Altra Europa sugli attentati di Bruxelles

16 Marzo 2016
bruxelles-storia
[Red]

Pubblichiamo il comunicato dell’Altra Europa con Tsipras sul salto di intensità del terrorismo, la condanna delle politiche Ue e l’impegno a trovare azioni di pace, una politica contro la guerra e contro le frontiere chiuse.

Un salto di intensità nella strategia terroristica, questo il bilancio che a distanza di 24 ore dagli attentati all’aeroporto e alle stazioni del metro di Bruxelles risulta sempre più evidente. Le persone uccise, 32, e i feriti, 250, sono cittadini europei e del mondo a cui va tutta la nostra solidarietà e vicinanza, come a tutti coloro che sono stati coinvolti e spaventati, o colpiti negli affetti.

Dalle prime indagini viene la conferma che la cattura di Salah, il latitante responsabile dell’attacco al Bataclan a Parigi, il giorno precedente nel quartiere di Molenbeek, è stata una molla per l’azione. E va considerato con attenzione che questa volta l’obiettivo dell’attacco è la sede dell’Europa, i luoghi simbolo della mobilità di un continente. A tutt’oggi voli, treni, strade e frontiere sono interrotti o chiusi.

Un risultato che converge tragicamente con la strategia dell’Unione Europea nei confronti dei migranti e rifugiati, che in base all’accordo stabilito il 18 marzo con la Turchia vengono respinti fuori dal territorio europeo, in un tripudio di barriere e filo spinato. Un accordo che legittima un governo che mette sistematicamente a tacere l’opposizione, con metodi che arrivano fino all’omicidio e alla tortura. Mentre l’Ue non solo non trova soluzioni efficaci per le crisi in Libia e Siria, ma partecipa attivamente a scelte di guerra. E prosegue senza interruzioni l‘impegno in Afghanistan. Senza dimenticare la devastazione dell’Irak, all’origine della formazione di Isis.

Noi ci ribelliamo ai confini chiusi, alle barriere alzate. L’Europa che vogliamo deve respingere questo attacco con fermezza e lucidità di visione. Non si piega alle troppo facili narrazioni dei governanti che ci vogliono spingere alla guerra. Una chiarezza che tutti devono mettere in gioco: istituzioni, governi, popoli e movimenti che hanno a cuore la pace.

È necessario non farsi schiacciare dall’angoscia, dall’orrore, diffusi a piene mani dai media. E dalla paura, che troppi politici agitano senza vergogna.

L’Europa è di fronte ad una prova decisiva. Ne va dell’incolumità di chi la abita, sia nativo che migrante, quanto delle proprie istituzioni. Per questo deve agire sullo scenario mondiale con i mezzi della politica, con azioni volte a spegnere gli incendi e i focolai di guerra, senza miraggi di possibili vantaggi economici.

Soprattutto occorre trovare le parole e le azioni per la pace ora che le minacce di guerra sono vicine, e tutta la la tradizione dei movimenti per la pace rischia di apparire svuotata dall’incombenza del pericolo. In questa direzione spenderemo tutto il nostro impegno. L’Europa, il mondo hanno bisogno di ritrovare la forza delle vie per la pace.

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