Un discorso sull’assistenza domiciliare
29 Ottobre 2025
[Mario Fiumene]
La Giunta Regionale (Presidente Christian Solinas) con la deliberazione 32/16 del 6/10/2023 ha provveduto a riqualificare il sistema delle cure domiciliari e dato mandato alla Direzione Generale della Sanità di definire, a partire dal 2024, i tetti di spesa per l’acquisto delle prestazioni di cure domiciliari da erogatori privati accreditati e ha infine dato mandato ad Ares di procedere all’acquisto delle medesime prestazioni.
In data 5/02/2025 si è tenuta una riunione presso l’Assessorato regionale alla Sanità per affrontare lo stato di avanzamento del procedimento ed in attesa del nuovo sistema di accreditamento regionale in materia di cure domiciliari, nel rispetto della continuità assistenziale le Cure Domiciliari nelle Asl di Cagliari, Sulcis, Medio Campidano, Ogliastra, Sassari sono state affidate ai privati con contratti di appalto aggiudicati da Dipartimento acquisti di Ares (DGR 31/18 del 6/10/2023). Ad oggi nelle ASL di Nuoro, Gallura e Oristano le Cure Domiciliari continuano ad essere gestite dalle stesse ASL, che erogano il servizio in modalità diretta con proprie unità di personale.
Non ritengo opportuno fare citazioni riguardo di chi ha fatto queste scelte. Desidero solamente esprimere alcune considerazioni, chiaramente personali, in merito ai possibili cambiamenti che si potrebbero verificare a seguito della esternalizzazione delle Cure Domiciliari. Per far capire meglio il mio pensiero è necessaria una breve cronistoria della mia esperienza in merito a questa tipologia di prestazioni che il servizio sanitario può offrire in favore dei cittadini.
Il primo approccio con l’assistenza domiciliare lo maturai nel lontano 1984, quando frequentando un Master per funzioni di coordinamento, espletai il tirocinio in uno dei quartieri periferici di quella Nuoro che si avviava a diventare un importante polo della sanità sarda: fu una esperienza illuminante e premonitrice del mio futuro professionale. Alle soglie degli anni duemila a Nuoro nell’ambito della ASL n.3 nasceva il Servizio Infermieristico e Tecnico (oggi si chiamano Servizi delle Professioni sanitarie e sono presenti in tutta Italia). La Direzione generale della ASL 3 voleva che l’assistenza territoriale distrettuale (cinque distretti) spiccasse il volo al più presto: da Siniscola a Isili abbiamo precorso l’ADI con l’AID (assistenza infermieristica domiciliare). Un avvio che consentì di migliorare l’assistenza nel territorio dei 5 Distretti: da Siniscola a Isili, compresi Nuoro, Sorgono e Macomer con Bosa. Era tanto forte la volontà della Direzione Generale nuorese di migliorare l’offerta sanitaria che furono ben diciotto gli infermieri dedicati alle Cure Domiciliari: fu solo il primo contingente, nel tempo venne integrato.
Con il passaggio del territorio della Planargia ad Oristano il 1 gennaio 2006, si venne a creare una situazione particolare: accadeva che nell’ambito della Planargia si erogava un’assistenza a domicilio attraverso il lavoro di tre Infermiere totalmente dedicate a tale attività, nel restante territorio della ASL 5 l’attività di assistenza domiciliare poteva contare su 1 Infermiera nell’ambito del ghilarzese e dintorni, 5 Infermieri per Oristano Città e territorio, compresa Terralba, 4 Infermieri per l’ambito di Ales/Mogoro e territorio. Il maggior numero di Infermieri impiegati a domicilio proveniva da personale ospedaliero del San Martino: si faceva ricorso alle prestazioni aggiuntive (una sorta di straordinario pesato che vige ancora oggi anche per altre prestazioni nelle ASL italiane). Si può ben capire che quella attività, allora non garantiva tutte le necessità della popolazione. Al giorno d’oggi se si applicasse il Dlgs del 2022 governo Conte, che ha istituito in Italia la figura dell’IFec: infermiere di famiglia e comunità, in Provincia di Oristano si dovrebbero avere 51 IFeC, in quanto il Dlgs stabilisce che ad ogni Infermiere sono affidati 3000 utenti: Oristano Provincia ha circa 154.000 abitanti.
Al momento non c’è nessun Infermiere di famiglia (in Sardegna non è stato attivato dalle Università lo specifico Master di un anno). Alcuni corsi di formazione che le ASL hanno fatto frequentare agli Infermieri, non sono ricosciuti dalla Regione come spendibili per le Cure Domiciliari. Se andiamo a leggere una delle “Home Page” delle ASL Sarde e cerchiamo la pagina delle Cure Domiciliari, troviamo quanto segue: «L’ADI acronimo di assistenza domiciliare integrata è una tipologia di servizio che vede la partecipazione del servizio sanitario e dei servizi sociali dei Comuni: L’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) è un servizio socio-sanitario gratuito fornito dal Servizio Sanitario Nazionale, che offre cure mediche, infermieristiche e riabilitative, integrate con supporto assistenziale, direttamente a domicilio per persone fragili o non autosufficienti. Il servizio prevede un Piano di Assistenza Individualizzato (PAI) definito da un team multiprofessionale, che valuta le necessità specifiche del paziente e può includere prestazioni come medicazioni, prelievi, terapie e cure palliative. Per attivare l’ADI, è necessaria una richiesta del medico di base o della struttura ospedaliera alla ASL di competenza, che valuterà l’idoneità del paziente e la sua residenza». Tutto ciò è pura teoria, di fatto attualmente, l’assistenza domiciliare si è configurata e si configura prevalentemente come un insieme di prestazioni, con un numero di ore per assistito spesso insufficiente. Manca una vera integrazione con le terapie per le patologie croniche, così come la dispensazione domiciliare di ausili, farmaci, dispositivi medici e prestazioni diagnostiche. L’organizzazione della transizione dall’ospedale al territorio rimane frammentata, affidata a lodevoli, ma circoscritte, buone pratiche. Ancora più carente è l’integrazione con i servizi sociali. L’utilizzo della telemedicina è agli albori.
Quanto appena detto mi consente di pormi una domanda che peraltro giro a chi ha incarichi di governo in sanità e anche alla politica locale (recente l’elezione dei Consigli Provinciali) e a quella regionale. La domanda è semplice: quale ruolo potranno avere gli Infermieri (almeno i più motivati) che in ambito di cure a domicilio, hanno acquisito una competenza ultradecennale? Quale assistenza sarà riservata agli oltre sessanta pazienti affetti da SLA della Provincia di Oristano? Assai elevato il numero di pazienti nel nuorese. Non è mia intenzione dubitare della affidabilità della società esterna che ha avuto l’assegnazione dell’assistenza domiciliare. Ma dico per esperienza che il senso di appartenenza ha un ruolo fondamentale. Durante il mio incarico di Coordinatore ebbi una priorità: assegnare, per ogni ambito territoriale, Infermieri residenti in quel territorio, era un lavorare a casa propria, per le persone che ti conoscono ti stimano e ti valorizzano.
Non ho nulla da insegnare, ho solo voluto porre un quesito per una eventuale riflessione riguardo ad un servizio sanitario di Cure a domicilio, meglio dire di prossimità, che hanno dei risvolti sociali: in Sardegna e non solo abbiamo una popolazione sempre più anziana e vecchia con pluripatologie. Abbiamo una carenza di Medici di medicina generale, bene la recente firma dell’accordo regionale: in particolare il riconoscimento di zone disagiate per chi farà il medico in tali ambiti (estenderei un’indennità analoga anche ad altre professionalità). Auguriamoci tutti che il servizio ADI/ Cure Domiciliari sia di qualità e di quantità.







