Private della sanità

1 Settembre 2010

benamara

Radhouan Ben Amara

Nel contesto della crisi economica e finanziaria sulla base della quale il governo nazionale adotta delle manovre per correggere i conti pubblici, destano non poca preoccupazione gli effetti che andranno a ripercuotersi sulla vita delle persone. Le misure sulla sanità comportano una discriminazione a favore del privato producendo un ridimensionamento del pubblico con un impatto devastante sulla popolazione più debole.
La manovra prevede il blocco del turn over per il personale dipendente così come previsto in generale per il settore pubblico, colpendo tutte le regioni e tutti i settori della sanità.
Si tratta di una scelta irrispettosa considerate le competenze delle regioni in materia di organizzazione del servizio sanitario che hanno la facoltà di scegliere fra produzione diretta attraverso personale strutturato o acquisizione dal settore privato. La riduzione delle risorse a Regioni e comuni comporta come prima grave conseguenza la riduzione dei servizi fra i quali i servizi sociali, già pesantemente sacrificati, inoltre, l’attuazione del federalismo fiscale diventa sempre più problematico poiché si rischia di fornire di responsabilità gli enti decentrati su settori privi di finanziamento e in totale assenza di autonomia finanziaria. L’assessorato alla Sanità il 23 febbraio 2009 ha approvato una delibera per dare attuazione alle modifiche del sistema sanitario Regionale individuando  4 indirizzi che le aziende sanitarie regionali devono seguire: sospensione dei documenti di programmazione prima che avvengano gli scorpori dei presidi ospedalieri; sospensione delle assunzioni di nuovo personale, il blocco del turn over del personale in linea con l’indirizzo nazionale, la sospensione dei processi di mobilità all’interno delle Asl e tra azienda sanitaria locale e le altre; gli effetti si tradurranno in una serie di gravi disfunzioni nell’assistenza ospedaliera in particolare per il personale infermieristico carente.

È importante riflettere su quelli che sono stati gli sforzi della precedente giunta per risanare i disastri sul bilancio della sanità ereditati dal 2004 arrivando a pagare tutti i disavanzi che il centro destra ha cumulato negli anni precedenti fino a raggiungere nel 2007 un disavanzo di 27 milioni di euro completamente coperto dalla giunta Soru. Il disavanzo del 2009 con l’attuale giunta invece risulta di circa 225 milioni di euro praticamente decuplicato. È lampante che l’attuale giunta ha adottato una serie di provvedimenti tesi ad aumentare la spesa, come la delibera dell’ottobre 2009 con la quale si aumentava il tetto di spesa a favore delle cliniche private in netta contrapposizione con il piano di rientro nazionale.

Le azioni di questa giunta sulla Sanità sono state: il commissariamento delle ASL in attesa di una riforma che ancora non si vede; ha predisposto un disegno di legge che suddivide la sanità in 4 Aziende ospedaliere provocando reazioni di dissenso in tutti i territori e nel caso venisse portato avanti l’effetto sarebbe un aumento un aumento elevato della spesa pubblica e un trasferimento di funzioni dagli attuali territori alle 4 aziende ospedaliere e si tratta di funzioni e servizi fondamentali come assistenza a malati cronici e terminali, emergenze, attività trasfusionali. Sono stati aumentati i tetti di spesa a favore delle cliniche private e della specialistica ambulatoriale per circa 11 milioni di euro. È stato cancellato l’accordo integrativo con i medici di famiglia legato ad obiettivi di merito e ne ha creato un altro che distribuisce le stesse risorse senza alcun criterio. Non sembra una politica sanitaria che si occupa della persona, ma tutt’al più favorisce interessi particolari. Sono aumentati anche i ticket passando dal 2,4% della spesa nel 2008 al 3,2% nel 2009.

L’associazione Prometeo-Onlus  che raggruppa i trapiantati di fegato e pancreas denuncia una situazione grave sia in riferimento al fatto che il 2009 è stato un anno disastroso per donazioni e trapianti sia perché non riescono a dialogare con l’assessore alla sanità al quale chiedono un incontro per denunciare la mancanza di risorse straordinarie e suppletive necessarie per azzerare i ritardi organizzativi nelle rianimazioni, sarebbe necessaria l’istituzione di equipe mobili con tre medici necessari per compiere le osservazioni. Un altro problema lo sottopongono all’assessore i malati di SLA per i quali la commissione regionale ha predisposto un progetto assistenziale che non prevede costi aggiuntivi nell’immediato ma comporterebbe una serie di agevolazioni per i familiari che avrebbero un pò di sollievo. Attualmente l’assistenza viene effettuata dalle cooperative ADI con un costo triplo rispetto a quello previsto considerando che nel progetto si prevede la formazione degli assistenti familiari coordinati da un infermiere di rianimazione. Inoltre, il personale che lavora nelle cooperative è quasi tutto straniero e spesso la professionalità non è delle migliori e non hanno nessuna conoscenza sul trattamento di un malato critico, non si intende dare loro la colpa ma a chi dirige queste cooperative che hanno come unico obiettivo il massimo profitto. Il problema del personale straniero, che la maggior parte delle volte non capisce bene l’italiano e non riesce a stabilire un dialogo col paziente,  si ripropone anche nelle altre aziende sanitarie. È sotto gli occhi di tutti la quantità di personale infermieristico di nazionalità rumena presente nell’azienda ospedaliera Brotzu, o nell’Ospedale Marino che fa capo alla ASL 8, sarebbe interessante capire se il loro trattamento retributivo è pari a quello del personale sardo e come mai vista la carenza di personale vengono bloccate le assunzioni a tempo indeterminato.

Anche per gli ammalati psichiatrici del reparto di psichiatria dell’ospedale Santissima Trinità  si deve denunciare la forte carenza di personale infermieristico per l’assistenza dove i 14 ammalati vengono seguiti da 3 sole persone. La situazione della sanità nel Nord Sardegna non è di sicuro rosea: l’azienda ospedaliero-universitaria e la Asl n°1 di Sassari che erano il punto di riferimento per il territorio stanno diventando il fanalino di coda. Le strutture sono fuori norma e vecchie, le apparecchiature carenti ed obsolete, lo stesso personale medico e infermieristico è carente. I pazienti sono costretti a subire lunghe liste d’attesa per le visite mediche, per gli interventi chirurgici. L’azienda Ospedaliero-Universitaria non è stata ancora dotata di un elemento fondamentale in un’azienda, l’atto aziendale; dal 1° marzo manca il direttore sanitario e questo non fa che aggravare una situazione ormai drammatica. Occorre quindi, la nomina urgente del direttore sanitario e la definizione dell’atto aziendale per uscire dall’empasse e superare la fase di commissariamento.

È necessaria la predisposizione di un piano di rinnovamento delle apparecchiature ospedaliere per le diagnosi e le terapie e un nuovo piano di edilizia sanitaria, mentre la riforma proposta dalla giunta non prevede interventi strutturali sul territorio che garantiscano adeguate risposte alle esigenze dei malati, ma l’accorpamento delle due aziende sanitarie esistenti anziché pensare di scorporare l’ospedale civile che presenta le caratteristiche necessarie per diventare Azienda autonoma.

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