A Portoscuso manca solo una nuova centrale a carbone

16 Giugno 2015
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Stefano Deliperi

La EuralEnergy s.p.a. ha presentato un progetto di “costruzione ed esercizio di un impianto di cogenerazione alimentato a carbone di potenza termica pari a 285 MWt” a Portoscuso (CI), nella zona industriale di Portovesme.

Il progetto prevede la realizzazione e l’esercizio di una centrale termica cogenerativa alimentata a carbone (potenza 285 MWh) e opere connesse finalizzata a garantire la totale copertura delle necessità di energia termica ed elettrica degli impianti di lavorazione della bauxite dell’Eurallumina s.p.a., impianti che riprenderebbero la produzione in caso di realizzazione ed entrata in esercizio della nuova centrale. La centrale esistente sarebbe utilizzata solo in caso di fermata di quella attualmente in progetto, l’impianto di abbattimento delle polveri sarebbe in uso anche per l’abbattimenti dei contenuti inquinanti dei fumi dell’attuale centrale.

Insomma, con la nuova centrale ripartirebbe l’Alcoa e centinaia di operai riprenderebbero il lavoro. Però, ambiente e salute ne risentirebbero. E non poco.

Infatti, l’intero territorio comunale di Portoscuso rientra nel sito di interesse nazionale (S.I.N.) per le bonifiche ambientali del Sulcis-Iglesiente-Guspinese (D.M. n. 468/2001). I siti di interesse nazionale, o S.I.N., come noto, rappresentano delle aree contaminate molto estese classificate fra le più pericolose dallo Stato.   Necessitano di interventi di bonifica ambientale del suolo, del sottosuolo e/o delle acque superficiali e sotterranee per evitate danni ambientali e sanitari.   I S.I.N. sono stati definiti dal decreto legislativo n. 22/1997 e s.m.i. (decreto Ronchi) e nel D.M. Ambiente n. 471/1999, poi ripresi dal decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i. (Codice dell’ambiente), il quale ne stabilisce l’individuazione “in relazione alle caratteristiche del sito, alla quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell’impatto sull’ambiente circostante in termini sanitari e ecologici nonché di pregiudizio per i beni culturali e ambientali”. Caratteristica fondamentale relativa alle aree ricadenti nei S.I.N. è la necessità che i carichi inquinanti diminuiscano anziché aumentare.

Fin d’ora, la situazione ambientale/sanitaria dei residenti di Portoscuso, in particolare della fascia infantile, è già al limite del collasso.

Nel gennaio 2012 (nota stampa ASL n. 7 del 23 gennaio 2012) così avvertiva un comunicato stampa dell’A.S.L. n. 7 di Carbonia, in seguito a comunicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero dell’ambiente: “…si ritiene necessario informare la popolazione di Portoscuso di fare in modo di differenziare la provenienza dei prodotti ortofrutticoli da consumare per la fascia di età dei bambini da 0 a 3 anni. Occorre perciò fare in modo che in questa fascia di età non siano consumati esclusivamente prodotti ortofrutticoli provenienti dai terreni ubicati nel Comune di Portoscuso. Già nel 2008 l’Università di Cagliari (Dipartimento Sanità pubblica, Medicina del lavoro) nel corso di una ricerca (Plinio Carta, Costantino Flore) affermò chiaramente la sussistenza di deficit cognitivi in un campione di bambini di Portoscuso, dovuto a valori di piombo nel sangue superiori a 10 milligrammi per decilitro (vds. Environmental exposure to inorganic lead and neurobehavioural tests among adolescents living in the Sulcis-Iglesiente, Sardinia” in Giornale italiano di medicina del lavoro ed ergonomia, 15 aprile 2008, in

http://www.biowebspin.com/pubadvanced/article/18409826/#sthash.kjkUGkfA.dpuf). La letteratura medica, infatti, indica un’associazione inversa statisticamente significativa tra concentrazione di piombo ematico e riduzione di quoziente intellettivo, corrispondente a 1.29 punti di QI totale per ogni aumento di 1 µg/dl di piomboemia (sulla tossicità del piombo vds. http://www.phyles.ge.cnr.it/htmlita/tossicitadelpiombo.html).

Il Rapporto S.E.N.T.I.E.R.I. – studio epidemiologico, Ministero della salute, S.I.N. Sulcis-Iglesiente-Guspinese (2012) ha evidenziato un pesantissimo rischio per la salute, fra cui un “rischio osservato di circa 500 volte l’atteso … per tumore della pleura” fra i lavoratori del settore piombo-zinco (Enirisorse, ex Samin), un incremento di mortalità per tumore del pancreas” fra i lavoratori del settore alluminio (Alcoa), mentre fra i “produttori di allumina dalla bauxite (Eurallumina) la mortalità per tumore del pancreas e per malattie dell’apparato urinario è risultata in eccesso”. Ormai è la stessa catena alimentare a esser compromessa.

La Direzione generale dell’Azienda USL n. 7 di Carbonia ha reso noto (nota prot. n. PG/201416911 dell’11 giugno 2014) che “gli esiti” dei monitoraggi condotti con la stretta collaborazione dell’I.S.P.R.A. e dell’Istituto Superiore di Sanità hanno portato alla “richiesta al Sindaco del Comune di Portoscuso di adozione di provvedimenti contingibili e urgenti che al momento consistono in:

* divieto di commercializzazione/conferimento del latte ovicaprino prodotto da sette allevamenti operanti sul territorio comunale con avvio a distruzione presso impianto autorizzato;

divieto di movimentazione in vita e di avvio a macellazione dei capi allevati presso le attività produttive del territorio, nelle more della effettuazione di verifiche  mirate sulla eventuale presenza di diossina nelle carni;

* permane il divieto di raccolta dei mitili e dei granchi nel bacino di Boi Cerbus;

*  permane divieto di commercializzazione e raccomandazione di limitazione del consumo di prodotti ortofrutticoli e vitivinicoli prodotti nel territorio”.

In poche parole,  a Portoscuso non si può vendere il latte ovicaprino né fare allevamento ovicaprino, non si possono raccogliere mitili e crostacei, non si possono vendere frutta, verdura e vino, chi li consuma lo fa a rischio e pericolo.

Anche sotto il profilo energetico non emerge quella necessità di nuovi impianti produttivi, a fronte di un eccesso del 21,3% di energia prodotta in Sardegna rispetto al fabbisogno e già oggi esportata verso la Penisola e la Corsica (dati P.E.A.R.S., gennaio 2014), per giunta un impianto alimentato da combustibile fossile come il carbone, foriero di ulteriori emissioni di CO2 e di altri elementi non favorevoli al miglioramento qualitativo dell’aria e delle altre componenti ambientali, con indubbi riflessi sulla salute pubblica.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha quindi inoltrato (10 giugno 2015) un atto di intervento con “osservazioni” nel procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) attualmente in corso. Coinvolti il Servizio regionale di valutazione degli impatti (S.A.V.I.), la Commissione europea, il Ministero dell’ambiente, il Comune di Portoscuso.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha chiesto la declaratoria di non compatibilità ambientale per gli eccessivi impatti sul territorio e sulla salute pubblica in un’area già a rischio ambientale e sanitario.

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