Vite inutili

1 Maggio 2020
[Amedeo Spagnuolo]

Ci sono delle cose nella vita che, chissà perché, siamo convinti che a noi non potranno mai accadere, sono quel tipo di convinzioni irrazionali che in qualche modo danno l’illusione di aiutare a vivere grazie a questi autoinganni che consentono di non sperimentare un’angoscia troppo elevata che potrebbe diventare insopportabile. Nello specifico, il pensiero più intollerabile per l’uomo che per questo cerca di scacciarlo di continuo, è il pensiero della morte che è alla base di tutte le nostre periodiche tristezze.

Da questo punto di vista le riflessioni filosofiche di Blaise Pascal (1623 – 1662) risultano essere illuminanti. Egli, infatti, afferma che, il nemico peggiore dell’uomo sia la noia che porta inevitabilmente all’angoscia del nulla poiché contribuisce a rendere cosciente l’uomo della sua condizione di essere mortale, condizione che è alla base dell’infelicità umana e che lo costringe a vivere una vita dominata dal divertissement, cioè vivere in una condizione nella quale cerchiamo la distrazione ad ogni costo e di qualsiasi tipo, con l’alcol, con il piacere fisico, con il lavoro ecc.

Tutto questo, dice Pascal, è una sorta di droga che ci serve per non pensare troppo al nostro destino “finale”, ma che allo stesso tempo non ci consente di diventare più umili e solidali, pensando appunto solo al divertissement che, finché dura, c’illude di essere quasi immortali e in diritto di sfruttare dissennatamente la natura e tutti gli altri uomini che riteniamo inferiori, ma leggiamo alcuni suoi passaggi per intendere meglio: “ho scoperto che tutta l’infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli in una camera.

Ho voluto scoprirne la ragione, ho scoperto che ce n’è una effettiva, che consiste nella infelicità naturale della nostra condizione, debole, mortale e così miserabile che nulla ci può consolare quando la consideriamo seriamente”. Malgrado però tutte queste miserie che lo assillano, “l’uomo vuol essere felice, e vuole soltanto esser felice, e non può non voler esser tale. Ma come fare? per riuscirci, dovrebbe rendersi immortale; siccome non lo può, ha risolto di astenersi dal pensare alla morte».

Per non pensare alla morte l’uomo deve essere in continuo movimento e pensare poco o niente alle esigenze degli altri, in caso contrario potrebbe ricadere nel pensiero del nulla e dunque nel pensiero della morte. Pascal per far comprendere meglio questo concetto fa un esempio piuttosto divertente se non fosse per il tema trattato, infatti, parlando della caccia alla lepre egli afferma che coloro che: “giudicano assai poco ragionevole che la gente passi l’intera giornata a correr dietro a una lepre che non si vorrebbe aver comperato, non capiscono nulla della nostra natura. Quella lepre non ci impedirebbe la vista della morte e delle altre miserie, ma la caccia che ce ne distrae può farlo.”

Pascal però può forse aiutarci a comprendere meglio anche un terribile evento, collegato ovviamente alle considerazioni precedenti, accaduto in questi spaventosi giorni in cui il CoronaVirus sta mietendo in Italia migliaia di vittime, ci riferiamo alla strage degli anziani avvenuta all’interno del Pio Albergo Trivulzio di Milano, ma facciamo un passo indietro per capire meglio.

L’ossessione per la produzione e il profitto a tutti i costi rappresenta l’esito finale del sistema capitalista “selvaggio” che noi Occidentali abbiamo deciso di adottare e di ritenerlo, fideisticamente, l’unica religione economica possibile. In Italia le regioni del nord sembrano essere quelle che, più delle altre, nel nostro paese, hanno abbracciato questa fede e nello specifico la Lombardia sembra essere quella più avanti di tutti. Non siamo tanto incoscienti da non capire le ragioni di migliaia di operai e operatori della media e piccola impresa che hanno bisogno di lavorare per mantenere le proprie famiglie, ma non credo che anche loro non siano consapevoli dei rischi che potrebbero correre, dal punto di vista della salute, senza le adeguate misure di sicurezza.

Ciò che mi sembra veramente cinico e rappresentativo di una società dominata dal capitalismo è la posizione di Confindustria e comunque di quella élite di privilegiati che sulle spalle di tanti lavoratori, alla faccia del Coronavirus, vuole assolutamente ripartire nell’attività produttiva per continuare ad accumulare profitto senza nulla concedere. Bene tutto questo denota, probabilmente, quel tipo di atteggiamento di cui aveva parlato già Pascal nel XVII secolo quando aveva affermato che la paura della morte spinge gl’individui a vivere in maniera folle e ossessiva verso allettanti traguardi economici, assumendo così atteggiamenti cinici e di esaltazione tali da non farci comprendere la nostra reale insignificanza nell’universo, d’altro canto è stato sufficiente un microscopico virus a mandarci a gambe all’aria.

Vorrei aggiungere però che stavolta si è andati veramente oltre in fatto di cinismo e credo che le classi dirigenti lombarde e di tutte quelle regioni nelle quali si scopriranno, eventualmente, situazioni simili, dovrebbero essere azzerate e allontanate da qualsiasi incarico pubblico. Non sembri troppo dura questa posizione, scegliere di non tener conto della salute dei nostri vecchi, della nostra memoria, di coloro che hanno costruito con fatica e sudore questo paese è intollerabile, è proprio l’atteggiamento tipico delle società a capitalismo avanzato e selvaggio nelle quali arrivati ad una certa età si diventa “inutili” e quindi si possono compiere quelle orribili scelte che per ora sono state scoperte in Lombardia, e nello specifico, nel ben noto Pio Albergo Trivulzio.

Il Pio Albergo Trivulzio è la famosa casa di cura di Milano che, normalmente, ospita anziani ma che da gennaio ha cominciato ad ospitare molti pazienti con polmoniti e sintomi d’insufficienza respiratoria. Come è possibile che la Regione Lombardia ha consentito il trasferimento di malati nelle RSA? Ma le scelte allucinanti non si fermano qui, pare che il direttore generale della struttura abbia costretto il personale a non indossare le mascherine per non allarmare gli ospiti del Trivulzio. Per adesso si parla di 143 anziani deceduti a causa del coronavirus, ma i numeri potrebbero salire, infatti, la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta. Gad Lerner ci ha poi raccontato che, nella sua inchiesta su Repubblica del 4 aprile, probabilmente, da parte dei vertici dell’antica struttura milanese, si è cercato di “insabbiare” l’epidemia che era stata causata dalla scelleratezza della classe dirigente lombarda di quel settore.

Certo, è soltanto un’ipotesi tutta da verificare ma, probabilmente, a partire dalla Lombardia, per quanto riguarda l’Italia, ma in realtà in tutti i paesi dominati dalla cinica ideologia del capitalismo selvaggio siamo ormai arrivati ad un punto di non ritorno cioè, ripensando all’orrore del Trivulzio, considerare la vita di un anziano “inutile” e quindi meno importante della produzione di un’automobile.

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