Un golpe perenne contro la democrazia
19 Ottobre 2025[Graziano Pintori]
Premessa: se mai ci fosse bisogno di avere conferma dell’esistenza di un mondo parallelo che condiziona la politica, l’economia, la società e anche il nostro modo di essere, la lettura dell’ultimo libro Poteri occulti di Luigi de Magistris, presentato dall’Anpi a Nuoro il 7 ottobre con l’autore, vi convincerà dell’esistenza di certi poteri paralleli.
Metafora: dopo la lettura del libro di de Magistris come un flash mi è apparso uno di quei veicoli super accessoriati e super blindati, neri con luci blu e vetri oscurati, che molte volte tagliano veloci le strade come fantasmi neri. Dentro quei bunker semoventi viaggiano solitamente i poteri occulti costituitisi potere parallelo delle istituzioni, al fine di tenere costantemente sotto osservazione la nostra democrazia per evitare scossoni allo stato attuale delle cose. Non a caso fino ad alcuni decenni fa l’attenzione dei poteri occulti era rivolta soprattutto alla politica del PCI, oggi la stessa attenzione è rivolta alla praticabilità della Costituzione nata dalla Resistenza partigiana, perché strumento giuridico di libertà, uguaglianza, lavoro e democrazia. Sapete chi c’è dentro quella macchina nera, blindata, con i vetri scuri?
Ci sono senatori e deputati, giudici e generali dell’esercito, dei carabinieri, della guardia di finanza e alti funzionari della polizia di stato. Tra questi passeggeri si distinguono anche certi papaveri del Vaticano, quelli che parlano di povertà, bontà e compassione mentre benedicono potenti e lestofanti. Nella variegata fauna non mancano finanzieri, banchieri, tangentisti, industriali, economisti, corruttori, liberi professionisti. Dulcis in fundo. Sapete chi si occupa di fare il pieno del carburante per il trasporto di tutta questa brava gente? La mafia, la ndrangheta, la camorra. Cioè quelle permeanti organizzazioni criminali in grado di condizionare la vita pubblica amministrativa, politica, economica e sociale a partire dai comuni passando per le regioni e finire nelle alte sfere dello Stato, compresa la presidenza della repubblica.
Fuori metafora. La Prima Repubblica fu demolita da vari episodi anche cruenti, ricordiamo nel 1978 il rapimento e uccisione di Aldo Moro, fautore del compromesso storico con Enrico Berlinguer, quest’ultimo fu il primo che pose la questione morale nella politica italiana. Il compromesso storico fu assai detestato dall’America e dalla CIA assai attive negli anni ‘70 per organizzare colpi di stato, ivi compresa la strategia della tensione in Italia. Seguì nel 1980, il 2 agosto, la strage di Bologna, l’atto più sanguinario verificatosi nella Repubblica Italiana. Si contarono 85 vittime e oltre 200 feriti, lo scopo dei terroristi fascisti fu quello di destabilizzare la democrazia italiana per imporre un governo forte e autorevole alla moda fascista.
L’anno seguente, il 1981, fu quello del faccendiere della loggia massonica P2 Licio Gelli, custode di un elenco di 962 affiliati e concertatore del progetto “Piano di Rinascita Democratica”, che sembra la fotocopia del programma politico del governo Meloni: vedi premierato, riforma della giustizia e autonomia differenziata, decreto-legge sulla sicurezza.
L’elenco segreto degli affiliati fu scoperto durante una perquisizione nella casa di Michele Sindona, noto banchiere criminale corrotto e corruttore. Su questo elenco si contarono: 44 parlamentari, 2 ministri, un segretario di partito, 12 generali dei carabinieri, 5 generali della guardia di finanza, 22 generali dell’esercito italiano, 8 ammiragli; seguono alti esponenti della polizia di stato, magistrati, funzionari pubblici, direttori e funzionari dei servizi segreti, giornalisti, imprenditori. Esclusa qualche categoria compresa nell’elenco segreto, tutti giurarono fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione.
Infine, il colpo di grazia dato alla Prima Repubblica fu lo scandalo tangentopoli del 1992. Con questo episodio di commistione tra affari e criminalità politica si pose fine al sistema dei partiti; in quel periodo assistemmo alla discesa in campo del piduista Berlusconi con il suo berlusconismo. Il quale abbandonava l’impegno di palazzinaro fluidificante per approdare nell’imprenditoria delle tv private e per blindare la sua posizione, il pregiudicato Berlusconi fondò un partito azienda organizzato e amministrato come un bene privato. Il braccio destro del nuovo imprenditore politico fu dell’Utri, anche lui fluidificante esponente mafioso, condannato e incarcerato e beneficiario di 30 milioni di euro scaturiti dall’eredità di Berlusconi. Con la caduta
della 1ma Repubblica sostanzialmente la Costituzione e la questione morale restarono orfane, esse furono in balia di formazioni politiche ad personam, furono maneggiate dai leaderismi, dalle urla dei dibattiti televisivi, dalla messa in bando degli ideali e dalla semplificazione della politica. La semplificazione, per esempio, è palpabile nella gestione dei fondi del PNRR da parte del governo Meloni, il quale, scrive de Magistris, “ha ridotto i meccanismi di controllo riformando il codice degli appalti in senso meno restrittivo, depotenziato gli strumenti delle indagini contro i reati della pubblica amministrazione, tentativo di ridurre il potere della Corte dei conti”.
Questa è la semplificazione che la destra al governo sta attuando. Semplificazione che trova alleata quella alimentata dai social e dalla globalizzazione, che è tipica di quelle persone che leggono e non capiscono il contenuto: una sorta di analfabetismo di ritorno che interessa circa il 60% degli italiani. Semplificazione significa banalizzare, significa superficialità, cioè creare l’humus che ha fertilizzato il terreno politico delle destre, compresa quella neofascista della Meloni, oggi capo del governo italiano.
Ossia un capo di governo dell’estrema destra italiana che può rivolgersi, sulle reti unificate della TV di stato e quelle private di Berlusconi/Mediaset, in modo sprezzante a milioni d’italiani che scendono in piazza per reclamare pacificamente la fine del genocidio in Palestina. Si rivolge alla marea dei manifestanti dicendo che la pace si conquista con il silenzio e non con le bandiere al vento e gli assalti alle forze dell’ordine da parte dei figli di papà, armati di bastoni e manganelli e paragonando il dissenso della sinistra nei suoi confronti al terrorismo.
La notizia odierna è che il giornalista d’inchiesta della RAI Sigfrido Ranucci è stato oggetto di un gravissimo attentato in stile mafioso. Evidentemente qualche sua inchiesta ha tracimato, nel senso che ha reso visibile l’invisibile. L’intimidazione distruttiva è palesemente mafiosa, restano misteriosi i mandanti a dimostrazione che parlare di poteri occulti è sempre una doverosa quanto inquietante necessità. Il libro di Luigi de Magistris lo fa capire. Leggetelo.