Turchia e dintorni. La Turchia tra zone di influenza e autoritarismo

16 Maggio 2020

(Foto Kayhan Ozer, Anadolu Agency)

[Emanuela Locci]

Mentre l’Italia si dibatte nella sterile e inopportuna battaglia contro una giovane volontaria che è tornata dalla sua famiglia dopo essere stata rapita e venduta ad un sedicente gruppo di combattenti islamici, la Turchia continua per la sua strada.

Volendo sintetizzare al massimo la situazione si registra un allargamento dell’influenza turca su una buona parte del Mediterraneo e non solo. Silvia Romano è stata liberata dai servizi segreti turchi, l’Italia ha dovuto chiedere il loro intervento per risolvere la questione e riportare la nostra connazionale a casa. Questo perché i servizi turchi hanno maggiori collegamenti con la popolazione e le organizzazioni somale, rapporti che si sono rafforzati dal 2011 con la discesa economica turca nella fragile economia somala.

Senza contare che stanno per iniziare le perforazioni lungo le coste somale alla ricerca di petrolio, a tutto vantaggio della Turchia. Tornando però ai rapporti con l’Italia, come diceva qualcuno la domanda sorge spontanea: che cosa vogliono i turchi dagli italiani? Perché il salvataggio della giovane cooperante non può essere classificato come favore. Gli scenari sono ampi. I tavoli su cui le due nazioni si possono confrontare sono numerosi. Il primo è certamente quello libico, in cui ormai si sta consumando una guerra che gli analisti definiscono “per procura” dove molte nazioni si scontrano a distanza utilizzando il territorio libico come campo da gioco.

In gioco ovviamente ci sono interessi economici di grande importanza, anche quelli italiani, che però negli ultimi anni hanno subito delle amputazioni, a tutto vantaggio dei turchi. Infatti la Turchia con la sua politica estera spesso temeraria ha sostituito l’Italia nello scacchiere libico, l’Eni che ha sempre goduto di un trattamento privilegiato, non è più da sola. La situazione si è ripetuta anche per quanto riguarda i giacimenti di risorse di idrocarburi che si trovano largo di Cipro.

La scena si è semplicemente ripetuta con lo stesso copione. La Turchia incurante delle proteste internazionali, ha continuato a effettuare le sue perforazioni, seguendo il programma del progetto triennale che prevede l’indipendenza energetica turca entro il 2023. Le aziende che avevano ottenuto le autorizzazioni per le perforazioni non hanno potuto accedere alle concessioni, l’Eni è una di queste. Anche in questo frangente l’Italia non ha messo in campo nessuna a zione di contrasto contro la decisione turca. Né a livello militare ne diplomatico, né tantomeno economico.

Oltre ciò è storia recente la linea politica seguita dalla Turchia in relazione all’annosa questione dei migranti. Questi ultimi sono stati come armi puntate contro l’Unione Europea. Anche in questo caso l’Italia non ha fronteggiato in nessun modo la situazione. I turchi sono stati fermati solo dalle massime autorità dell’Unione Europea che non hanno accolto nessuna delle richieste turche, la questione si è poi fermata, a causa del Covid 19, senza ulteriori sviluppi.

Il silenzio italiano intanto rimane, quasi a testimoniare un rapporto privilegiato con il governo di Ankara. Silenzio che riguarda anche le numerose violazioni dei diritti umani che continuano a essere materia di dibattito a livello internazionale. Ad esempio è notizia di oggi, come se non bastassero le notizie che sono arrivate circa la morte di tre esponenti del gruppo musicale Grup Yorum, della persecuzione nei confronti del più accreditato sfidante di Erdogan per le presidenziali, previste per il 2023, il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, esponente dell’opposizione Chp. Oggi il ministero degli Interni  ha autorizzato l’apertura di 27 inchieste nei suoi confronti. Il sindaco ha annunciato di aver fatto ricorso. Un’altra brutta pagina di storia politica della Turchia.

La Turchia vive ormai sotto un regime autoritario che ha solo due obiettivi: rinforzarsi a livello internazionale, in modo da poter svolgere un ruolo di leader, sia nel Mediterraneo, sia in altre aree di influenza. Il secondo obiettivo è quello di impedire che l’opposizione che ancora sopravvive possa in qualche modo nuocergli.

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