Sardegna chiama Sardegna chiede un’Assemblea Costituente sarda

18 Ottobre 2025

[red]

Giovedì 2 ottobre si è riunita la Commissione speciale per la redazione di una proposta di legge statutaria e per l’adozione delle norme di attuazione dello Statuto, nella sala capigruppo della Presidenza del Consiglio regionale.

All’ordine del giorno l’audizione della Presidente della Regione Alessandra Todde, che – secondo quanto riportato sul sito del Consiglio regionale – ha richiamato l’esistenza di un confronto tra le Regioni a Statuto speciale e il Governo italiano, avviato nell’ultimo anno e mezzo. Todde avrebbe inoltre affermato che il tavolo istituzionale “attivato dal Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie” ha elaborato “una proposta-bozza di Statuto condivisa da tutte e cinque le Regioni ad autonomia speciale”.

Dichiarano Cristiana Cacciapaglia e Danilo Lampis, portavoce di Sardegna chiama Sardegna: «Verrebbe da chiedersi a cosa serva la Commissione speciale istituita dal Consiglio regionale se a Roma esiste già una bozza di Statuto pattuita tra la Presidente Todde e il ministro Calderoli. Già Solinas – come da lui stesso ricordato nell’audizione del 9 ottobre – aveva portato avanti in solitaria una contrattazione che era giunta a un testo che non è mai stato reso oggetto di dibattito. La Presidente della Regione Autonoma della Sardegna deve chiarire e rendere pubblica la bozza di cui parla.

Serve un cambio radicale di strategia. La riscrittura dello Statuto non può partire da una trattativa con lo Stato – la nostra controparte storica – né da un percorso chiuso dentro le mura del Consiglio regionale all’interno della nuova Commissione. Per dare legittimazione e forza politica all’affermazione di nuovi poteri, serve prima un percorso costituente, realmente democratico e partecipato. Proponiamo l’elezione di una Assemblea Costituente Sarda, votata a suffragio universale, con un sistema proporzionale puro e una rappresentanza territoriale equilibrata. Sarà questo il luogo in cui riscrivere la nostra Carta fondamentale, riconoscendo finalmente il Popolo e la lingua sarda, affrontando in modo strutturale la questione dell’insularità e costruendo nuove competenze nei settori strategici: energia, istruzione, trasporti, sanità, cultura e tanti altri.

Se Governo e Parlamento dovessero negare questo diritto, si aprirebbe inevitabilmente la strada a una rinegoziazione più radicale dei rapporti tra Sardegna e Italia, come conseguenza logica del rifiuto di una domanda di autogoverno legittima e democratica.

Un nuovo Statuto non è un dettaglio giuridico, ma un atto politico strategico: il modo con cui il Popolo sardo può finalmente dotarsi di istituzioni moderne, capaci di governare i processi complessi del presente e di proiettare l’Isola nel futuro. La Sardegna ha bisogno di nuovi poteri concreti, capacità amministrativa e protagonismo europeo e mediterraneo. Non di un contentino concesso dal Ministro di turno».

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