Sardegna. Tagli sulla conoscenza

1 Aprile 2009

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Federazione Lavoratori della Conoscenza della Sardegna

Siamo stati facili profeti, ecco i nuovi tagli sugli organici delle scuole della Sardegna. Abbiamo già accennato al disastro che pioverà sulle scuole sarde in termini di dimensionamento della rete scolastica entro il 2012: rischio di chiusura di 300 edifici scolastici, a rischio 225 autonomie scolastiche su 426 n quanto costituite con meno di 500 alunni. Insomma, intere zone della Sardegna desertificate e private dell’ultimo baluardo della presenza statale. Ora tocca alle classi, agli organici di personale.
Ecco le cifre nazionali del disastro, come possiamo leggerle nei tabulati ancora ufficiosi del Ministero: meno 9.968 posti nelle elementari, 15.542 nelle medie, 11.347 nelle superiori, meno 245 dirigenti scolastici. Il 40% dei tagli si realizzerà nelle regioni del meridione.
Dei tagli, da effettuare sia in organico di diritto che di fatto, pari a 42.100 a livello nazionale, alla Sardegna, sugli attuali oltre 21.000 posti esistenti, tocca pagare il tributo di 1.688 posti in meno nei vari ordini e gradi di scuola, esclusa la scuola dell’’infanzia di cui ancora non si sa nulla. A ciò va aggiunto, sempre in Sardegna, il probabile taglio, sugli attuali 8.200 posti, di altri 513 posti di A.T.A. (bidelli – 339, impiegati di segreteria -115, tecnici -50).
Il tutto segue ad un sessennio, in cui si sono perduti oltre 6.000 posti di lavoro nella scuola sarda.
Un’altra considerazione riguarda la malcelata intenzione di impedire immissioni in ruolo: infatti la consistenza dei tagli ha una sinistra corrispondenza con il probabile numero di pensionamenti in campo nazionale pari ad oltre 40.000 unità (32.000 docenti e 8.150 ATA). In Sardegna si prospettano circa 1600 pensionamenti docenti ed ATA. Perciò niente turn-over, con buona pace delle centinaia di migliaia di precari che inutilmente aspettano da decenni di poter entrare di ruolo. E non si venga a dire che non ci saranno licenziamenti: andatelo a dire ai precari che da anni, grazie alle supplenze annuali, sostengono se stessi e le loro famiglie e che saranno privati d’un colpo di questa unica fonte di sostentamento.
Dall’analisi dei tagli viene fuori una evidente penalizzazione di tutti quei territori, già poveri di risorse, che già oggi sono disagiati e carenti dal punto di vista delle strutture e dei servizi di supporto ( trasporti, mensa, edilizia scolastica).
Tagli che si abbattono su una Regione che ha una scarsa presenza di Tempo Pieno (40 h settimanali) nelle elementari: 744 classi su 3.904 pari al 19%, a fronte del 43% di Regioni come la Lombardia. Un po’ meglio nelle medie con 920 classi di Tempo Prolungato (36 h settimanali) su 2.379 classi pari al 38,6%. Davvero irrilevante il numero dei posti destinati ai corsi serali per adulti, 192 su 7.526 nelle superiori; sovvengono le battaglie di molti giovani adulti che hanno vanamente lottato contro la chiusura dei corsi proprio nell’ultimo anno in cui dovevano prendere il titolo di studio. Risibile quello per i posti di istruzione degli adulti nelle scuole medie: 58 su 4.673, con buona pace di immigrati, emarginati, adulti col gusto di affrontare la rialfabetizzazione.
L’insensata controriforma del maestro unico alle elementari, se integralmente applicata, in Sardegna provocherebbe sulle sole 725 classi prime, per 12.985 bambini, circa 362 insegnanti in meno; a regime su tutte e 5 le classi (3.833 classi circa per 65.479 bambini) della scuola elementare si perderanno, nei prossimi anni, circa 1.916 insegnanti. Temiamo per la verità l’eccesivo zelo spesso manifestato in questi anni dalla direzione scolastica regionale.
Bisogna sottolineare, anche per evidenziare ancor più l’assurdità dei tagli, che oltre il 90% delle famiglie italiane, demolendo l’operazione ideologica di riduzione del tempo scuola della Gelmini, all’atto dell’iscrizione ha scelto un tempo scuola lungo. Concluse le iscrizioni per il prossimo anno scolastico, le prime rilevazioni dello stesso Miur e i dati riportati da tutta la stampa nazionale evidenziano un netto aumento di richieste di tempo pieno ed una consistente maggioranza di richieste per il tempo scuola a 30 ore. Dai primi dati è ormai chiaro che appena il 3% delle richieste si è orientata sul modello a 24 ore (il cuore della proposta sulla scuola dell’attuale ministro dell’Istruzione).
Di poco superiori al 3% le richieste del modello orario a 27 ore: l’unico modello che viene garantito dalla manovra economica del Governo, basata solo su pesantissimi tagli agli organici.
Anche sui posti di sostegno continua la discesa inesorabile: a fronte dei concreti e del tutto insufficienti 2.515 posti funzionanti quest’anno per oltre 4.430 alunni disabili su 220.311 alunni sardi, in organico di diritto 2009-2010 ci saranno solo 1.995 posti. Bisognerà aspettare le deroghe in organico di fatto per avere qualche numero più adeguato. Questo a tacere della enorme difficoltà di tipo burocratico per ottenere le certificazioni sulla disabilità, che purtroppo impediscono al fenomeno di emergere nelle sue vere dimensioni, in modo da essere affrontato con la predisposizione degli adeguati strumenti di intervento.
Denunciamo ancora una volta dunque la forsennata politica di tagli sulla scuola sarda, perpetrata dal Ministero e dai suoi uffici regionali, e l’inerzia della regione nel difendere il sistema scolastico sardo.
La grande manifestazione regionale del 18 marzo 2009 con le migliaia di lavoratrici, lavoratori della scuola e studenti e l’importante adesione allo sciopero della FLC CGIL hano posto con forza la drammaticità dell’emergenza scuola in Sardegna.
Aspettiamo dal nuovo Consiglio Regionale e dalla nuova Giunta parole chiare sull’avvenire del sistema formativo isolano, dalla Direzione Scolastica Regionale comportamenti di non supina accettazione dei tagli e di sostegno alle ragioni della scuola sarda.
Per parte nostra teniamo alta la mobilitazione della scuola e ci predisponiamo alla grande manifestazione della CGIL del 4 aprile a Roma con queste nuove rivendicazioni.

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