Un intervento urgente per la salute mentale in Sardegna

19 Maggio 2023

Nella foto, la Cittadella della Salute di Cagliari nell’ex manicomio

[Gisella Trincas]

Come associazione dei familiari Asarp abbiamo inviato una lettera aperta all’Assessore alla salute Doria in cui denunciamo la complessa e difficile situazione in cui si trovano ad operare i servizi di salute mentale in Sardegna e le pesanti e inaccettabili ricadute che tali criticità determinano nella vita delle persone che di tali servizi hanno necessità.

Le persone che vivono una condizione di sofferenza mentale, e le nostre famiglie, hanno necessità e urgenza che i centri di salute mentale possano svolgere la loro attività di prevenzione, cura e riabilitazione psico-sociale orientati alla ripresa, almeno sei giorni alla settimana per minimo 12 ore, come previsto dal Progetto Obiettivo Nazionale Salute Mentale, con l’obiettivo delle 24 ore 7 giorni su 7. Tali servizi devono operare nell’ottica dei diritti umani che l’Organizzazione Mondiale della Sanità mette al centro riconoscendo che non c’è “recovery” senza diritti e che la violazione dei diritti umani può determinare problemi psicologici e psicopatologici.

Anche la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e fragilità sociali, ratificata dall’Italia, afferma l‘universalità, l’indivisibilità, l’interdipendenza e interrelazione di tutti i diritti umani e libertà fondamentali e la necessità di garantirne il pieno godimento da parte delle persone con disabilità senza discriminazione alcuna. Tra questi, il diritto al rispetto per la dignità e l’autonomia individuale, compresa la libertà di compiere le proprie scelte, la non discriminazione, la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società, attraverso il diritto all’abitare, al lavoro, alle relazioni affettive e sociali.

Il progressivo impoverimento organizzativo, finanziario e culturale dei centri di salute mentale in Sardegna, ha determinato, in tutta la sua evidenza, un aumento esponenziale delle sofferenze e delle fragilità sociali e ha trasformato i centri di salute mentale (nati come luoghi di produzione di salute mentale e di emancipazione sociale) in ambulatori psichiatrici ridotti alla fissazione di visite programmate e prescrizione farmacologica.

In tali condizioni operative, in cui mancano non solo medici psichiatri e infermieri ma soprattutto psicologi, assistenti sociali, educatori, terapisti della riabilitazione psichiatrica, la costruzione di una presa in carico multidisciplinare e multidimensionale in cui il farmaco è solo uno degli strumenti, non consente la piena partecipazione al percorso di cura, di ripresa e di inclusione sociale delle persone che vivono la condizione di un disturbo mentale (anche grave) col pieno coinvolgimento della rete familiare, sia dove vigono rapporti familiari meno problematici e conflittuali, sia dove i rapporti sono difficili e da ricostruire o riparare.

Inoltre, i servizi di salute mentale di comunità (quali sono i centri di salute mentale) devono operare in contesti territoriali con un ben definito bacino di utenza, riconoscibili e raggiungibili in tempi accettabili. La chiusura di centri di salute mentale e il loro accorpamento ha determinato ulteriori problemi nella utenza e nelle famiglie e una più difficile operatività negli stessi operatori. Riveste quindi carattere di assoluta urgenza il ripristino di tutte le sedi dei Centri di Salute Mentale e degli ambulatori periferici con la ridefinizione di tutte le piante organiche necessarie al buon funzionamento del servizio pubblico di salute mentale.

Anche le ultime decisioni assunte dalla Azienda Sanitaria n.8 di Cagliari, sostenuta dal Commissario liquidatore di ATS Sardegna, di allontanare dalla attuale sede presso la Cittadella della Salute di Cagliari l’Associazione ASARP (che utilizza dal 2007) ha determinato e sta determinando non pochi problemi all’operatività dell’Associazione dei familiari disconoscendone il fondamentale e necessario ruolo sociale.

Così come sta determinando ulteriori criticità la decisione della Direzione Generale di ASL8 di cessare senza preventiva informazione l’attività delle Comunità Terapeutica del territorio in cui si stanno portando avanti percorsi individuali di ripresa. Inoltre non si comprende che fine debba fare il servizio di sostegno alla domiciliarità che andrebbe implementato di ulteriori risorse.

Sentiamo quindi forte la responsabilità di insistere ancora una volta affinchè si apra una urgente interlocuzione con la S.V. per comprendere come si intende rispondere al bisogno di salute mentale che le nostre famiglie e il territorio regionale esprimono. Come si risponde al bisogno e diritto delle persone di intraprendere un percorso reale di ripresa che restituisca la normalità della vita.

Si sollecita inoltre l’urgente riattivazione di uno strumento di partecipazione democratica, quale la Commissione Regionale Salute Mentale, in cui tutte le parti sociali (incluse le organizzazioni dei familiari e degli utenti e le organizzazioni del terzo settore) si possano confrontare con le istituzioni e le altre parti sociali per affrontare e risolvere le gravi criticità che attanagliano la vita di troppe persone in questa nostra regione così provata dalla molteplicità dei problemi che si trova ad affrontare.

La Pubblica Amministrazione non può non rispondere alle istanze e sollecitazioni che pervengono dalla società civile perché ne va la credibilità dello stesso servizio pubblico e crolla quel sentimento di fiducia fondamentale per il mantenimento della coesione sociale.

Gisella Trincas è la presidente regionale dell’Asarp

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI