Alcune cose su IRS

1 Gennaio 2011

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Redazionale

La drammatica frattura di IRS, proprio mentre il movimento raccoglieva un crescente favore, non manca di riproporre modalità purtroppo consuete nel panorama politico a noi noto. A quanto pare, anche a giudicare dalle ultime notizie, essa sembra difficilmente componibile.
Noi osserviamo con molto rispetto questi fatti, non tanto per le forme, alcune poco edificanti, attraverso le quali si sta manifestando la frattura; ma perché non vorremmo che si esaurisse, come forse è nell’interesse di diversi soggetti proprio nel ‘campo indipendentista’, quella elaborazione originale e non ideologica che cercava di pensare l’indipendenza senza il nazionalismo, senza le non rare derive razziste.
Abbiamo seguito con attenzione, talora ospitato (e il nostro spazio è sempre disponibile), tali elaborazioni: le abbiamo apprezzate e in alcuni casi condivise. A volte, su temi non secondari, sono state parallele, come nella critica ai falsi miti identitari e nel rifiuto di una strumentalizzazione politica-commerciale della nostra storia. E’ stato il caso di Atlantide, di Monti Prama, di Nur.At.
Non vorremo che la ricerca si interrompesse, perché ci sembra preziosa per la Sardegna e per lo stesso indipendentismo (non solo per querllo sardo), orizzonte che pure non condividiamo.
Proponiamo intanto, in questo numero, queste poche considerazioni ed una riflessione di Mario Cubeddu, auspicando – almeno su queste colonne – che la ricerca non si interrompa e confidando che ciò non succederà, perché ci pare il frutto di storie non casuali e non di pura origine partitica.

2 Commenti a “Alcune cose su IRS”

  1. Omar Onnis scrive:

    La parabola politica di iRS è conclusa e in qualche modo compiuta. Alcuni obiettivi importanti sono stati raggiunti, alcuni tabù infranti, alcuni concetti imposti all’agenda politica sarda. Adesso è necessario (lo sarebbe stato comunque) far evolvere il progetto in forme nuove. L’accanimento terapeutico su un simbolo e un acronimo non serviranno a ridare loro vita.
    Chi detiene i contenuti, l’elaborazione teorica e il patrimonio di valori di quel progetto ha già ripreso la strada. Gavino Sale può tenersi la scatola vuota, la facciata senza la casa. Con l’augurio sincero che sappia attrarre chi si riconosce in quel genere di indipendentismo.
    Ieri a S. Cristina eravamo in 200 a sancire la chiusra di quell’esperienza, la non negoziabilità dei principi e delle ragioni etiche e politiche del nostro agire pubblico. Si riprende da dove eravamo arrivati, non da zero. E con maggiore chiarezza.
    Stay tuned!
    Grazie per l’attenzione. Ci sentiremo presto.

  2. Maurizio Feo scrive:

    Mi fa piacere leggere specialmente queste righe: “A volte, su temi non secondari, sono state parallele, come nella critica ai falsi miti identitari e nel rifiuto di una strumentalizzazione politica-commerciale della nostra storia. E’ stato il caso di Atlantide, di Monti Prama, di Nur.At.”
    Non perché mi piaccia la triste situazione attuale, bensì perché talvolta mi è parso di essere solo, nel mio modo di sentire e vedere.
    Penso, infatti, che si dovrebbe fare pulizia e chiarezza e finalmente separare una volta per tutte ciò che è politica, problema sociale e problema economico da ciò che invece è interesse commerciale e personale di pochi scelti furbastri. Il tutto, poi, non ha alcunché a che vedere con l’Archeologia e la Storia della Sardegna.

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