Scaldavamo i cuori

11 Aprile 2008

Correva l’anno 1972 e il manifesto, che oltre a essere un giornale era un gruppo politico, correva alle elezioni. Con la parola d’ordine semplice semplice «Vota manifesto, libera Valpreda» riempivamo le piazze e scaldavamo i cuori. Eravamo fortissimi a costruire i nessi, tra la Rivoluzione culturale cinese, le lotte a Mirafiori e gli omicidi bianchi. Ma nell’urna, piazze piene e cuori caldi non si trasformarono in voti: 223.789 voti, lo 0,7% dei consensi, nessun seggio. Il giorno dopo titolammo «Nel quadro di generale spostamento a destra prodotto dal cedimento riformista al ricatto della classe dominante, il nostro insuccesso testimonia le difficoltà del movimento, ci chiama a combattere di più, col pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della ragione».
Oggi e domani si vota in Italia e speriamo che le cose vadano meglio per la sinistra che nel 1972. Abbiamo deciso di farvi una sorpresa, perché sappiate come scaldavamo i cuori e riempivamo le piazze 36 anni fa: ecco a voi la registrazione del comizio di Luigi Pintor a Sassari. Buon ascolto e votate manifesto, naturalmente in edicola.

Intervento di Luigi Pintor
Intervento di Pietro Valpreda

3 Commenti a “Scaldavamo i cuori”

  1. giovanni tirelli scrive:

    che boccata d’aria buona la passione di pintor in quel comizio!E quante indicazioni attuali,anticipazioni veramente stupefacenti di quello che ci circonda e limita come ambiente :sfruttamenti a vari livello,anche piu’ sottili,piu’ moderni;le illusioni sulla modernita’ e compatibilita’ dello sviluppo comunque sempre capitalistico;il profitto che determina,mai viceversa,la disoccupazione;la qualita’ piu’ importante della quantita’-del voto,dell’impegno-.
    L’ironia,l’informazione,la critica e l’autocritica mai gratuita storicizzata e documentata delle sue parole(perfino la roca musicalita’ della voce) e dei suoi scritti,asciutti ma penetranti come la sua terra,ci dovrebbero,oltre a farli rivivere tra i giovani,ridare la capacita’ di resistere alla scappatoia del disimpegno o nella fuga nelle proprie torri d’avorio a meditare,e ricercare in ogni modo punti di confronto ,contatto,”nelle lotte reali” e di unita’ pur nella varieta’ e modalita’ molto variabili deil nostro tempo.
    Il vostro impegno mi pare vada in questa direzione.Sono un vecchio giovane che non vuole cedere:resistere sempre.E la voce di Pintor ,stamattina,mi ha rimesso in pista.grazie nonno giovanni

  2. Marcello Madau scrive:

    «Nel quadro di generale spostamento a destra prodotto dal cedimento riformista al ricatto della classe dominante, il nostro insuccesso testimonia le difficoltà del movimento, ci chiama a combattere di più, col pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della ragione».

    A risultati elettorali acquisiti, la lungimiranza di Luigi Pintor permette persino di risparmiare il titolo di domani del Manifesto (e presumo il nostro editoriale di dopodomani).

  3. Giuseppe Cabizza scrive:

    Si tratta solo di uno spostamento al centro degli elettori di sinistra caduti nella trappola del voto utile di Veltroni. Il popolo della sinistra, tappandosi il naso ha, in buona fede, votato per l’antagonista di Berlusconi, pentendosi subito dopo per il disastro causato e per la nefanda scomparsa dal Paralemento della Sinistra. Occorre interrogarsi se è ancora il caso di difendere gli “onesti” lavoratori che votano Lega, Berlusconi e Veltroni o se non sia giunta l’ora di rivedere certe posizioni stataliste e smetterla di difendere sempre e solo il lavoratorte dipendente. Il popolo che produce è anche quello del lavoro autonomo professionale, quello che si ritaglia una buona fetta di PIL. E’ ora di smetterla di generalizzare e difendere, senza i necessari distinguo, solo gli “onesti” lavoratori pubblici dipendenti. Occorre un nuovo corso della sinistra, gli strati sociali non sono più quelli di una volta, la mancanza di lavoro colpisce in modo verticale. E’ ora di finirla con il politico di professione, a casa chi ha perso.

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