Trinità, cemento e onde

22 Marzo 2009

La chiamavano Trinità.
L’apertura di una sede della Lega Nord in Gallura si presta a diverse interessanti osservazioni, ma non ci scandalizza più di tanto. Potremmo iniziare col dire, alla maniera indipendentista, che i colonialisti hanno sempre aperto sedi nelle loro colonie. E il format politico di  Berlusconi e Tremonti, che ha vinto in Sardegna ha come nucleo portante il capitalismo padano e l’associazionismo protetto e guidato da forze cattoliche conservatrici. Naturalmente colpisce che proprio in Sardegna, una delle terre dove le tematiche autonomistiche hanno più sostanza storica, rischi di trovare spazio una formazione politica del Nord-Italia: ma ciò dimostra la falsità di tale localizzazione ‘identitaria’, poiché l’installazione di un luogo ‘Lega Nord’ in Sardegna si porta il pensiero di una Sardegna come non luogo, sosta senz’anima culturale.Nello spazio della merce ogni merce si equivale, e  i soggetti che rendono possibile l’equivalenza, sono, ancora, gli interessi forti e la filiera ad essi collegata: i burattinai sono a Nord, il teatro isolano ha un suo circuito che ruota attraverso le relazioni fra l’Assessore regionale  all’Agricoltura Prato, che ora potrà sperare in una miglior sorte dei prodotti caprini della sua azienda, e il Ministro leghista Zaia (quello a cui furono negati, dalla precedente Giunta Regionale, i mezzi pubblici della Forestale per la sua campagna elettorale in Sardegna). A Trinità d’Agultu (in Costa Paradiso una cubatura non si nega a nessuno) la sezione della Lega Nord è promossa da un artigiano del sughero ed un pescatore. Le foto dell’inaugurazione mostrano un’altra decina di persone compresi i giornalisti, ma tutto si regge se esistono interessi e aspettative economiche forti. Fa però senso vedere nella nostra terra il simbolo militaresco  di Alberto da Giussano, eroe dai profili storici assai incerti di un esercito che sta spargendo nel territorio italiano intolleranza, razzismo, infamia verso gli emigrati e i loro figli. Un capitalismo a base lombarda che ha prodotto primariamente razzismo verso gli emigrati sardi, e atteggiamenti feroci verso il meridione. Nei luoghi di vacanza isolani qualche sardo meno smemorato ricorderà i cartelli “non è consentito l’ingresso ai sardi”. Noi sappiamo essere davvero molto ospitali, ma non tutta la memoria è sparita. C’è da augurarsi non solo la schiena dritta ma la testa alta,  e la capacità di leggere e respingere, anche con umorismo, questa grottesca provocazione. Soprattutto  che riprendiamo a  capire che la questione sarda, con tutta la sua specificità, non può essere separata da quella grande e irrisolta questione meridionale, sulla cui creazione le forze del capitalismo ‘padano’  (che oggi si avvalgono di qualche ‘guida indiana’) hanno precise e gravissime responsabilità storiche, dal piemontese Cavour al lumbard Nino Rovelli.

Un sorriso a 24 carati.
Il cemento ritorna a sorridere. Eravamo stati sin troppo facili profeti nel parafrasare in tal modo il programma di Ugo Cappellacci. Appare evidente che la ripresa degli appetiti speculativi era il vero sorriso da perseguire, con determinazione sicura e feroce. Ed è garantito anche un certo consenso popolare, perché per realizzare l’allucinante e indiscriminato 20% di cubature in più ci sarà bisogno delle braccia dei lavoratori. Nessun discute che ci sia bisogno di case, di edilizia popolare corretta, di lavori: i lavoratori organizzati e le organizzazioni sindacali dovrebbero pretenderla, ma entro le leggi vigenti sul paesaggio, sui centri storici, sulla sicurezza. Si prepara perciò il primo attacco al Piano Paesaggistico Regionale: nonostante i suoi  errori di impostazione e di gestione politica centralistica (che hanno pesantemente contribuito al suo affondamento ed alla caduta di Renato Soru) era un decisivo strumento che poneva la protezione e la tutela dell’ambiente al centro dello sviluppo della Sardegna, che aveva creato – non a caso – un esempio in controtendenza nazionale di crescita delle presenze turistiche. A livello nazionale arrivano segnali pesantissimi: gli uffici delle Soprintendenze, depotenziati nel personale e nei finanziamenti, sono schiacciati dal dover dare risposta alle autorizzazioni per le nuove cubature entro 30 gg. all’interno del silenzio-assenso.  Siccome il flusso delle richiesta non sarà smaltibile, diventeranno legge progetti dannosi per l’ambiente senza possibilità di analisi di merito, grazie all’autocertificazione del progettista. Il rischio di un assalto al paesaggio è gravissimo. Le competenze delle Regioni vengono spazzate ancora una volta dalla logica  dell’emergenza e del decreto-legge. La regione Toscana ricorre alla Consulta, ma la legislatura concorrente non interessa a Cappellacci, e le presenze autonomistiche o supposte tali sono un paravento. Nel suo programma i cento giorni di inizio del governo sono caratterizzati dalla necessità di “speciali e accelerate procedure amministrative” tramite un disegno di legge che dovrà essere “sostitutivo di tutti i provvedimenti legislativi esistenti, riferiti alle tematiche riconducibili alla programmazione negoziata o alla cosiddetta urbanistica concertata, realizzando così un’importante contributo alla delegificazione.” La linea politica di Ugo Cappellacci, già Presidente di quella Sardinian Gold Mining che tanto ha rispettato il paesaggio di Furtei, appare diretta a filoni d’oro assai più tangibili.

Ancora l’Onda (Andrea Contu).
Mercoledì 18 Marzo gli studenti hanno manifestato per le strade di Cagliari, così come nella penisola  hanno fatto i colleghi delle altre università: hanno risposto all’appello arrivato dalla Francia per una giornata di mobilitazione europea in difesa dell’università pubblica. a mobilitazione ha coinciso con lo sciopero generale della scuola indetto dalla FLC-CGIL. In coda al corteo dei “lavoratori della conoscenza” lo spezzone di UNICAMENTE, il coordinamento che raccoglie i collettivi e le realtà “in movimento” delle facoltà cagliaritane, contava più di cinquecento unità e ha dimostrato che, nonostante il riflusso, la battaglia continua e anzi amplia il proprio spettro d’azione: il problema della mancanza di un campus universitario, ad esempio, è in questo momento oggetto di una mobilitazione molto intensa.Prova ne sia che quando la manifestazione transita sotto il Comune gli studenti decidono di improvvisare un breve sit-in srotolando lo striscione “Agli amichetti tutto è permesso a noi il campus non è concesso” denunciando in questo modo la politica della giunta Floris, legata a doppio filo con gli interessi speculativi di noti settori dell’imprenditoria edile.Ma il clima intimidatorio si sente anche a Cagliari: un ragazzo che ha preso la parola è stato fermato e identificato dalla Polizia Municipale che minaccia una denuncia; lo studente avrebbe “infangato la figura pubblica del sindaco”!Gli studenti presenti al corteo si sono dati poi appuntamento per il pomeriggio nella facoltà di Lettere. Nel corso dell’assemblea  sono state discusse le future linee d’azione del coordinamento e si è fatto un bilancio delle iniziative precedenti. Si è deciso di continuare la lotta ponendo al primo posto la difesa dell’università pubblica. È questo un obiettivo che accomuna tutte gli studenti delle università europee.

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