A giudizio i lavori del cantiere edilizio nel paradiso naturale di Tavolara

1 Novembre 2020

[Stefano Deliperi]

Si avvicina il momento della verità processuale per il cantiere edilizio sull’Isola di Tavolara, in Comune di Olbia (SS), accusato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tempio Pausania di abusivismo edilizio.

Il Procuratore della Repubblica Gregorio Capasso ha citato a giudizio Vittorio e Loredana Marzano, committenti dei lavori, Giuseppe Ciambella e Paolo Guglielmi, amministratore unico (il primo fino all’aprile 2018) della Igas Com s.r.l., committente dei lavori, Julio Cesar Ayllon, direttore dei lavori, Marilena Cardone, amministratrice unica della CAMA Costruzioni s.r.l., esecutrice dei lavori, davanti al Tribunale penale di Tempio Pausania (in forma monocratica) all’udienza del 7 gennaio 2021.

Sono accusati, in concorso fra loro, di aver realizzato opere ritenute abusive in assenza di permesso di costruire e di autorizzazione paesaggistica (artt. 110 cod. pen., 44, comma 1°, lettera c, del D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i. e art. 181 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.): demolizione integrale di un fabbricato rurale del 1936 e nuova costruzione (metri cubi 752,32) in totale difformità del provvedimento unico Comune Olbia n. 382 del 2 dicembre 2015 (ristrutturazione con aumento volumetrico ai sensi della legge regionale Sardegna n. 4/1999 e s.m.i.), per giunta privo di efficacia per decorrenza del termine.

Si ricorda che il G.I.P. presso il Tribunale di Olbia aveva convalidato (13 settembre 2019) il sequestro preventivo posto (6 settembre 2019) dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tempio Pausania in base agli accertamenti condotti dai Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Cagliari.

La vecchia casa rurale è stata trasformata in una villa di circa 300 metri quadrati su due piani, in corso di completamento a un centinaio di metri dal mare.

Le indagini di Procura e Carabinieri sono partite dall’azione avviata dal Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, che, su segnalazione di un gruppo di turisti, aveva inoltrato (26 agosto 2019) in proposito una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti, coinvolgendo il Ministero per i beni e attività culturali, la Direzione generale pianificazione territoriale e vigilanza edilizia della Regione autonoma della Sardegna, la Soprintendenza per archeologia, belle arti e paesaggio di Sassari, il Servizio tutela paesaggio e vigilanza edilizia per il Nord Sardegna della Regione autonoma della Sardegna, il Comune di Olbia, il Corpo forestale e di vigilanza ambientale,i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, nonché informando la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tempio Pausania.

Abbiamo le autorizzazioni di tutti gli Enti preposti al controllo, ottenuti dopo un lungo iter. La costruzione era la casa-alloggio del custode, edificata negli anni sessanta. Anche a me piacciono le cose belle e infatti quando i lavori finiranno, la casa sarà rosa e schermata nel verde. L’ampliamento è consentito dal Piano casa regionale, dal Comune di Olbia sono già venuti a fare dei controlli e non hanno riscontrato nessuna irregolarità. Si tratta di una semplice ristrutturazione di una casa già esistente, sempre nel totale rispetto dei vincoli esistenti”,così spiegava Vittorio Marzano, il proprietario della villa in fase di ristrutturazione. E poi “dall’ufficio tecnico del Comune di Olbia certificano la regolarità delle autorizzazioni”.

Secondo i Carabinieri del N.T.P.C., invece, “la costruzione andava avanti in totale difformità rispetto alle concessioni ottenute per la ristrutturazione e ampliamento di un fabbricato già esistente. In pratica della vecchia casa non esisteva più nulla, era stato tutto demolito e ricostruito, ad eccezione di un muretto esterno che limitava la corte, e della pavimentazione interna, in dispregio delle autorizzazioni rilasciate in base al cosiddetto ‘Piano casa’“.

In contemporanea al sequestro preventivo del cantiere, “’i presunti responsabili delle violazioni sono stati denunciati, in concorso tra loro, per il reato di ‘opere eseguite in difformità dalle autorizzazioni edilizie e paesaggistiche concesse

Sulla piccola isola gallurese di sono presenti una pluralità di misure di tutela: dal vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) al vincolo di conservazione integrale (art. 10 bis della legge regionale n. 45/1989 e s.m.i.), alla presenza del sito di importanza comunitaria (S.I.C.)“Isola di Tavolara, Molara, Molarotto” (direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora).

Allo stato – oltre ai rapidi accertamenti e provvedimenti adottati dalla magistratura – all’istanza ecologista è pervenuta la sola risposta da parte del Servizio Valutazioni Ambientali (S.V.A.) della Regione autonoma della Sardegna. Ed è una risposta contenente forti elementi di contraddizione o, perlomeno, scarsa chiarezza.

Infatti, in un primo momento (nota prot. n. 3552 del 19 febbraio 2015) il S.V.A., verificato che “l’intervento prevede l’ampliamento volumetrico di un fabbricato adibito attualmente a sgabuzzino per la realizzazione di una camera e un bagno, nonché la ristrutturazione di altri edifici esistenti con la realizzazione di vani seminterrati e verande” in zone con habitat d’interesse prioritario e con specie faunistiche e floristiche d’interesse comunitario “con relativo consumo di suolo e spazio a disposizione degli habitat nonché aumento del disturbo come effetto indiretto dell’aumento della fruizione dell’area”, ne disponeva l’assoggettamento a procedura di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.).

Successivamente (nota prot. n. 12506 del 4 giugno 2015), affermava che non era necessaria la procedura di V.Inc.A., a condizione di non effettuare ulteriori pavimentazioni e alterazioni della morfologia “rispetto a quanto previsto in progetto” (bella forza, se fossero realizzati, sarebbero abusivi…) e senza “aprire nuovi varchi nella vegetazione”.

Come mai il Servizio Valutazioni Ambientali (S.V.A.) della Regione autonoma della Sardegna ha cambiato idea dopo qualche mese? Era forse cambiato il progetto? Non sembra.

Soprattutto, perché “qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo” (art. 6, comma 3°, direttiva n. 92/43/CEE), avendo la procedura di V.Inc.A. “lo scopo di salvaguardare l’integrità dei siti attraverso l’esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l’equilibrio ambientale”.

Tutto si può dire, ma certamente una villa privata non è “connessa e necessaria” per la buona gestione del sito d’importanza comunitaria.

Di sicuro la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tempio Pausania dispone di un quadro molto più chiaro, che ora emergerà nel prossimo dibattimento penale.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, qualificata come “parte offesa” da parte della Procura, presenterà istanza di costituzione di parte civile nel dibattimento.

Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus

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