Ecco il G8, e i diritti dell’uomo?

8 Luglio 2009

fasci.jpg

Marco Ligas

Finalmente si apre il G8 e per un Premier che ama lo sport è importante esibire un primato difficilmente superabile: essere presidente per la terza volta di un summit ritenuto così autorevole. Questa volta però c’è qualcosa che offusca la reputazione di Berlusconi e non gli consente di legittimare il prestigio che viene attribuito a questo evento: pensiamo al discredito che si è conquistato nella stampa internazionale a causa delle sue relazioni sociali certo non esemplari (libertinaggio gaio e irresponsabile, lo definisce la Cei), al ruolo di corruttore nelle sue attività imprenditoriali, all’arroganza con cui dirige la politica del governo. Anche la circostanza e il luogo scelti per lo svolgimento di questo G8 appaiono del tutto inopportuni. La rabbia della popolazione abruzzese per i ritardi con cui procede la fase della ricostruzione post-terremoto non è una premessa incoraggiante per uno svolgimento tranquillo del summit. Inoltre, in diverse regioni del paese sono in corso contestazioni o a causa dell’ampliamento delle basi e delle spese militari (Vicenza), o per l’accantonamento di lavori pubblici da tempo programmati (La Maddalena) o per la repressione in atto contro gli studenti in seguito agli scontri del 19 maggio scorso in occasione del G8 dell’Università (Torino).
Come se ciò non bastasse va sottolineato come questo summit sia stato preceduto da un’offensiva gravissima contro i diritti dei migranti. Nel nome della sicurezza sono state riscoperte e si applicheranno leggi razziali, si rinchiuderanno i migranti nei centri di identificazione ed esclusione per lunghi periodi, si impedirà alle donne e agli uomini privi del permesso di soggiorno il riconoscimento dei loro figli. Per garantire la sicurezza verranno create le ronde, organismi che evocano periodi tristi della nostra storia.
E tutto ciò avviene senza che l’opposizione riesca a individuare i percorsi di un impegno politico che sappia contrastare le scelte di questo governo.
Non a caso ci si chiede sempre più spesso se non stiamo vivendo un nuovo fascismo. È un interrogativo per certi versi improprio ma al tempo stesso preoccupante; probabilmente non riavremo un regime che ripeterà le stesse manifestazioni del passato. Ma se accettiamo l’idea che il fascismo non sia stato solo un evento storico ma rappresenti anche una deformazione (o patologia) della condizione umana e sociale, allora dobbiamo concludere che non appartiene solo ad un epoca; può manifestarsi ripetutamente, soprattutto nei periodi di crisi quando vengono date risposte violente ai problemi della convivenza. E oggi, verosimilmente, viviamo una di queste fasi dove nella nostra società sono subentrati il timore la preoccupazione di perdere i livelli di benessere raggiunti. La difesa dell’identità diventa così un alibi convincente per escludere gli estranei (i migranti) colpevoli di impossessarsi di ciò che i legittimi occupanti del territorio si sono conquistati.
Per queste ragioni è bene ricordare che le libertà non sono mai conquistate una volta per tutte ma devono essere continuamente alimentate da comportamenti che rispettino i valori della solidarietà e della giustizia sociale.
Da più parti il Presidente della Repubblica viene invitato a non firmare leggi palesemente anticostituzionali e a svolgere più efficacemente il ruolo di garante. Sicuramente queste prerogative appartengono al Presidente ed è giusto chiederne l’applicazione. Ma se davvero vogliamo contrastare l’illegalità di questo governo non possiamo trovare scorciatoie. La difesa della democrazia e dei valori che le appartengono va fatta riscoprendo l’importanza di un impegno civile che si dispieghi a livello sociale e che coinvolga tutte le componenti progressiste, a partire da quelle che non si sentono rappresentate dagli attuali partiti e dai loro gruppi dirigenti.
Il nuovo fascismo va contrastato perciò mettendo nuovamente in atto relazioni dirette fra le persone. Ottimo internet, ottimi i blog che consentono forme di comunicazione sinora impensabili, ma non commettiamo l’errore pensando che questi strumenti possano colmare la leggerezza dei partiti.

2 Commenti a “Ecco il G8, e i diritti dell’uomo?”

  1. Michele Podda scrive:

    O Ligas,
    mi paret chi nos tocat de lassare totu sas chistiones, e a currer a istutare fogu.
    Sos 1.500 operajos de Portu Turres sun solu s’incomitzu, fatu fatu nos arribbat su restu puru. Sos 1.500 totu in unu si faghen a deghe bortas, 15.000.
    Custa est una peste nighedda chi nos bochit a totus. Chircamus de nos ponner totu paris, chene bestire in mesu nen partidos e nen contos, chene abbaidare in cara a nissunu, pessande solu a SARBARE SA SARDINNA.
    Tue ses ghiadore de custu blog, tue podes fagher meda, si cheres. Sorti sa zente, auni polìticos e istudiaos, abbòghina, muti, avèrgua e menetha: su fogu nos est arribbande a pedes.
    TOTU PARIS, però!

  2. antonia piredda scrive:

    Siccanna ‘e focu
     

    Sumurtìa sa terra
    e galu
    focu chi colat,
    appareschet, lestru,
    attérghet sos pilos de su mundu;
    nochet
    custa maghìa manna.
    chisina
    abbarrat in mesu ‘e poddiches ispantaos,
    chisina de mariposas
    mariposas de gherra.
    no connosco prus
    sos sintzos de sos montes:
    diat cherrer petzi cuzicare,
    deo, chei burra ‘e abba,
    s’anneu, s’arrennegu
    chi bos ingurtit,
    macras de birde,
    chin unu lettolu
    a burbiu ‘e mele.
    ********************

    una qualsiasi estate consueta ed assassina della nostra terra.
    come anni fà, oggi.
    api

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI