OPG senza vergogna

16 Giugno 2012

Gisella Trincas

L’approvazione della proposta di legge “Disposizioni in materia di assistenza psichiatrica” approvata il 17 maggio dalla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati è un atto di  gravità inaudita che non fa onore ai parlamentari che l’hanno approvata e che rischia di riportare il nostro Paese indietro di 35 anni, riproponendo metodi e luoghi di internamento indegni di un Paese che ha scelto la civiltà e il progresso sancendo il definitivo superamento dei manicomi e di tutto ciò che essi rappresentavano. Le norme nazionali ed europee, attualmente in vigore, indicano con netta chiarezza quali devono essere i percorsi organizzativi e metodologici per garantire servizi territoriali capaci di tutelare la salute mentale di tutti i cittadini, la presa in cura, i percorsi terapeutici riabilitativi orientati alla recovery.
Le buone pratiche esistenti in tante parti del territorio italiano confermano la validità del modello dipartimentale e la necessità di adeguate risorse umane e finanziarie per garantire ovunque prestazioni tempestive ed efficaci.  Viceversa, le pratiche coercitive, lesive della libertà e della dignità delle persone che vivono l’esperienza della sofferenza mentale, dimostrano tutto il loro fallimento con il peggioramento delle condizioni di vita e di salute di chi le subisce.
La proposta di Legge di cui all’oggetto quindi, contestata con cognizione di causa dalla stragrande maggioranza delle Organizzazioni che hanno partecipato alle audizioni in Commissione Affari Sociali e dalla maggioranza delle Associazioni dei Familiari e degli Utenti dei servizi di salute mentale,  ripropone sistemi di internamento attraverso l’istituzione del “trattamento sanitario obbligatorio prolungato senza consenso” della durata di sei mesi rinnovabile.
Tale trattamento può essere effettuato anche in “strutture diverse da quelle previste per i pazienti che versano in fase di acuzie”, quindi anche in strutture private “accreditate”.
L’altro punto scandaloso e paradossale riguarda gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, per i quali è previsto, dalla Legge 9/2012, il definitivo superamento entro il 31 marzo 2013.
La proposta di legge in oggetto, invece, ne chiede il mantenimento per tutta la fase iniziale di realizzazione della rete dell’assistenza ai sensi dell’articolo 6 (assistenza psichiatrica ai detenuti) da parte del servizio sanitario regionale nelle case circondariali.
E’ stupefacente la non conoscenza da parte dei parlamentari firmatari di tale proposta di legge della situazione reale presente nel nostro Paese, delle ragioni vere del malcontento di tanti familiari che denunciano l’assenza di adeguati percorsi di cura per i loro cari.
I familiari non chiedono luoghi di internamento ma possibilità concrete di percorsi terapeutici-riabilitativi nel rispetto dei diritti costituzionali. Chiedono uguali opportunità in qualunque parte del Paese si viva. E’ stupefacente che questi parlamentari non sappiano che  nessun percorso di cura è possibile senza la costruzione di un rapporto di fiducia tra chi cura e chi deve ricevere cure e rispetto umano. E questo rapporto non si costruisce con la coercizione e la privazione della libertà, ma con servizi territoriali ricchi di risorse e umanità e con un sistema sociale capace di accogliere e comprendere, rispondendo ai reali bisogni che le persone in difficoltà esprimono.
La “cura” delle persone con sofferenza mentale passa quindi per la restituzione dei diritti di cittadinanza e non con la privazione della libertà e la violazione della dignità umana.
Chiediamo quindi che questa vergognosa proposta di legge venga definitivamente archiviata e si riprenda la strada già indicata dai Progetti Obiettivo Nazionali Salute Mentale, dalle Linee Guida Nazionali approvate dalla Conferenza delle Regioni, dal Patto Europeo per la salute e il benessere mentale. Sollecitiamo inoltre l’attivazione dell’incontro già richiesto da tempo al Ministro della Salute.

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