Verde al verde, un protocollo d’intesa

1 Giugno 2011

Nicola Culeddu

Si ritorna a parlare di lavoro a Porto Torres. Si ritorna a trattare. Il ‘Protocollo di intesa per la “Chimica Verde” a Porto Torres’ è stato siglato a Roma fra Regione, Sindaci del territorio, sindacati, Provincia e Comune di Sassari. Nascono aspettative, ma sarà la nuova occupazione coniugata con un rispetto maggiore del territorio? Le reazioni sono positive, il quadro politico e sindacale si carica di aspettative, eppure il segnale della situazione della Vinlys, degli operai che vengono ripetutamente offesi dalle promesse del governo non è rassicurante. Spesso abbiamo sostenuto come fosse indispensabile voltare pagina a Porto Torres, lavorare da subito ad un modello diverso, con una semplice condizione: nessun costo per gli operai, garanzia totale del diritto al lavoro, al salario, all’esistenza per tutti, nessuno escluso.
Prima il lavoro, assieme all’ambiente, senza più dividerli. Il resto modellato su tali priorità.
Non vorremmo riempirci di sogni, come una volta. Non ci fidiamo dei proclami e dei titoli entusiastici.
Crediamo quindi che del protocollo, comunque un passo in avanti, se ne debba discutere senza attendere. Che il controllo su questo ennesimo accordo debba essere da subito alto, e da subito critico.
Iniziamo perciò con il contributo ‘a caldo’ di un tecnico come Nicola Culeddu, ricercatore del CNR. Uno scritto che è un blocchetto di appunti scientifici analitici e di dubbi, scabro e tecnico. L’inizio della discussione. Qua il testo del protocollo d’intesa (Red).

Nei giorni scorsi, presso la Presidenza del Consiglio, la Regione Sardegna, la Provincia di Sassari e i vari Sindaci del territorio hanno siglato un ‘Protocollo di intesa per la “Chimica Verde” a Porto Torres’. Da Ricercatore in Chimica non capisco l’uso di nome improprio dato ad una attività industriale che tutto il mondo si chiama “Sustainable Chemistry” (Chimica Sostenibile). Forse perché la parola verde induce le persone a pensare che sia sicura, pulita etc etc. Leviamoci questo dubbio: la Chimica è pulita se, chi la fa si comporta in maniera pulita rispettando l’ambiente e le popolazioni.
Ma entriamo nel merito; dopo una descrizione dei motivi che spingono verso una scelta di questo tipo, si comincia ad intravedere qualcosa di interessante: pag 4 primo capoverso “ l’attuazione dell’anzidetto progetto dì riconversione industriale del polo dì Porto Torres può essere agevolata dal fatto che essa avvenga contestualmente agli interventi dì bonifica delle aree contaminate”. Il senso di questa frase sta nel termine “contestualmente”, ovvero chi investe farà “contestualmente” le bonifiche?
Continuiamo al leggere: pag 5 – Obiettivi “favorire la riconversione industriale del sito petrolchimico di Porto Torres in un polo di produzione di monomeri-bìo, bio-plastiche, biolubrificanti, additivi per gomme ed elastomeri nonché di cogenerazione da biomasse, che costituisca volano per la ripresa dell’economia locale del comparto chimico e di quelli collegati dell’agricoltura, della ricerca e dell’innovazione “. L’idea è interessante, ma perché “cogenerazione da biomasse”?
Qui comincia la parte interessante: Impegni…. e ricadute. Per capire ho dovuto fare un copia –incolla. Mi scuseranno i lettori.
Pag 5 “fermata temporanea delle produzioni di etilene, aromatici, politene HDPE, da attuare entro il mese di giugno 2011, in coerenza con i tempi previsti per il primo atto amministrativo utile, con conseguente svuotamento, inertizzazìone e mantenimento in condizioni di sicurezza degli impiantì;
-fermata permanente delle produzioni di etilene, aromatici, politene HDPE, dopo l’acquisizione di tutte le necessarie autorizzazioni per la realizzazione delle nuove iniziative della fase 1, e avvìo della fase di bonifica degli impianti. La fermata degli impianti non pregiudicherà l’approvvigionamento di materie prime che sarà garantito agli utilizzatori a valle localizzati nei poli chimici sardi; le relative forniture saranno eseguite ai migliori prezzi di mercato

a questo aggiungiamo: pag 8 “In particolare, durante la fermata temporanea degli impianti di Polimeri Europa S.p.A., Eni S.p.A. s’impegna a;
-avviare la procedura di mobilità (ex legge n. 223/91) per il personale, fino ad un massimo di 120 unità, che maturerà i requisiti pensionistici;
-mantenere gli stessi livelli occupazionali antecedenti la fermata temporanea;
-avviare la fase di selezione delle risorse necessarie per il nuovo Centro Ricerche (10 risorse laureate).
Successivamente alla fermata permanente degli impianti di Polimeri Europa S.p.A., Eni S.p.A. s’impegna a:
-collocare in mobilità il personale, fino a un massimo di 120 unità, che maturerà i requisiti pensionistici e secondo la prassi in essere in Eni;
-collocare in CIGS i lavoratori, fino a un massimo dì 80 unità, non impegnati nelle attività operative;
-avviare e realizzare precisi percorsi formativi, anche presso altre aziende, modulati in base alla specializzazione professionale, finalizzati ad accrescere e sviluppare le conoscenze dei processi produttivi in considerazione del programma dì riconversione industriale
.”
E otteniamo : 120 posti in mobilità + 80 posti in CIGS – 10 riassunzioni = perdita di 190 posti di lavoro e promessa di avviare dei percorsi formativi.
Al capoverso successivo un capolavoro: “definire accordi con le organizzazioni sindacali che, in applicazione delle linee guida per la contrattazione di secondo livello definite il 18 novembre 2010, nel rispetto del Contratto Collettivo nazionale di Lavoro della chimica del 18 dicembre 2009, consentano di ottenere modelli organizzativi efficaci e finalizzati alla massima produttività”, perché si possono fare accordi senza rispettare il Contratto Collettivo nazionale di Lavoro della chimica?
Poi vengono previsti rientri di personale in GIGS, assunzioni di personale “con nuove professionalità” ma senza definire tempi e soprattutto con una generica affermazione “-ottenere, in corrispondenza con la realizzazione della terza fase del progetto, un aumento del livello occupazionale rispetto a quello attuale
Ma sono altri aspetti che mostrano delle chiare intenzioni, per esempio, nella parte degli investimenti : “-circa 50 milioni di euro per le infrastrutture industriali e la realizzazione del Centro di Ricerca;”, qui bisogna stare attenti. I 50 milioni NON sono tutti per la ricerca (tra l’altro è più della cifra che il CNR spende in ricerca in tutta Italia) ma si parla di infrastrutture industriali.
Pag 6. : –realizzazione, da parte di Enìpower S.p.A,, di una nuova centrale cogenerativa alimentata da biomasse solide, che adotterà le migliori tecnologie disponibili. Parallelamente, Polimeri Europa provvederà al rinnovamento tecnologico della centrale elettrica alimentata ad olio combustibile e fuel oil of cracking (FOK) per la fornitura di energìa al sito produttivo. Il rinnovamento tecnologico della centrale elettrica tradizionale minimizzerà le emissioni anche attraverso la riduzione della capacità, limitata alla produzione del solo vapore necessario a supportare la nuova centrale, in relazione ai meccanismi incentivanti della produzione termica ed elettrica da fonti rinnovabili che saranno definiti a seguito del d.lgs 28 del 3 marzo 2011;”
Interessante: una centrale a “Biomasse Solide”, come quella proposta a Buddusò e rigettata dalla popolazione, che utilizza le migliori tecnologie, e volevo vedere se avessero scritto “le peggiori tecnologie disponibili”, e una centrale a FOK, essenzialmente una miscela di Idrocarburi Policiclici Aromatici altamente cancerogeni, fondo di raffineria che non arriva dal P. Torres in quanto il Cracking è già stato chiuso.
Dal D.Lgs 28 del 3 marzo 2011 “«biomassa»: la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, gli sfalci e le potature provenienti dal verde pubblico e privato, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani;” RIFIUTI??? Allora è un inceneritore?
Conclusioni: Certezze per la chiusura di impianti esistenti, per un immediato e progressivo depauperamento della forza lavoro esistente, nessuna data certa per la riassunzione, certezza della riconversione della ex centrale ENI e costruzione di una centrale a “biomasse” senza sapere da dove arriveranno e cosa si intende chiaramente per “biomasse”.

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