Il tormentone dello spacchettamento

1 Luglio 2016
matita-spezzata
Alfonso Gianni

Continua il tormentone dello spacchettamento del quesito sul referendum costituzionale. Chiaro segno che il governo non è più affatto sicuro di vincerlo e pensa che così almeno un pezzetto della “deforma” costituzionale lo può portare a casa.

Diversi giornali, fra cui l’autorevole ilSole4Ore, ci spiegano che si tratta tutta di una manovra per guadagnare tempo e costringere l’accensione di un conflitto di attribuzioni fra la Corte Costituzionale e la Cassazione che ci potrebbe portare addirittura al 2017. Ma tutto questo polverone non tiene conto che l’articolo 16 della legge 352 del 1970, che regola i referendum ordinari e costituzionali, è assai chiaro nel dire che ciò che viene sottoposto al giudizio dei cittadini è la legge di modifica costituzionale, in questo caso la Renzi Boschi, non questo o quell’articolo della Costituzione modificato.

In questo caso sono peraltro 47 quelli modificati. Si fanno 47 quesiti e 47 voti? Oppure con quali criteri avviene l’accorpamento? A rigore di logica quindi la questione non dovrebbe neppure giungere alla Corte Costituzionale, poiché basta il giudizio della Cassazione per giudicare l’uniformità del quesito con la legislazione vigente. A meno che Renzi non abbia in serbo una modifica di quest’ultima. Magari per decreto legge, qui però di assai dubbia applicazione. Comunque con un ulteriore colpo di mano. Tutto questo sottolinea la necessità che anche i cittadini si esprimano sulla necessità di un referendum sulla legge Renzi Boschi, come da raccolta di firme in corso e giunta alle sue ultime battute.

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