Un voto utile

1 Giugno 2009

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Dopo l’intervento di Vendola, pubblichiamo oggi quello di Ferrero, con il collegamento all’appello promosso da Pietro Ingrao.

Paolo Ferrero

Mi sono sentito porre molte volte in queste settimane la domanda sull’utilità  del voto alla nostra lista, dopo l’attacco di Franceschini con l’intento strumentale di aumentare i voti al Pd togliendoli a noi e potrei cavarmela dicendo semplicemente che la questione del voto utile non sta né in cielo né in terra. Mi pare però utile provare ad argomentare in modo più chiaro perché è utile votare la lista anticapitalista e comunista. In primo luogo le elezioni europee si fanno su una legge elettorale proporzionale e quindi non vi è problema di premi di maggioranza o altro. Tutti i voti pesano uguale. Anzi, visto che i sondaggi danno la lista anticapitalista e comunista attestata attorno al 4% il voto alla nostra lista è utilissimo perché ogni voto può essere determinante per il superamento dello sbarramento voluto da Veltroni. Quindi se l’utilità del voto è data dall’elezione del massimo numero possibile di deputati antiberlusconiani, il voto alla lista di Rifondazione e Pdci è sicuramente quello con l’utilità maggiore, perché il superamento del 4% permette l’elezione di tre deputati che non ci sarebbero se per una manciata di voti restassimo sotto al 4%. Ogni voto può essere determinante per eleggere 3 deputati: più utile di così si muore. Detto questo, mi pare utile affrontare il ragionamento dal punto di vista dei contenuti: le politiche liberiste praticate dall’Europa in questi anni sono state  votate da uno schieramento trasversale che comprende i Liberali, i Popolari e i Socialisti. La cosa interessante è vedere la corrispondenza tra i partiti politici italiani e questo schieramento europeo che ha costruito le politiche liberiste. Del gruppo popolare fa parte l’Udc, il Popolo della Libertà; del gruppo liberale fa parte l’Italia dei Valori e gli ex Margherita; del gruppo socialista fanno parte gli ex Ds e forse farà parte nel suo complesso il Pd. La cosa da sottolineare è quindi che Franceschini, Di Pietro, Berlusconi e Casini, che in Italia si insultano quotidianamente e chiedono voti utili, in Europa governano insieme e hanno insieme costruito questa Europa liberista che è una delle cause di fondo della crisi economica in cui ci troviamo. E’ bene sapere che 8 volte su 10 i popolari e i socialisti (cioè Berlusconi e Franceschini) votano insieme in Europa, alla faccia dell’antiberlusconismo. Questa cogestione è tale che già adesso i socialisti europei hanno proposto che il Presidente della Commissione Europea continui a farlo Barroso, esponente del partito popolare europeo. Paradigmatica la situazione dell’Italia dei Valori che in Italia tuona contro Berlusconi tutti i giorni e poi in Europa fa parte del gruppo liberale che si è distinto negli ultimi mesi per aver sostenuto a spada tratta una direttiva sull’orario di lavoro che portava a 65 ore settimanali l’orario normale di lavoro. Questa direttiva non è passata grazie alla ferma opposizione del gruppo della Sinistra Unita (Gue) di cui facciamo parte e alla grande mobilitazione delle organizzazioni sindacali europee. A Franceschini e a Di Pietro che chiedono un voto utile rispondiamo quindi: ma che utilità ha un voto che serve per andare a governare l’Europa insieme a Berlusconi? Che utilità ha un voto che serve a proseguire in Europa quelle politiche liberiste che hanno determinato una profondissima crisi sociale su cui le destre populiste fondano le loro politiche razziste e xenofobe? Il voto utile è allora il voto alla lista anticapitalista e comunista che andrà in Europa a rafforzare il gruppo della sinistra unita (Gue), gruppo che in questi anni si è sempre battuto contro le politiche liberiste. Occorre smascherare la furbizia di chi in nome dell’antiberlusconismo in Italia chiede un voto per andare in Europa a fare le stesse politiche liberiste che ci hanno portato alla crisi. Il voto alla nostra lista è utile anche per i contenuti che proponiamo. Oggi l’Europa liberista non somiglia nemmeno da lontano all’ideale di Europa unita che Altiero Spinelli e gli altri europeisti avevano immaginato dopo la seconda guerra mondiale. Spinelli voleva una Europa unita di popoli che sanno valorizzare  tutte le loro culture, penso anche  a quella sarda,come antidoto ai nazionalismi europei che avevano prodotto due spaventose guerre mondiali. Le politiche liberiste hanno, al contrario, riprodotto i nazionalismi nella forma peggiore, quella della guerra tra i poveri.
Il fatto che al mercato e alla moneta unica corrispondano livelli salariali, diritti sociali e sistemi fiscali tutti diversi ha prodotto in Europa una grande concorrenza tra i lavoratori, ha prodotto le delocalizzazioni, la rincorsa al ribasso delle condizioni salariali; la morte dei tre operai alla Saras  e la progressiva deindustrializzazione della Sardegna, senza che venga messo in campo un vero progetto industriale  basato sulle energie rinnovabili  e sul miglioramento della qualità della vita, ne è il simbolo. Vogliamo costruire un’Europa dei diritti e dell’eguaglianza facendo a livello europeo quello che la Cgil di Di Vittorio fece in Italia negli anni 50 con il superamento delle gabbie salariali: rivendichiamo salari europei, diritti sociali europei, un sistema fiscale europeo. Una forte redistribuzione del reddito e la costruzione di eguali diritti tra i lavoratori è la condizione perché l’unità europea si possa evolvere positivamente. Noi contestiamo l’Europa liberista perché vogliamo un intervento pubblico in economia che metta la mordacchia alla speculazione finanziaria e produca una riconversione ambientale dell’economia e delle produzioni, con la valorizzazione dei beni pubblici e un ridisegno della produzione che metta al centro la salvaguardia e la valorizzazione dell’ambiente a partire dal risparmio energetico, dalle energie rinnovabili, dal ridisegno della mobilità individuale e collettiva.
Vogliamo una Europa neutrale, smilitarizzata e denuclearizzata, e proprio la Sardegna ha pagato e sta pagando un prezzo altissimo ai giochi di guerra. In questi anni l’Europa è stata un gigante economico e un nano politico: occorre rovesciare questa situazione uscendo dalla subalternità alla Nato per costruire una Europa agente di pace dentro la crisi della globalizzazione. I soldi oggi stanziati per le spese militari debbono essere stanziati per la cooperazione internazionale, facendo dell’Europa un agente decisivo di un processo di pace e di giustizia a livello internazionale. e il livello locale e nazionale è il terreno della resistenza, il livello europeo è indubbiamente il terreno su cui si può disegnare e lottare per l’alternativa. E’ quindi decisivo che dalle elezioni europee risulti rafforzata la sinistra europea e il gruppo della sinistra unita a cui abbiamo dato vita con la Linke, il Pcf, il Synaspismos e le altre forze comuniste e anticapitaliste. Purtroppo nel breve periodo che siamo stati al governo non abbiamo fatto in tempo  a garantire alla Sardegna un collegio a sé e Berlusconi, appena subentrato, ha lavorato solo in direzione dello sbarramento  contro di noi  e alla protezione dei legami che ha con l’apparato politico della Sicilia.
Candidiamo due giovani sardi, Laura Stocchino e Giuseppe Corona che rappresentano proprio la condizione del moderno proletariato.
Il nostro futuro è nelle mani di giovani come questi che, come hanno fatto i nostri padri, dovranno ricostruire il partito e trovare forme di lotta adatte ai tempi difficili che ci attendono.

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