Rifugiati da tutti

1 Luglio 2008

Elvira Corona

Sicuramente non basta una giornata per fermarsi a riflettere sulla drammatica condizione dei rifugiati e sul loro coraggio a non arrendersi. Coraggio che li spinge a lasciare il loro paese in cerca del riconoscimento dei diritti umanipiù semplici e sopratutto di protezione. Ma se tutti si fermassero davvero a pensare che un giorno o l’altro chiunque potrebbe trovarsi nella loro stessa condizione sarebbe già un passo avanti. Il 20 giugno è la data decisa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per celebrare queste persone che non abbandonano la speranza di una vita migliore. “Proteggere i rifugiati è un dovere, essere protetti è un diritto”, questo il titolo scelto per il 2008. Anche in Sardegna si è voluto riflettere, sopratutto prendere coscienza che è il momento di rompere il muro dell’indifferenza e che ognuno deve assumersi le proprie responsabilità nei confronti delle persone che cercano aiuto, e non delegarle ad altri. E’ la sintesi della Tavola rotonda organizzata dall’associazione Cooperazione e Confronto Onlus, tenutasi alla comunità La Collina di Serdiana lo scorso 24 giugno e moderata dal giornalista Giacomo Mameli. Qualche giorno di ritardo rispetto alla giornata ufficiale, ma come ha ricordato la portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Laura Boldrini “tutta la settimana dal 20 in poi è dedicata a queste persone considerate scomode, ma che in realtà rappresentano il fallimento degli stati e delle diplomazie”. Persone che oggi fanno paura, e nei loro confronti – in pochi anni – l’Italia ha cambiato atteggiamento. Il confronto è tra l’accoglienza dimostrata dagli italiani durante la guerra nei Balcani, quando cioè le persone facevano a gara per ospitare le persone in fuga dalla guerra, e oggi. Negli ultimi tempi tra gli italiani è comune il senso di paura, fomentato da politici e media irresponsabili. “La giornata di oggi deve servire a noi per caricarci e assumerci la responsabilità di fare in modo che passi il nostro messaggio e invertire la tendenza” ha continuato la portavoce dell’ACNUR. La Boldrini ha però anche sottolineato – facendo cenno alla nuova struttura per richiedenti asilo di Elmas – come in meno di due anni la Sardegna sia riuscita a mettere in piedi due strutture di accoglienza cosi importanti. Stella Deiana, responsabile del Centro per Rifugiati Emilio Lussu, e Angela Quaquero, assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Cagliari, ne hanno illustrato le caratteristiche, la tipologia di persone ospitate e i servizi che vengono offerti. Gli ospiti attualmente sono 12 e “sono persone particolarmente vulnerabili” rimarca la responsabile del centro. Tre donne con altrettanti bambini e 6 ragazzi. Domenico Desideri – del Servizio Centrale del Sistema di Protezione per i Richiedenti Asilo – ha spiegato poi il funzionamento del Servizio Centrale e del decentramento verso gli enti locali, attuato per il suo funzionamento. Il Servizio è in grado di accogliere 2500 persone in tutta Italia mentre il totale dei richiedenti è tra i 12 e i 14 mila. Per lo più si tratta di progetti territoriali di piccola e media capienza (capace di ospitare 10/15 persone ciascuno) e qualche grande centro nelle città (capaci di ospitare fino a 150 persone), sono i cosiddetti CARA (Centri Accoglienza per Richiedenti Asilo) e sono concentrati sopratutto nel Sud Italia. Si tratta di centri di prima accoglienza dove le persone che arrivano entro 30 giorni dalla domanda di asilo, ottengono una risposta, dopodiché devono trovare un’altra sistemazione. Il 70% delle persone che arriva sono uomini soli e il restante 30% donne a volte con bambini. L’80% arriva con gli sbarchi mentre gli altri attraversano le frontiere terrestri. Laura Boldirini ha parlato di 14 mila persone che nel 2007 hanno chiesto asilo politico e solo il 10% ha ottenuto lo status di rifugiato, mentre il 40% ha avuto la protezione umanitaria. Per lei è importante capire che “le persone non si metterebbero in mare con mezzi di fortuna se non avessero dei validi motivi per scappare”. Basta pensare che 1 persona su 3 di quelle che sbarcano a Lampedusa chiede asilo politico e di queste 1 su 5 lo ottiene. “Quello che non è vero – ha affermato la Boldirni – è che siamo invasi da queste persone, i numeri sono stabili non in crescita come cercano di farci credere. E’ importante questa giornata anche perché il pensiero unico che sembra esserci nel nostro paese ora, non rende giustizia a quelli che come noi, lavorano affinché la tendenza venga invertita”. Anna Maria Baldussi, docente di Storia ed Istituzioni dell’Asia Sud-orientale alla facoltà di Scienze Politiche di Cagliari ha invece voluto focalizzare l’attenzione sul fatto che quelli che arrivano in Italia in cerca di protezione non arrivano solo dal mare e dall’Africa ma anche dalle frontiere terrestri e dall’Oriente. Negli ultimi anni sono aumentate in maniera esponenziale le persone che arrivano dall’Iraq, Gaza, Afghanistan, Birmania e che sono meritevoli di protezione. “Le persone che fuggono si trovano in una non condizione, è assurdo che accettiamo la globalizzazione economica e culturale ma non accettiamo quella umana” ha concluso la professoressa. Raffaele Callia – uno dei responsabili del dossier Caritas 2007 sui migranti, ha invece ricordato che il 2008 è un anno di anniversari importati: il 60° della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, il 60° della nostra Costituzione, l’ anno europeo per il dialogo interculturale, ma anche che i diritti non sono acquisiti una volta per tutte, anche se affermati con grande sacrificio, una volta ottenuti vanno tutelati e mantenuti. Non sono mancati i riferimenti alle gravi responsabilità attribuibili alle strumentalizzazioni politiche e agli organi di informazione, “ i giornalisti hanno una grande responsabilità anche nell’utilizzo delle parole è necessario usare i termini corretti – ha continuato il responsabile Caritas – l’intolleranza è dovuta all’ignoranza”. A questo proposito un passo importante è stata la firma – pochi giorni fa – della Carta di Roma, un codice di autoregolamentazione per i giornalisti, che prevede la protezione dei dati dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Callia ha espresso anche soddisfazione per la ratifica delle due direttive europee sul diritto d’asilo ma anche estrema preoccupazione per il rischio che vengano azzerate dal pacchetto sicurezza varato dal governo italiano. Bisogno di una giustizia economica e sociale nel pianeta , informazione alternativa, memoria storica interventi strutturati sono fondamentali per evitare che le persone debbano scappare dal loro paese, e come ha concluso il padrone di casa – don Ettore Cannavera – necessità di sapere di più per prendere coscienza e agire in favore di chi è costretto a chiederci aiuto.

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