accorge che il tempo è nuvoloso. Io ho solo letto cose scontate e deduzioni che non condivido. Essere contro renzi semplicemente perchè si ha un’idea politica diversa senza analizzare il contesto “OGGETTIVO” della situazione in cui ci siamo cacciati è un vizio antico della sinistra radicale. Rammento a proposito la critica a senso unico di Ligas contro Soru nel 2009: avere altre idee è un diritto, ma non riconoscerne i pochi meriti è strumentale. Insomma nel 2009 l’avversario da combattere era Soru, adesso è renzi

  7. Epifanio Giudiceandrea scrive:

    è un’analisi giusta di una situazione tragica.occorre il coraggio di trarne le conseguenze.se il dramma della politica è la sua americanizzazione,possiamo uscirne solo e soltanto con interventi esterni liberatori dall’impero americano.è possibile.

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