Tiraccampare 2 – L’addio

1 Ottobre 2011

Raffaello Ugo

Bene, i tre alberi sono stati infine eliminati per ignote ma imprescindibili questioni di sicurezza. L’operazione, nome in codice “Piazzapulita”, condotta dai Navy Seals è durata poche decine di minuti. I tre Jacaranda di oltre venti metri che si sono sfacciatamente ostinati a essere vivi in una città come Tiraccampare, dove i politici vestono di nero come gli impiegati delle pompe funebri e i bambini pensano che il pollo abbia due petti e tre cosce e che si trovi a Cittamercato, hanno terminato la loro sfacciata provocazione.
I tronchi decapitati sono stati gettati in mare in una località segreta per evitare i turbamenti degli ambientalisti. Adesso piazza San Benedetto può finalmente respirare. Rimangono alcuni interrogativi: secondo alcuni sarebbe stato meglio mostrare i corpi sfigurati dei tre come monito a quei fanatici che ripetono in modo ossessivo che “gli alberi non si tagliano, gli alberi si piantano”.
L’Assessore alle Tumulazioni del regno di Tiraccampare che occasionalmente si impiccia anche di Urbanistica sostiene che “verranno in seguito piantati molti alberi in molti posti anche lontani” e fa un gesto con la mano a indicare punti diversi dell’orizzonte. Qualcuno tenta di mordergliela ma l’Assessore la ritira rapido e con una graziosa veronica si allontana poi sulle punte ben sapendo che è assolutamente sconsigliato il corpo a corpo con gli elettori inferociti.
L’incontro con l’Assessore era infatti atteso da tempo e aveva suscitato grandi speranze. Si doveva discutere in una grande conferenza di verde pubblico e di una migliore viabilità cittadina ma nessuno aveva capito che si trattava semplicemente di spianare gli alberi. Intanto il pubblico da dietro le finestre dei palazzi preferirebbe in ogni caso vedere scorrere il sangue e si agita nervoso probabilmente chiedendosi se lo spettacolo valesse il biglietto. Considerato che è gratis si rassegnano infine ad aspettare.
Di scendere a dirgliene quattro col gruppo di cittadini infuriati non se ne parla nemmeno: “Sono assolutamente per il dialogo” dice il ragionier Signoramiachetempi allungando un calcio al gatto di passaggio. “Stanno segando gli alberi” gridano dalla strada. “E contro ogni estremismo” afferma scuotendo la testa il signor Santocielochegente che da stamani va ciabattando avanti e indietro nell’andito con la sigaretta appesa alle labbra.
“Siamo favorevoli a tutto ma c’è un limite ad ogni cosa” sottolinea con la consueta ragionevolezza la signora Quantosonoperbene del piano di sotto.
L’incontro sembra vivacizzarsi quando entra in scena un giovanottone simpatico che sostiene di essere il Presidente della Commissione Viabilità. Viene mancato dal destro di un anziano signore e però indietreggiando inciampa e si graffia la scarpa di vernice. Prontamente soccorso da un vigile urbano è costretto comunque a lasciare. Più tardi riapparirà con degli occhiali scuri e un trence grigio sostenendo di essere Ubaldo Lay nell’interpretazione del tenente Sheridan e non lo stesso di prima.
Uno degli attivisti gli chiede l’autografo ma quando si accorge che nella firma c’è la “i” e non la “y” lo afferra per l’abbondante bavero con l’intento di lanciarlo al di sopra della folla.
“La vostra è una posizione troppo rigida e fondamentalmente ideologica” si lamenta il tecnico liberandosi con qualche difficoltà mentre una donna tenta di assestargli una ginocchiata.
Nella confusione nessuno sembra essersi accorto della mancanza dell’Assessore ai Trasporti, figura chiave dell’amministrazione di Tiraccampare per anni incarnata da una sedia e che oggi si dice finalmente rappresentata da un allegro sofà a fiori. In realtà l’Assessore è presente ma travestito da “Curva Pericolosa a Destra”.
Quando un giovane si accorge dell’inganno e tenta di afferrarlo per i capelli per trascinarlo al centro della strada l’Assessore lo blocca con un secco “Non facciamone per carità una questione di principio” evitando anche una scarpa volante e bilanciandosi quindi elegantemente sui piedi.
Intorno alle undici la stanchezza comincia a serpeggiare tra gli islamisti mentre i tre impiegati comunali, ben allenati e ottimi incassatori, appaiono ancora perfettamente freschi e rilassati e lanciano ormai occhiate di sfida alla folla intorno. “Con questi qui non vinceremo mai” si alza l’eco profetica di un noto autore cinematografico che pare si trovi a passare in zona.
D’improvviso il frastuono delle auto sembra ovattarsi per lasciar posto a un silenzio denso di significati. Ognuno appare d’un tratto come dolorosamente perso in una visione troppo personale e totalizzante per essere condivisa, nella disperata ricerca di qualcosa, un segno, una nuova prospettiva, un barlume di senso. Un attimo lunghissimo di sospensione che sembra non dover terminare.
Ed è proprio allora che una figura di donna alta, probabilmente una vergine, con una lunga veste azzurra, il volto sereno seppur rigato da lacrime e lo sguardo fermo si apre un varco tra la folla muta che rispettosamente fa luogo al suo passaggio e giunta davanti ai Rappresentanti Pubblici delle Istituzioni della Municipalità di Tiraccampare dice:
“Siete proprio uguali, precisi, identici, spiccicati, tali e quali a quegli altri. Fidati.”

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