9 Maggio, 74° anniversario della vittoria sul nazifascismo dei popoli dell’Est europeo

10 Maggio 2019
[Marco Sini]

Ieri, 9 maggio a Mosca e in molte altre capitali dell’Est europeo è stata celebrata la giornata della Vittoria sul nazifascismo da parte dei popoli dell’Est Europeo che facevano parte dell’URSS nel 74° anniversario di quel 9 maggio del 1945 che vide la capitolazione della Germania nazista e la fine della guerra. A Cagliari al Teatro Sant’Eulalia, su invito del Console onorario della Bielorussia in Sardegna Giuseppe Carboni, ho partecipato alla Festa per il 74° anniversario della vittoria ed ho portato il saluto dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia della Sardegna a tutti i partecipanti delle comunità della Bielorussia, Ukraina, Russia e dei paesi caucasici residenti a Cagliari.

Questo anniversario mi piace collocarlo idealmente tra le iniziative che a Cagliari abbiamo promosso per il 74° anniversario della Liberazione. Il loro 8 e 9 maggio in effetti idealmente è il nostro 25 aprile e il fatto che il gruppo musicale bielorusso che ha accompagnato la Festa abbia suonato e cantato due volte “Katiuscia”, tradotto dai partigiani italiani come “Fischia il vento”, e concluso con “Bella ciao” testimonia questo stretto legame!

L’apporto dei popoli e dei soldati dell’esercito dell’ex Unione Sovietica e dei partigiani sovietici alla guerra di Liberazione dell’Europa ed alla Resistenza europea al nazismo e al fascismo è stato grande, come grande è stato il loro tributo di morti, civili e militari. Popoli ed esercito che hanno combattuto il nazismo in quelle terre e anche in altri paesi europei dove diversi soldati sovietici prigionieri dei tedeschi sono stati o si sono liberati e hanno continuato a combattere nelle file della Resistenza di quei paesi e, molti, anche nella Resistenza italiana.

Ho anche ricordato la mala sorte patita dai soldati italiani inviati da Mussolini a combattere una guerra di aggressione sciagurata e imbelle, a fianco delle truppe naziste, contro i popoli dei paesi dell’est europeo. Moltissimi soldati italiani in quelle terre sono morti, e, dopo l’8 settembre, sono caduti prigionieri dei tedeschi e mandati a morte o, per i pochi scampati, c’è stato il soccorso e l’aiuto dalle popolazioni civili. Molti di loro sono entrati nella Resistenza sovietica.

Da moltissimi anni si è stabilito un solido e fraterno rapporto tra l’ANPI e la Bielorussia. Questo legame lo dobbiamo a Massimo Rendina, comandante partigiano, vice presidente nazionale dell’ANPI, già dirigente della RAI, scomparso quattro anni fa alla vigilia del 70° della Liberazione. Ho trovato anche un suo scritto nel quale raccontava la visita a Minsk, capitale della Bielorussia, quando alla guida della delegazione dell’ANPI partecipò nel 2005 alle celebrazioni del sessantesimo della liberazione di quella nazione.

In quella occasione scriveva Rendina, a Minsk erano stati ricordati, in un incontro nel Museo della Guerra Patriottica, i bielorussi che combatterono nelle formazioni partigiane in Italia e gli italiani che, dopo l’8 settembre, parteciparono in Bielorussia alla guerriglia antinazista. Si stima che all’8 settembre 1943 c’erano almeno 10 mila ufficiali e soldati italiani in mano germanica sul territorio bielorusso. Non pochi, scriveva Rendina, riuscirono a fuggire e finirono tra le file dei partigiani. Purtroppo sono pochi i nominativi pervenuti: Brigo, Disdro, Loriso, Cerebello, Iannello e altri dal cognome inconfondibilmente italiano.

Più precisi invece sono i numeri e i nomi dei soldati delle Repubbliche sovietiche e della Repubblica della Bielorussia che sono giunti in Italia come prigionieri dei tedeschi e che una volta che si sono liberati hanno raggiunto le formazioni partigiane della Resistenza italiana. Furono circa 5.000. Un contributo estremamente importante. Di questi 5.000 partigiani sovietici, 429 morirono in Italia, lontani dalla loro terra, per lo più senza che le famiglie potessero mai conoscere le circostanze della loro morte.

Il compianto Mauro Galleni, che è l’autore di una monografia dedicata a questi eroici soldati-Partigiani sovietici che hanno operato nella Resistenza italiana, li descrive in questo modo: “complessivamente i partigiani sovietici erano combattenti dotati di un forte senso morale. Sin dal primo momento si diedero un codice di comportamento non scritto, molto severo, qualche volta anche eccessivo.”. 

Un ufficiale sovietico, il maggiore Kononov, che combatté in una Brigata Garibaldi del cuneese, pronunciò un discorso che mi piace utilizzare per concludere questo mio scritto: “Noi partigiani dell’Unione Sovietica, spalla a spalla con i partigiani Italiani, vogliamo sempre combattere contro i Tedeschi e i fascisti, per ottenere giustizia e libertà. Noi ringraziamo i partigiani Italiani che ci hanno così bene accolto. Noi non lo dimenticheremo mai, noi giuriamo solennemente che vogliamo combattere su tutti i fronti, contro i grandi nemici nazismo e fascismo! Viva la grande amicizia fra partigiani Italiani e partigiani sovietici! Viva la grande armata rossa! Viva l’alleanza sovietica e anglo americana che combatte contro il nazifascismo e lo porta alla morte! Viva tutte le organizzazioni partigiane che combattono per l’idea della giustizia e della libertà!”. 

Anche dal contenuto di questo discorso dobbiamo trarre la memoria dalla Resistenza Europea per far fronte alle sfide di oggi. Per far avanzare contenuti e lotte dell’antifascismo di oggi che, nello spirito e nelle disposizioni della Costituzione repubblicana, sconfiggano i fascismi espliciti e quelli camuffati: razzismo, xenofobia, suprematismo, omofobia, sfruttamento e diseguaglianze sociali.

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