Addio a Francesco Origo: dal grande palcoscenico italiano alla Sardegna

12 Aprile 2022

[red]

Il lungo viaggio dei Teatridimare dà l’addio al suo capitano, l’attore-regista Francesco Origo, morto ieri notte all’età di 62 anni. Genovese di nascita, sardo e cagliaritano di adozione, il fondatore della Compagnia Càjka ha attraversato tutta la scena del teatro italiano con oltre quarant’anni di carriera da attore, docente, regista e direttore artistico. 

Accanto a lui, i nomi più importanti della scena culturale e teatrale italiana, registi, attori, scrittori: da Carlo Cecchi a Cesare Garboli, da Elsa Morante a Benedetta Buccellato, da Mariangela Melato a Maurizio Crozza, da Massimo Lopez a Valerio Binasco.

Innamorato fin da giovane della Sardegna, dopo una lunga ascesa di successi e tournée in tutta Italia, si trasferisce a Cagliari nel 1996, dove inizia un nuovo percorso come regista e insegnante di recitazione presso il Centro di Intervento Teatrale “Il Crogiuolo”, diretto da Mario Faticoni.

Sempre a Cagliari, nel febbraio del 1999 fonda, insieme all’attore Massimo Zordan, l’Associazione culturale Compagnia çàjka, centro di ricerca, formazione e produzione per il teatro e la danza. Dopo appena due anni è la volta del progetto di navigazione teatrale Teatridimare, un’esperienza artistica unica, che in ben 21 edizioni navigherà per più di 33.000 miglia di mare, con spettacoli nei porti e nelle banchine della Sardegna, della Corsica, della Toscana, del Lazio, della Liguria, della Calabria, ma anche oltre, in Norvegia e in Grecia.

LA FORMAZIONE

Formatosi in una delle realtà accademiche più importanti d’Italia, la Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova, Origo ha avuto come maestri autori come Egisto Marcucci, Lina Volonghi, Edoardo Sanguineti.

Il suo giovanissimo talento lo porta prestissimo dentro la scena. Ancora studente dell’accademia, nel 1979, esordisce direttamente nella Compagnia del Teatro Stabile di Genova, interpretando il ruolo di Truffaldino nella fortunata edizione de “La Donna Serpente” di Carlo Gozzi, regia di Egisto Marcucci, musiche di Franco Piersanti, scene e costumi del grande scenografo Lele Luzzati. Lo spettacolo verrà replicato per quattro anni nei maggiori teatri italiani (Eliseo di Roma, teatro Lirico di Milano, E.Duse di Bologna, Carignano di Torino). 
Nel febbraio del 1980 è in scena con ”La donna serpente”, alla prima edizione della Biennale di Venezia e, a luglio dello stesso anno, al Festival de Avignon.

Nella stagione invernale ‘80-‘81, sempre per il Teatro Stabile di Genova, Origo va in scena con lo spettacolo “Re Nicolò” di F. Wedekind, con Giorgio Albertazzi e regia di E. Marcucci.
Nella primavera dell’81 è in tournée in Unione Sovietica con “La donna serpente” (a Mosca al “Satijr Teatr” di Majakowskij e a Leningrado all’Europescaja Teatr), e poi in Messico al “Festival Cervantino”.

La stagione teatrale ’81-’82 rappresenta una svolta decisiva nella carriera di Francesco Origo. E’ co-protagonista a fianco di Lina Volonghi, amica e maestra, ne “I due Gemelli Rivali” di G. Farquhar, regia di Marco Sciaccaluga, ed è in questo spettacolo che Carlo Cecchi, maestro del grande teatro italiano, lo vede per la prima volta: ne nascerà un sodalizio artistico che durerà più di dieci anni.

Gli impegni contrattuali presi con Il Teatro di Genova lo porteranno all’Holland Festival, ma nel giugno del 1982 Origo entrerà a far parte della compagnia di Carlo Cecchi, “Il Granteatro”, debuttando, con un notevole successo, al “Festival dei Due Mondi di Spoleto” nell’Ivanov” di Cechov.

E’ questo il periodo in cui il percorso di continuo studio e di ricerca viene arricchito e stimolato da incontri determinanti: Elsa Morante, Fabrizia Ramondino, Natalia Ginsburg, Giovanni Macchia, Cesare Garboli.

Dal 1982 al 1994 Origo è impegnato con “Il Granteatro”, come attore e come “trainer” della compagnia di Cecchi, ma in questi stessi anni insegna anche alla Scuola del teatro Stabile di Genova, dove, fra i suoi allievi, emergeranno molti attori della nuova generazione, fra i quali un giovanissimo Luca Bizzarri.

Nella primavera del ’95 fonda insieme a Benedetta Buccellato, Sara Bertelà e Valerio Binasco, la compagnia “I Durandarte”, che debutta, con la sua regia, al Festival Internazionale di Ventimiglia con una nuova edizione del “Re Cervo” di Carlo Gozzi, con le musiche originali di Federico Odling e Claudio Lugo. Nel ’96, a Napoli, inizia la collaborazione con “I Virtuosi di S.Martino” con lo spettacolo “Ciccio Concerto”, di cui cura l’allestimento.

Nello stesso anno, con il trasferimento a Cagliari, Origo avvia un percorso artistico dedicato tutto alla formazione e alla scrittura. Nella primavera del ’98, conduce i Corsi di Sperimentazione ed Educazione al Teatro, per docenti e alunni delle scuole elementari, medie inferiori e superiori, dell’IRRSAE, conclusisi con la regia e l’allestimento dell’Histoire du Soldat”.

Nel ’97 fonda il Laboratorio Teatrale Permanente della compagnia çàjka, che debutta, nel giugno del ‘98, con “Le Furberie di Scapino” di Moliere, di cui cura la regia e la traduzione. Sempre nello stesso anno conduce un laboratorio di ricerca per l’Università di Cagliari, che termina con l’allestimento dello spettacolo dal titolo: “Concerto per il Burlador “, studio analitico su Don Giovanni , da Tirso da Molina a Mozart.

Nel periodo sardo sono diverse le esperienze e le collaborazioni portate avanti, un percorso artistico che si muove tutto attorno al grande progetto dei Teatridimare, esperienza che negli anni riceverà anche la Targa d’Argento alla Camera dei Deputati, spingendosi in collaborazioni con la Grecia, ad Epidauro, e in Norvegia. 

In ambito cinematografico Origo ha collaborato con il regista Enrico Pau, per “Jimmy della Collina”, per “L’ultima frontiera” di Franco Bernini e “Sonetaula” di Salvatore Mereu.

Di questa ricca esperienza culturale ci resta l’impronta di una vita tutta dedicata al teatro: il teatro come forma di “baratto culturale”, amava dire Origo, o “come scambio, come reciprocità di esperienze, come linguaggio universale”.
Il mare è stato la sua casa degli ultimi vent’anni, uno spazio dove ha originalmente capovolto la tradizionale formula dello spettacolo – da il pubblico che va in teatro, al teatro che va dal pubblico – affidando allo strumento della barca il ruolo di palcoscenico galleggiante e portando l’arte e la cultura nei luoghi di frontiera, nei porti, nelle banchine, nelle periferie, per costruire, come diceva spesso “nuove forme di convivenza civica e civile”.

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