Archeologhe che (r)esistono

1 Luglio 2011

Astrid D’Eredità

L’incontro nazionale dei comitati del movimento “Se non ora, quando?”, che si terrà a Siena il 9 e 10 luglio prossimi, ha prodotto una mobilitazione intensa e capillare tra le donne italiane.
Già forti dell’esperienza del 13 febbraio e dell’ 8 marzo scorsi, quando in centinaia di migliaia si organizzarono via web per ritrovarsi nelle maggiori piazze italiane, le donne si danno un nuovo appuntamento nella città del Palio.
Per proseguire nella costruzione di una rete nazionale delle donne, in grado di tenere in piedi il movimento e lavorare insieme su obiettivi precisi.
Tema dell’incontro sarà principalmente il lavoro: “L´Italia non è un paese per donne, vogliamo che lo diventi” – ha detto al quotidiano la Repubblica la regista Cristina Comencini, tra le promotrici del movimento SNOQ – “Gli ultimi dati Istat dicono che il tasso di occupazione femminile è sceso, che le donne abbandonano il lavoro, non possono permettersi di diventare madri. Un quadro che non è da paese moderno, l´Italia non dà nulla alle donne: va rimesso al centro il lavoro femminile.”

E lo scorso inverno questa rete ha visto affacciarsi alla ribalta il movimento spontaneo delle archeologhe italiane, che in occasione della Festa Internazionale delle Donne ha portato la testimonianza delle professioniste sul palco di piazza Vittorio Emanuele II a Roma.

Le “Archeologhe che (r)esistono“, costola della Associazione Nazionale Archeologi, associazione di categoria che conta più iscritti in Italia ed è profondamente radicata in Sardegna, hanno raccontato con determinata ironia la loro condizione di donne invisibili.
Al pari dei colleghi uomini sono altamente specializzate eppure prive di riconoscimento giuridico da parte dello Stato, conducono un lavoro affascinante ma usurante, in perenne lotta per strappare condizioni dignitose per l’esercizio della propria professione.
E, come tante altre lavoratrici, si trovano prima o poi al bivio più importante: quello che conduce alla maternità e all’inizio di una nuova vita, che troppo spesso si traduce in una scelta imposta da condizioni esterne più che dettata dal cuore.

Come donne e archeologhe abbiamo scelto di incontrarci a Siena, sfruttando la grande occasione dataci dal Movimento SNOQ.
La macchina organizzativa si è messa in moto e il messaggio ha iniziato a volare velocissimo sulla rete, prendendo la forma di una scherzosa “chiamata alle armi” che ha contagiato e coinvolto centinaia di donne.
Ci siamo inventate un video per promuovere le giornate senesi (ecco il collegamento) ma, soprattutto, l’adesione partecipe di quante non potranno raggiungere personalmente il complesso di Santa Maria della Scala.
Abbiamo infatti chiesto alle archeologhe di inviare all’indirizzo [email protected] i loro filmati, in cui raccontare e raccontarsi, componendo il mosaico delle lavoratrici dell’archeologia in Italia.

Il video, che sta ottenendo grande seguito su YouTube, è stato pensato da chi scrive e da Claudio Binetti e realizzato dal regista pugliese Luca Attilii. Grazie a Teresa Leone, Livia Stefan, Marcella Giorgio, Giovanna Baldasarre e Zaira Maschio abbiamo lanciato un messaggio in bottiglia nell’etere, che è stato raccolto da tante colleghe che ci hanno affidato la loro testimonianza.

E altre storie stiamo raccogliendo sul blog dedicato al progetto: http://archeologhecheresistono.wordpress.com

C’è qualcosa di veramente strano nell’incontro di trenta donne provenienti da ogni parte d’Italia.
Soprattutto se queste donne non si conoscono: ignare ciascuna del volto dell’altra, ben consapevoli della forza delle idee che le unisce.
Margherita arriverà a Siena dalla Puglia; assieme a lei Laura e Tiziana, da Roma. Nessuna di loro ha mai visto Livia, che con un gruppo di amiche scende dal Trentino per fare la conoscenza di Giuseppina, approdata dalla Sardegna con Emanuela.
Proseguiremo il percorso intrapreso, per proporre in tutti i modi quel cambiamento radicale della società che si è ormai reso indispensabile.
Che deve partire da ciascuno di noi, non più spettatori passivi della realtà ma autori consapevoli del nostro destino.

Se non ora, quando?

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