Un film in talysh e due opere in curdo vincono la nona edizione del Babel Film Festival

14 Giugno 2025

[red]

Un film in talysh, lingua minoritaria dell’Iran, e due opere in curdo si aggiudicano la nona edizione del Babel Film Festival, il primo concorso cinematografico internazionale dedicato esclusivamente a opere che danno voce alle minoranze linguistiche e culturali.

Venerdì 13 giugno, all’Exmà di via San Lucifero a Cagliari, è andata in scena l’attesa cerimonia di premiazione dei lavori in concorso, condotta da Renzo Cugis e Alessia Simoncelli

Azheh

Tra i 61 film selezionati (19 lungometraggi, documentari e 33 cortometraggi in arrivo da 18 Paesi di tutto il mondo per un totale di 38 lingue differenti) i premi Maestrale vanno a When the Walnut leaves turn yellow, di Mehmet Ali Konar, per il miglior lungometraggio (kirdki-zazaki – dialetto curdo); a Dartas – Carpenter, di Xelil Sehragerd, per il miglior documentario (curdo); e per il miglior cortometraggio ad Azheh, di Hadi Rezayati Charan (lingua talysh).

Menzioni speciali per Nessun posto al mondo di Vanina Lappa (lungometraggio), Gathering firewood di Liivo Niglas (documentario), e Ultraveloci di Paolo Bonfadini Davide Morando (cortometraggio).
Ad assegnare i riconoscimenti la giuria presieduta dal regista cagliaritano Enrico Pau e composta dalla regista Julie Perreard, dalla linguista Sabrina Rasom, dal regista Alessandro Gagliardo e dalla documentarista Monica Dovarch.

Su un montepremi complessivo di 16.500 euro, distribuiti su 14 premi e assegnati da 12 giurie, il lungo di Mehmet Ali Konar vince 5 mila euro, il doc di Xelil Sehragerd e il corto di Hadi Rezayati Charan 2 mila e 500 ciascuno. 

Per la sua prima volta a giugno, dopo otto edizioni invernali, il Babel Film Festival ha superato le 1500 presenze in sei giorni, a testimonianza di un’attenzione sempre crescente, da parte del pubblico, verso i temi che riguardano le minoranze linguistiche e la loro capacità di raccontare storie e culture.

«La versione estiva del Babel Film Festival è stata un successo, – ha evidenziato Antonello Zanda, che insieme a Paolo Carboni cura la direzione artistica – non solo per la location suggestiva, ma anche perché ha riacceso i riflettori su un cinema che è tutt’altro che minoritario, ma vero, fresco e reale, immediato e impegnato, senza rinunciare alla bellezza che veicola l’intrattenimento. Vero ossigeno e scossa di vitalità per le lingue cosiddette – ma senza giudizio di valore – “minoritarie”. Insomma un incoraggiamento a crescere e insistere su questa strada». 

When the Walnut Leaves Turn Yellow

Ma il Babel Film Festival ha assegnato anche numerosi premi collaterali, pensati per valorizzare punti di vista alternativi, la partecipazione popolare, la qualità del linguaggio visivo e l’impegno sociale. Accanto alla giuria ufficiale, hanno infatti lavorato diverse giurie tematiche e territoriali, composte da professionisti, studenti, associazioni culturali e rappresentanti delle minoranze linguistiche. Queste giurie contribuiscono a creare un ambiente di confronto e partecipazione, valorizzando competenze diverse e costruendo una visione collettiva attorno alla pluralità linguistica e culturale del cinema contemporaneo.

Il premio “Unica – Città di Cagliari” – il più importante tra i collaterali – è stato assegnato dagli studenti universitari a  Abele, del filmaker sassarese Fabian Volti, un film in lingua sarda e dialetto beduino della Palestina che costruisce un ponte di lotta immaginaria fra la nostra isola e una terra che oggi vive in modo drammatico la tragedia della guerra e dell’occupazione militare. Menzione speciale, invece, per Arzela from Amed di Elif Yiğit Paech e Johannes Paech.

Tra questi riconoscimenti si distinguono il premio “Diritto di parola”, con una giuria composta di studenti delle scuole secondarie di Cagliari, che quest’anno ha consacrato La punizione del prete di Francesco Tomba e Chiara Tesser.

E, ancora, il premio “One Wor(l)d”, con una giuria composta di migranti che vivono nella città metropolitana di  Cagliari, e che ha scelto Fraria, opera in sardo di Alberto Diana, con menzione speciale per Art di Ben Kernow.

Premio “Italymbas” SI VÎF – une vite de musicant, di Dorino Minigutti. Attribuito da rappresentanti delle minoranze linguistiche partecipanti alle proiezioni decentrate nelle città partner del festival (Ostana, Martignano, Udine, Noto), sottolinea la coralità geografica del progetto.

Premio “AAMOD” Z.O. – Eastern Zone, di Loris G. Nese. Conferito dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico di Roma, riconosce l’uso innovativo e consapevole del materiale d’archivio.

Premio “My Culture” Femmenell – City of Mermaids, di Andrea Fortis. Assegnato dal comitato della piattaforma SVoD “My Culture+”, che promuove produzioni in lingue minoritarie e non standard. 

Premio del pubblico FICC Z.O. – Eastern Zone, di Loris G. Nese. Organizzato in collaborazione con la Federazione Italiana dei Circoli del Cinema, vede protagonisti gli spettatori dei circoli affiliati. 

Premio “Cineclub Fedic Cagliari”: attribuito dagli iscritti al cineclub cittadino, uno dei presìdi storici della cultura cinematografica locale. Lingua Mater, di Massimo Garlatti-Costa.

Premio “Diari di Cineclub” Le Pacha, ma mère et moi, di Nevine Gerits. Stabilito dalla redazione dell’omonima rivista indipendente, attenta al cinema sociale e sperimentale. 

Premio “Ostana – Scritture in lingua madre”: premia il miglior autore sardo emergente, scelto dalla giuria del Premio Ostana, punto di riferimento per la valorizzazione delle lingue madri europee. Si seus accappiaus, di Simone Paderi.

Premio Maestrale miglior lungometraggio:
WHEN THE WALNUT LEAVES TURN YELLOW
di Mehmet Ali Konar, Turchia, 2025, 100’, fiction
Lingua minoritaria: kirdki-zazaki (dialetto curdo)
Sinossi: Civan, un giovane padre, è gravemente malato e cerca di insegnare a suo figlio Feyzi come gestire la sua vita senza dirgli che sta per morire. Mentre il piccolo Feyzi cerca di dare un senso a ciò che sta accadendo, i conflitti politici, i divieti, le sparizioni e le morti di parenti e vicini intorno a loro rendono la vita un inferno vivente. Una storia padre-figlio dalla regione curda della Turchia devastata dalla guerra.
Bio: Mehmet Ali Konar è un regista curdo indipendente con sede a Istanbul, si è laureato nel 2005 presso la Facoltà di Comunicazione dell’Università di Marmara. Nel 2006 ha approfondito i suoi studi sul cinema italiano a Roma. Ha maturato un’esperienza di otto anni nell’industria televisiva, lavorando a documentari e film a Istanbul. Finora ha scritto e diretto tre film selezionati in festival cinematografici sia in Turchia che all’estero.

Premio Maestrale miglior documentario:
DARTAŞ – CARPENTER
di Xelil Sehragerd, Kurdistan, 2023, 15’
Lingua minoritaria: Curdo
Sinossi: Un anziano curdo, Hussein Mahmood, fa il falegname e cerca di costruire gambe artificiali per le persone amputate.
Biografia: Sehragerd è membro dell’Associazione dei fotografi iraniani, ha esposto le sue opere in varie gallerie a Meriwan e Sne. Carpenter è il suo primo lavoro documentario.

Premio Maestrale miglior cortometraggio:
AZHEH
di Hadi Rezayati Charan, Iran, 2023, 15’, fiction
Lingua minoritaria: Talysh
scen: Hadi Rezayati Charan; mo. e dir. fot.: Mehdi Hosseini; 
Sinossi: Un ragazzo vive in un villaggio di confine con Azheh. Dopo la morte di Azheh, il ragazzo cerca di esaudire il suo desiderio di essere sepolta nella sua terra natale.
Bio: Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Ingegneria Elettrica, Hadi Rezayati Charan si è dedicato al cinema. Ha lavorato a numerosi cortometraggi, inclusi diversi lavori sperimentali, e Azheh rappresenta il suo primo progetto professionale. Oltre al cinema, nutre un forte interesse per la fotografia e per lo studio della filosofia.

Premio One Wor(l)d:
FRARÌA
di Alberto Diana, Italia, 2024, 18’, fiction
Lingua minoritaria: Sardu
Sinossi: Angelo ha 15 anni e vive in un piccolo paese tra le montagne nel sud della Sardegna nel primo dopoguerra. È molto timido e viene preso in giro per l’invalidità del suo fratello maggiore, Agostino. Non riesce a difendersi, e vorrebbe mostrare più fiducia in sé stesso, come il suo migliore amico, il carismatico Bastiano. La vita scorre in un’apparente tranquillità campestre, ma la quiete del villaggio è messa in crisi dalla prepotenza delle Camicie Nere. Mentre tutto il paese festeggia in piazza davanti ad un gran falò, Angelo non potrà più esitare e dovrà decidere da che parte stare.

Bio: Alberto Diana ha frequentato il Master in Documental de Creación all’Universitat Pompeu Fabra di Barcellona, dopo essersi laureato in Lettere all’Università di Cagliari. I suoi cortometraggi documentari sono stati presentati in numerosi festival italiani e internazionali. Il suo lungometraggio documentario Fango rosso è stato presentato alla 37ª edizione del Torino Film Festival. Sta sviluppando la sceneggiatura del suo primo lungometraggio di finzione Intra Montes. Frarìa è il suo primo cortometraggio di finzione.

Premio Diritto di parola:
LA PUNIZIONE DEL PRETE
di Francesco Tomba, Chiara Tesser, Italia, 2023, 18’, fiction
Lingua minoritaria: Sardo
Sinossi: La Sardegna del 1910 fa da sfondo allo scontro tra Don Fresu, avido sacerdote e proprietario terriero di Loiri, e il furbo cieco Depperu di Luras. Coinvolti in una negoziazione sul bestiame, la diffidenza di Don Fresu—alimentata dalla sua perpetua Gesuina—sembra avere la meglio. Tuttavia, Depperu, con l’aiuto dei suoi mandriani, rovescerà i ruoli architettando una truffa che punisce l’avarizia del prete..
Bio: Francesco Tomba si è laureato al DAMS di Bologna e ha conseguito la magistrale in Televisione, Cinema e New Media presso l’Università IULM di Milano. Nel 2021 ha diretto e montato il docufilm Dove nasce il vento. Nel 2023 ha co-diretto il cortometraggio di finzione La punizione del prete. Ha inoltre collaborato a produzioni come Four More Shots, Please!, Lubo e Prima di noi.
Chiara Tesser si è laureata in Comunicazione e successivamente in Televisione, Cinema e New Media presso l’Università IULM di Milano. Lavora come aiuto regista nel documentario Dove nasce il vento (2021) e dirige i corti Un amico speciale (2023), da cui è tratto un romanzo, e La punizione del prete, film in costume ambientato nella Sardegna del 1910. Attualmente è in pre-produzione con il film Pola, prodotto da Artex Film, e collabora all’adattamento de La bambina della sesta luna. Ha lavorato come location manager per vari progetti, tra cui Lubo, Prima di noi, Il rapimento di Arabella, Sporco e Le città di pianura, selezionato a Cannes 2024. Collabora al film Rai Il rosso volante.Premio Unica – Città di Cagliari:

ABELE
di Fabian Volti, Italia, 2025, 77’
Lingua minoritaria: sardu/dialetto beduino della Palestina
Sinossi: Attraverso i ritratti di tre uomini solitari e di una famiglia beduina palestinese, Abel evoca il pastore come archetipo ancestrale e testimone di comunità invisibili ai margini di città e territori. In Sardegna e in Palestina – due terre distanti ma unite dalla storia del pastoralismo – il film segue Abel nella sua resistenza alla trasformazione dei pascoli e nel confronto con l’ombra di un conflitto permanente. Un viaggio tra poligoni militari, chiese sconsacrate e villaggi sorvegliati, che racconta la lotta per la sopravvivenza e la resilienza in scenari estremi.
Bio: Fabian Volti è un filmmaker e direttore della fotografia. Dopo la laurea in Scienze Politiche e un master in cooperazione internazionale, ha iniziato a lavorare a progetti audiovisivi tra Berlino e Madrid, con un focus su ricerca visiva e cinema documentario. Dal 2007 ha diretto numerosi cortometraggi e documentari, tra cui Luci a Mare (SIEFF), Strascico a Nord, R-esistenze (Sardinia FF) e Umbras (Cinemambiente, Babel FF, Corsica Doc). È autore di mostre fotografiche, come Luci oltre le sbarre. Fondatore di Roda Film, casa di produzione documentaristica, attualmente vive e lavora in Sardegna. Abele è il suo primo lungometraggio.

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